Renzi e D’Alema, sfida comune per cambiare l’Europa

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di Elena Angiargiu

«Non ci vuole più Europa, ci vuole un’altra Europa». Tutti d’accordo, soprattutto i due leader democratici, rivali fino a non molto tempo fa e oggi seduti fianco a fianco a parlare d’Europa, convinti che il vero avversario sia l’antieuropeismo. Nel Tempio di Adriano, a pochi passi da Montecitorio, tanti volti storici della sinistra e nuovi esponenti del partito, con posti a sedere tutti già assegnati, in una sala stracolma pronta ad assistere al confronto-scontro tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e l’ex premier, presidente di ItalianiEuropei, Massimo D’Alema, autore del volume “Non solo euro”, edito da Rubbettino. Ma il risultato è una conversazione con poche frecciatine, qualche battuta e molti punti d’intesa.

Dopo i saluti del presidente della Camera di Commercio di Roma, Giancarlo Cremonesi e del segretario generale della FondazioneItalianiEuropei, Andrea Peruzy, nel corso dell’incontro moderato dal direttore del Tg1, Mario Orfeo, all’indomani del doppio viaggio di Renzi, prima a Parigi e poi a Berlino, alla vigilia del Consiglio europeo a Bruxelles, i due esponenti del Pd parlano di obiettivi comuni in vista delle elezioni europee del 25 maggio, “sfida integralmente politica” per Renzi e “battaglia decisiva” secondo D’Alema.

Prospettive per un’altra Europa – Nella cornice del partito dei socialisti europei (Pse), Renzi delinea le sue coordinate sostenendo che “l’Europa basata solo sulla stretta aderenza ai parametri tecnocratici allontana sempre di più i cittadini”. Plaude alla proposta di D’Alema di allargare l’Erasmus ai Paesi del Mediterraneo, riconosciuta scherzosamente come “preoccupante coincidenza”, convinto che “se saremo in grado di raccontare che tipo di Europa immaginiamo forse sconfiggeremo i populismi di Grillo e della Lega”. Poi l’impegno, insieme monito e auspicio: “Se facciamo la nostra parte cambiando noi stessi, cambiamo l’Europa”. “Siamo d’accordo pressoché su tutto, facciamo parte della stessa squadra”. Così D’Alema suggella l’intesa sui temi europei. Sembrano davvero lontani i tempi della rottamazione, delle polemichein occasione delle Primarie e al centro dell’intervento di Massimo D’Alema c’è proprio il tema dell’unità e del “destino” europeo, mentre l’ipotesi di un referendum anti-euro – per dirla alla Renzi – viene bollata come “una bischerata”, battuta che suscita l’ilarità dei presenti.

Europa: fisco, politica e riforme – A proposito del rapporto dell’Italia con i partner europei, Germania in testa, Renzi tiene a precisare che il nostro Paese deve “uscire dalla sudditanza psicologica che in Europa andiamo a fare gli esami” e pensare alla crescita anche sostenendo il cosiddetto “fu ceto medio”, come prevede la misura degli 80€ in busta paga. Il linguaggio marca la differenza tra i due: D’Alema si sofferma sullo “iato tra potenza incontrollata della finanza e senso di impotenza della politica”, fonte di diseguaglianze da cui nasce la crisi dell’Europa nel solco di “vincoli assurdi” come il Fiscal Compact. L’imperativo è cambiare le regole per garantire la governabilità, semplificarle e concentrarsi sulle riforme, in primis quelle del mercato del lavoro, mettendo in discussione “tabù” che vanno dal bicameralismo perfetto ai tagli alla politica, è l’obiettivo di Renzi. Le riforme, sottolinea, sono “l’ultima occasione per chiudere il ventennio a prescindere da responsabilità del centrodestra o dalle divisione interne”.

Pd verso le Europee – “Il presidente del Consiglio non si candida”, dice Renzi a chi gli chiede anticipazioni sulle prossime europee. E D’Alema? Il premier glissa ma lascia intendere che i dissapori sono rientrati e tiene banco, dunque, l‘ipotesi della candidatura: “Con D’Alema, quando c’è stato da dirsele ce le siamo dette, il dibattito è stato franco. Nel momento in cui qualcuno non mi parlava perché avevo avuto l’ardire e l’ardore di attaccare il ‘mostro sacro’ D’Alema, uno di quelli che mi parlava era D’Alema, a differenza di molti dalemiani e dalemini”. La discussione avverrà all’interno del Pd “senza giochi di prestigio” rispettando un “criterio di rinnovamento” e designando i candidati più forti a livello istituzionale – conclude Renzi parafrasando il sottotitolo del libro di D’Alema – “perché questo progetto vada nella direzione di costruire democrazia, lavoro, uguaglianza e una nuova frontiera per l’Europa”.

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