Palestina, il Freedom Theatre e l’arte della resistenza
di Alessandra Vitullo
Fervono i preparativi all’interno del campo rifugiati della città di Jenin, nord della West Bank, dopo tre anni di studio, oggi, Saber Shreim, Alaa Shehada, Motaz Malhees e Anas Arqawi, sono ufficialmente attori. È il 4 aprile, una data simbolica per il teatro: si ricorda il 4 aprile del 2002, quando l’irruzione dell’esercito israeliano nel campo rifugiati distrusse il teatro, si ricorda anche il 4 aprile 2011, quando il direttore del teatro, Juliano Mer Khamis, venne brutalmente ucciso con 5 colpi di arma da fuoco, assassinio che resta tutt’ora impunito. I quattro ragazzi appena diplomati sono stati l’ultimo gruppo di studenti di Juliano.
Nel 1993, Arna Mer Khamis famosa attivista per i diritti umani (clicca per vedere il documentario Arna’s Children) venne premiata con l’Alternative Nobel Prize e con i soldi ricevuti decise di costruire il primo teatro a Jenin, The Stone Theatre. Raso al suolo nel 2002 il teatro venne ricostruito quattro anni dopo, grazie anche all’aiuto di suo figlio Juliano, attore professionista, e prese il nome di The Freedom Theatre.
L’arte della resistenza. Un teatro che, oltre ai corsi di recitazione, offre una varietà di attività artistiche: doppiaggio, filmmaking, scrittura creativa e corsi di fotografia, che hanno lo scopo di far diventare l’attività artistica una “parte integrante della battaglia per la giustizia e la libertà del popolo palestinese”. Tra le attività anche il Freedom Bus, teatro itinerante, che porta in giro gli spettacoli per tutto il territorio palestinese, e i gruppi di supporto psicologico ai bambini palestinesi affetti da depressione cronica e da stress post-traumatico.
Dopo il duro periodo seguito all’uccisione di Juliano, il Freedom Theatre ha confermato di aver ripreso a pieno la sua attività e il suo spirito: “Abbiamo combattuto e alla fine abbiamo vinto – afferma Nabil Al-Raee, direttore artistico del teatro – quelli che credevano che i giorni del Freedom Theatre fossero contati si sbagliavano. Vorrei dire oggi a Juliano: amico mio, abbiamo lottato come tu avresti voluto!”.
Al giorno d’oggi il Teatro gode del sostegno artistico e finanziario di tantissime associazioni sparse per tutto il mondo. Lo stesso spettacolo di chiusura dell’anno accademico ha visto, infatti, la partecipazione della compagnia teatrale olandese Theatre Hotel Courage, e la presenza dell’attrice svedese Ewa Harringe che, nonostante sia affetta da un grave malattia, ha voluto presenziare l’assegnazione dei diplomi e consegnare personalmente al Teatro i finanziamenti che sono stati raccolti lo scorso anno, durante i funerali di suo figlio Josef, anche lui attore e che prima di spegnersi, dopo una lunga malattia, espresse chiaramente tale volontà; “mio figlio Josef credeva che attraverso il teatro possiamo cambiare il mondo”, e nonostante tutto, qualcuno da Jenin continua a provarci.
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