Libri – Ah…l’educazione d’oggi!
di Arianna Catti De Gasperi
Dopo aver visto il film su Sky ed essere stata incuriosita da esso, ho deciso di comprare Educazione siberiana di Nicolai Lilin. Di norma non suggerirei mai di vedere prima la pellicola e poi leggere il volume, ma in questo caso non c’è assolutamente nessuna differenza: il libro non viene sminuito, anzi semmai può solo che essere apprezzato ulteriormente.
Nicolai, autore nonchè protagonista di questo libro, ha vissuto per molti anni a Tighina e racconta la sua infanzia, adolescenza e maturità nella presunta comunità criminale di origine siberiana (chiamati Urka) stanziata in Transnistria, dopo la deportazione ad opera del regime di Stalin. La Transnistria è una regione dell’attuale Moldavia, autoproclamatasi indipendente nel 1990, ma non riconosciuta da nessuno Stato. La comunità è regolata da leggi interne non scritte e se non osservate la pena è l’espulsione immediata dalla stessa comunità. Non si può stuprare nè fare opere di strozzinaggio; lo spaccio , i furti e le rapine sono consentiti solo se a danno dello stato e dei ricchi; l’omicidio è autorizzato solo per “giusta causa”. L’omosessualità in carcere è assolutamente proibita.
Lilin descrive magistralmente la complessa simbologia dei tatuaggi siberiani. I membri della comunità si definiscono dei “criminali onesti” e sono rivali degli appartenenti a “Seme nero”, organizzazione criminale potente ma considerata moralmente inferiore dagli Urka perché hanno infranto le leggi che vigono in Siberia mettendosi allo stesso piano delle mafie del resto del mondo. Lilin descrive che oltre a queste due comunità operano i loro traffici altre mafie etniche: quella ucraina, quella ebraica e quella georgiana.
Noi che oggigiorno dichiariamo che l’educazione imposta dalla società e dalla famiglia, forse non ci chiediamo abbastanza cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo.
In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra. Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli “sbirri” o i minorenni delle altre bande. Lanciando molotov contro il distretto di polizia, magari: “Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice”.
Con uno stile intenso ed espressivo, Nicolai Lilin racconta un mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l’altruismo convivono con naturalezza – sebbene a volte il confine non sia proprio ben delimitato.
E’ una autobiografia/racconto decisamente notevole, sopratutto per uno autore che pubblica in italiano anche se lo è solo da pochi anni. Una lettura per guardare lontano per apprezzare di più ciò che è vicino, come la situazione odierna in Ucraina.
Unico difetto che si potrebbe trovare in questo libro è l’eccessivo uso dei dettagli. Nonostante ciò però, cattura all’istante grazie proprio a questi dettagli che ci danno la possibilità di conoscere una cultura troppo lontana dalla nostra realtà.
Se poi è Saviano a scrivere una recensione così come lasciarlo sugli scaffali della libreria?
“Quando ero un ragazzino scrissi un racconto metafisico e surrealista e lo inviai a Goffredo Fofi. Dopo qualche giorno mi arrivò un foglio di poche righe in una busta di carta riciclata: ‘Mi piace come scrivi, peccato che scrivi idiozie. Affacciati alla finestra e raccontami cosa vedi, scendi giù, attraversa cosa vedi. Poi rispediscimi tutto, e ne riparliamo.’ Da allora affacciarsi e attraversare le cose mi sembrò l’unico modo per poter scrivere parole degne di essere lette. Nicolai Lilin non ha fatto altro che affacciarsi, fuori dalla casa in cui è nato, dentro la sua stessa vita e raccontare ciò che ha visto, sentito, il mondo in cui è stato educato. E lo ha fatto in un libro, Educazione siberiana.Un romanzo come se ne leggono pochi”.
Roberto Saviano, la Repubblica
Educazione: […] in lingua siberiana viene chiamato “intagliare”, per la somiglianza che c’è tra l’educazione di un giovane e la lavorazione di un ceppo di legno