“Educare alla laicità”: la sfida della Francia
“L’interesse per l’istruzione è una vecchia tradizione socialista”. Queste le parole di Michel Houellebecq, il quale nel suo discusso romanzo “Sottomissione”, immagina la Francia in un indeterminato ma prossimo futuro in piena campagna elettorale. Le presidenziali vivono il loro momento cruciale e i tradizionali equilibri politici mutano, non senza sorprese. Una Francia sconvolta, ma che vede il suo punto fermo nell’educazione scolastica.
Oggi la realtà è questa: nel 2015 un Paese democratico come la Francia decide di erigere un piano che educhi i giovani ai valori repubblicani e alla laicità. Anche questa volta l’immaginazione ha superato la fantasia, e forse quella di Houellebecq non è solo una lontana visione onirica!
Dopo gli attentati al settimanale satirico Charlie Hebdo, la Francia corre ai ripari contro il fondamentalismo puntando su due fronti: la sicurezza e l’educazione. Mercoledì 21 gennaio il primo ministro Manuel Valls ha illustrato il piano del governo per il rafforzamento dei comparti polizia e giustizia, con lo sblocco di 425 milioni di euro (su tre anni) in vista di nuove assunzioni nelle forze dell’ordine; mentre venerdì è toccato al Ministro dell’Educazione nazionale Najat Vallaud-Belkacem presentare le misure relative al programma “Gioventù, cittadinanza, laicità”, con un investimento stimato in 250 milioni.
Inoltre, è stata istituita una “giornata della laicità” che verrà celebrata ogni 9 dicembre nelle scuole francesi. La data scelta, ha spiegato Belkacem, è in riferimento al 9 dicembre 1905, giorno in cui venne adottata la legge francese sulla separazione tra Stato e Chiesa. Il ministro dell’Istruzione ha anche annunciato che una “Carta della laicità” verrà firmata all’inizio di ogni anno scolastico. “La trasmissione della conoscenza è il miglior modo per combattere l’oscurantismo”, ha sottolineato il ministro, annunciando la creazione di un “percorso educativo civico” dalle elementari al liceo. Tra le altre misure:
· sarà previsto un “insegnamento laico dei fatti religiosi” per lo sviluppo dello spirito critico dei ragazzi rispetto all’attualità fornita dai media, corredato da un “insegnamento morale e civico” articolato in 300 ore. Gli stessi candidati ai concorsi pubblici per l’Istruzione dovranno sottoporsi ad alcune prove, gestite dalle Scuole Pubbliche dell’Educazione (ESPE), in vista di una valutazione della loro capacità a trasmettere i valori laici e repubblicani.
· Verranno implementati i metodi di valutazione della conoscenza del francese e le “regole di civiltà ed educazione”, da far sottoscrivere a inizio anno scolastico dalle famiglie assieme alla Carta della Laicità. Il ministro ha infine previsto un aumento del 20% del fondo sociale di aiuto destinato ai ragazzi in situazione di povertà.
· Particolare attenzione sarà rivolta alla conoscenza e all’uso dei media: “affinché gli alunni facciano la differenza fra quello che è informazione e quello che non lo è”, ha spiegato il capo dello Stato mercoledì, e quindi lottare contro la propaganda di teorie del complotto. L’obiettivo è di insegnare ai ragazzi a decifrare l’informazione , ad affilare il loro spirito critico e a creare una propria opinione. Pertanto ogni scuola media e ogni liceo dovrà avere un medium (giornale, radio, blog…), ma gli alunni saranno liberi di parteciparvi o no.
· Le istanze rappresentative degli alunni diverranno obbligatorie : Consigli di bambini e Consigli della vita scolastica, che esistono già a titolo sperimentale, saranno generalizzate. In quanto ai Consigli nei licei, già obbligatori, beneficeranno d’un sostegno rafforzato, e si può attendere a varie azioni per incitare gli alunni a partecipare all’elezione dei loro rappresentanti (attualmente l’astensione sfiora il 50 %). Gli alunni verranno iniziati all’arte dell’argomentazione e del dibattito, già dalla scuola elementare. L’idea è d’insegnare a esercitare la sua libertà d’espressione e dei suoi futuri diritti di cittadino.
· I dispositivi d’insegnamento del francese per gli alunni nuovi arrivati in Francia saranno rafforzati e il piano di lotta all’evasione scolastica otterrà dei mezzi supplementari. I fondi sociali d’aiuto agli alunni più poveri saranno estesi.
Ma la formazione di giovani cittadini può davvero passare attraverso l’insegnamento della religione? E possiamo parlare di religione in un contesto laico, o è ancora una volta un pretesto della politica per sopperire alla sua incapacità di buon governo?
(di Anna Piscopo)