Religious Bill in Indiana: il rischio di boicottaggio
In un periodo in cui la maggior parte degli Stati americani fa passi in avanti per legalizzare le unioni gay, un importante passo indietro dello stato dell’Indiana sta destando molto scalpore: il governatore Mike Pence ha infatti approvato e reso legge una proposta che consente ai proprietari di imprese, business o liberi professionisti di rifiutare clienti che vanno contro il loro credo religioso. La legge, chiamata Religious Freedom Act, non è l’unica nel suo genere negli Stati Uniti, almeno altri venti stati ne hanno una simile.
Ciò che ha sconvolto l’opinione pubblica è l’alto rischio di discriminazione che questa comporta: la liberta di religione è diventata uno dei cavalli di battaglia dei conservatori che si oppongono ai diritti delle persone LGBT, e questa legge consentirà un’attiva discriminazione. L’esempio portato alla ribalta è quello dei fiorai che potrebbero rifiutarsi di fornire gli addobbi a un matrimonio gay, adducendo come scusa la religione. Con questa nuova legge, non sarebbe possibile portarli in tribunale.
La legge è stata fortemente voluta da gruppi conservatori e da lobbysti che sostengono Pence, tutti fortemente contro le unioni gay. Pence ha però dichiarato all’Indianapolis Star: “La legge non è sulla discriminazione. E se avessi pensato ce lo fosse avrei posto il mio veto”. Ma questo suo tentativo di calmare le acque è stato reso inutile dalla dichiarazione di uno dei lobbysti Eric Miller. Sul suo sito web ha espressamente scritto che “Questa legge proteggerà le imprese dalla partecipazione a matrimoni gay. L’unico motivo per cui questa legge è passata sono le unioni gay. Lo sanno tutti. Il calcolo politico che gli stati devono fare è che il premio dai gruppi religiosi sarà maggiore dei costi negli affari persi”.
Un calcolo che l’Indiana si troverà a dover fare molto presto: non solo numerosi gruppi di attivisti, ma anche città e Stati stanno organizzando un boicottaggio degli affari. Il sindaco di Seattle Ed Murray, per esempio, ha vietato l’uso di fondi pubblici per i viaggi degli impiegati in Indiana. “La gente di Seattle sa che la discriminazione non ha spazio in questa città”, ha dichiarato. Anche una grande catena statunitense di recensioni per clienti, Angie’s List ha sospeso il suo progetto di estendersi all’Indiana, proprio a causa delle legge. Lo stesso CEO della Apple, Tim Cook, che ha dichiarato la sua sessualità l’anno scorso, ha espresso parole di biasimo su Twitter nei confronti della legge, seguito da grandi altre personalità del tech.
Immediati scattano i parallelismi e le similitudini con la discriminazione nei servizi: molti tweet ipotizzano discriminazioni anche di ordine religioso, altri ricordano le discriminazioni razziali.
Gli stessi cittadini dello Stato non ci stanno e dal passeggio della legge, ogni giorno ci sono proteste davanti allo studio del Governatore. L’unico effetto ottenuto fino ad ora, è la promessa da parte di Pence di un ulteriore disegno di legge che chiarisca ulteriormente la legge, garantendo che non sarà utilizzata per fini discriminatori.