Mafia, la criminalità organizzata in Italia e in Europa
Provare a spiegare cosa sia la criminalità organizzata è un compito arduo, soprattutto se l’intento è quello di fornire un quadro giuridico e tecnico del fenomeno mafioso, che vada al di là dell’ambito sociologico e dell’impatto emotivo delle stragi. Il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, nell’ambito del ciclo di incontri “I venerdì della politica – Che cos’è mafia“, organizzato dalla Società di studi politici a Napoli, ha tenuto una lezione sul tema “Sviluppo ed evoluzione della criminalità organizzata“, spiegando perché la mafia, nonostante gli sforzi profusi da chi quotidianamente cerca di sradicarla, risulta in piena espansione.
Dopo l’introduzione dei lavori affidata al presidente della Fondazione “Società di studi politici”, Massimiliano Marotta, il capo dell’Antimafia ha aperto il suo intervento sottolineando che la lotta ad ogni forma di ogni criminalità organizzata passa innanzitutto per l’attuazione dei principi della Costituzione: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, giustizia, cittadinanza. Sono i pilastri su cui si regge la nostra vita democratica e quella dell’Unione europea e di cui aveva parlato il professore Stefano Rodotà in occasione dell’inaugurazione degli incontri annuali della Fondazione e più recentemente il nuovo capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento alle Camere, dichiarando: “Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute”.
Gli sforzi compiuti dalle persone oneste e “da una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere”, richiamati nel discorso di Mattarella, non sono sufficienti secondo il Procuratore Nazionale Antimafia. L’espansione delle organizzazioni criminali è dovuta a “un atteggiamento di emergenzialità, sottovalutazione e collusione delle istituzioni pubbliche e dell’economia”. Dopo aver ricordato le attività delle organizzazioni mafiose, con la criminalità informatica in forte crescita, Roberti ha voluto mettere l’accento sul loro obiettivo: il profitto fondato sulla ricchezza illecita attraverso la sopraffazione e lo sfruttamento delle opportunità offerte dal sistema politico e imprenditoriale. Il Procuratore Nazionale Antimafia ha ribadito più volte nel suo intervento che la corruzione è la vera forza che ha consentito alle mafie di espandersi al pari della moltiplicazione dei centri di spesa pubblica, come avviene nel settore degli appalti pubblici.
La criminalità organizzata in Italia – Guardando al nostro Paese, ha proseguito Roberti, “la corruzione non è mai stata vista come un fatto moralmente inaccettabile e giuridicamente sanzionabile”, seppur prevista dal Codice Rocco del 1930. Mancano leggi in grado di contrastare la corruzione e l’economia criminale, “le normative sono efficaci ma emergenziali”, ha puntualizzato il Procuratore, ricordando prima i magistrati caduti per mano della mafia e poi il recente scandalo di “Mafia Capitale”, un ulteriore esempio dell’intreccio tra corruzione e mafia all’interno delle istituzioni, facendo uso della violenza a garanzia del sistema corruttivo.
Il fenomeno mafioso, però, non va esaminato soltanto osservandone gli sviluppi entro i confini nazionali. Le mafie si sono propagate al Nord come “agenzia di servizi per il mondo della legalità”, ma è soprattutto alla dimensione transnazionale che occorre guardare. L’Italia detiene diversi primati negativi, malgrado possa contare su due norme che nessun Paese dell’Ue riconosce, il reato di associazione mafiosa e lo scambio elettorale politico mafioso e sullo strumento previsto dal 12-sexies, ancora una volta una legge emergenziale approvata dopo la strage di Capaci (legge 7 agosto 1992, n. 336), che prevede la confisca obbligatoria dei beni ai soggetti che abbiano riportato condanne per fatti sintomatici di mafia e di cui il condannato non possa giustificare la provenienza. Il tasso di economia sommersa in Italia è pari a 275 miliardi di euro, il 22% del PIL, di cui una parte considerevole è ascrivibile all’economia criminale, e la transazioni in contanti sfiora l’85% contro il 60% della media Ue, un fattore che favorisce inevitabilmente il riciclaggio.
La criminalità organizzata in Europa – “Nessuno Stato vuole cedere la propria sovranità in materia penale”, ha ammonito Roberti e la conseguenza è una “fallace cooperazione internazionale” nel contrastare le mafie. La legislazione dell’Unione europea è ancora a una “fase enunciativa”. Il riferimento è alla risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2013 sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro, che prevede l’istituzione, a partire dal 2023, della figura del Procuratore europeo, cui spetterà promuovere l’azione penale contro i reati che ledono gli interessi dell’Unione europea. Si prevede un “cammino accidentato” per diverse motivi, tra i quali la mancanza di un’armonizzazione tra gli ordinamenti degli Stati membri, che non adoperano lo strumento della “confisca allargata”, ma anche una diversa “estrazione culturale” dei giudici europei che, ha asserito Franco Roberti, commentando la sentenza della Corte di Strasburgo dei giorni scorsi, hanno dimostrato di “non conoscere il fenomeno mafioso” dando all’Italia torto per aver condannato Bruno Contrada per concorso esterno in associazione mafiosa.
I numeri dell’economia criminale – I beni confiscati alla criminalità organizzata sono 12.000, un patrimonio difficile da gestire perché mancano i mezzi finanziari per restituirli alla collettività in condizioni di legalità, ha sottolineato il Procuratore, rispondendo a una domanda del pubblico. A chi gli chiedeva a quanto ammontasse il costo delle mafie sul debito pubblico italiano, Roberti, dichiarando l’assenza di dati ufficiali in proposito, ha provato a calcolarne l’incidenza, circa il 14%, incrociando la cifra del debito pubblico attuale (2160 miliardi di euro) e i costi dell’illegalità (275 miliardi di euro). Sempre per rimanere in tema di spese, pur valutando positivamente l’operato dell’ex commissario Cottarelli sulla “spending review”, il capo della Direzione Nazionale Antimafia ha voluto lanciare un campanello d’allarme sull’accorpamento previsto dal riordino delle forze di polizia, a scapito delle competenze specialistiche, come nel caso del Corpo Forestale dello Stato altamente specializzato nella criminalità ambientale.
A un ragazzo di Casal di Principe, preoccupato per lo “status sociale” che la camorra garantisce ai giovani del territorio, la risposta del capo della Direzione Antimafia è un intervento delle istituzioni più forte del “sistema di vita appetibile” offerto dalla criminalità organizzata: “Lo Stato deve recuperare il territorio e le anime prese dalla camorra, a partire dalla dispersione scolastica, dal lavoro e dall’assistenza a malati e anziani. Altrimenti, ha perso in partenza”.
(di Elena Angiargiu)