Diritti civili e parità di genere: facebook in prima linea
Nel panorama della società contemporanea, femminicidi, discriminazioni, violenze sono ormai argomenti all’ordine del giorno. Nell’era dei nativi digitali in cui l’informazione passa sempre più attraverso la rete sono molto importanti le innovazioni introdotte dal più popolare social network del mondo, Facebook, da diverso tempo in prima linea per le cause sociali.
Ricordiamo le foto di milioni di utenti che la scorsa settimana, per aderire alla causa contro l’omofobia e festeggiare la Sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, hanno colorato la loro immagine del profilo con tutte le sfumature dell’arcobaleno.
Celebrity e anche la Casa Bianca per l’occasione hanno cambiato la loro immagine sui social network, sostituendo la versione tradizionale con una versione “multicolor”.
L’ultima novità introdotta dalla società capitanata da Mark Zuckenberg riguarda invece un restyling dell’icona amici per evidenziare la parità fra i sessi. La precedente versione vedeva, infatti, maggiormente in evidenza la sagoma maschile rispetto a quella femminile. Questa particolare icona è stata oggetto, nel corso degli anni, di alcune polemiche legate alla parità di genere, arrivando talvolta all’accusa di sessismo nei confronti dell’impresa.
Per evitare altre polemiche che avrebbero minato l’etica dell’azienda, Facebook ha realizzato un’icona in cui non c’è nessun predominio, ma un perfetto equilibrio fra i sessi.
Un’innovazione sicuramente interessante che dimostra come oggi i gusti e le tendenze delle persone si misurano a colpi di like, hashtag, post e foto. Si tratta di un fenomeno che gli studiosi hanno definito “ slacktivism”, un modo leggero , spesso poco impegnativo, per schierarsi o semplicemente per unirsi ad una moda momentanea.
Siamo quindi dinnanzi ad un rinnovamento per stare al passo con i tempi o è un nuovo esperimento sociale? Sicuramente il grande colosso americano ha trovato un altro modo per far parlare di sé, ma il successo di Zuckenberg si sa sta anche in questo.
(di Ilaria De Maria)