Italiani in Canada: il bello di non avere pregiudizi
di Chiara Baldi
Probabilmente sarà il solito pezzo di chi, dall’estero, si trova a scrivere articoli sull’Italia e sulla visione che gli stranieri ne hanno. E forse sì, scriverò anche io ovvietà dando peso a tutti quei pregiudizi di cui vivono i rapporti sociali tra i diversi stati del mondo. Ma in questo Canada che ora è più mite della gelida Italia, i pregiudizi sul Belpaese sembrano essere davvero attenuati. Qui non c’è l’idea dell’immigrato italiano con coppola e lupara che gestisce il traffico di droga o che regola i conti a suon di pistolettate. Qui, l’Italia, è una nazione amica.
Amica perché in un Paese così giovane (la piena indipendenza è arrivata solo nel 1931) non si può parlare di “real canadians”, e allora si parla di “comunità che hanno contribuito a creare la nazione, le città e i canadesi”. E tra tutte le comunità di immigrati di cui questo Canada è composto, quella italiana è quarta per consistenza, solo dopo quella inglese, francese e tedesca. Ecco perché i canadesi sono soliti dire che gli italiani abbiano costruito il loro Paese, anche perché, e non è un caso che lo dicano, fu proprio un italiano, Giovanni Caboto, il primo ad arrivare in terra canadese. Ma non è finita qui: la lingua italiana è la terza lingua parlata in Canada e la prima tra quelle non ufficiali. Infatti, il Governo del Canada, visto la consistente presenza di italiani sul territorio, ha necessariamente dovuto riconoscere l’importanza della lingua italiana.
La comunità italocanadese è distribuita tra Ontario (560mila persone), Québec (174mila) e British Columbia (73mila), mentre per quanto riguarda la composizione delle città, molti italiani si sono stabiliti a Toronto, Vancouver e Montréal. La maggior parte dei componenti della comunità italocanadase proviene dalla Calabria, regione che in tutte le migrazioni ha contribuito intensamente. Il maggior flusso migratorio è avvenuto tra il 1951 e il 1961, anche se è necessario precisare che fino al 1971 l’immigrazione dall’Italia al Canada fu davvero molto intensa.
Molto importante è, nel processo di integrazione, l’atteggiamento del Governo canadese in merito alla questione dell’immigrazione: infatti, è stato proprio il Canada ad adottare per primo, nel 1971, il multiculturalismo, grazie al quale si afferma «il valore e la dignità di tutti i cittadini indipendentemente dalle origini razziali o etniche, dalla lingua o dalla religione». A differenza di quanto accade negli Usa, in cui il melting pot porta inevitabilmente alla ghettizzazione e ad un maggiore grado di violenza, il multiculturalismo canadese preserva l’identità singola di ogni comunità integrandola a quella canadese senza però snaturarla delle sue caratteristiche. Sebbene il Paese sia giovane, sembra essere già molto più cosciente di tanti altri.
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