A New York si apre la 70esima sessione delle Nazioni Unite
Il 15 settembre si aprirà a New York la settantesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (GA). Oltre al General Debate (l’annuale dibattito generale in agenda dal 28 settembre al 6 ottobre, durante il quale l’AG ascolta le dichiarazioni dei Capi di Stato e di Governo), il 25 settembre è prevista la visita di Papa Francesco e a seguire, le Nazioni Unite ospiteranno il Summit for the Adoption of the Post-2015 Development Agenda (25-27 settembre). Presieduta quest’anno dal danese Mogens Lykketoft, l’AG è l’organo istituzionale più rappresentativo delle Nazioni Unite, composto dai rappresentanti di tutti gli stati membri dell’ONU (attualmente sono 193 su 205 quanti sono gli Stati nel mondo).
Tanti i temi in agenda durante questa sessione che celebra il 70^ anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (il Trattato istitutivo è stato firmato il 26 giugno 1945 a San Francisco ed è entrato in vigore il 24 ottobre 1945). Eccone alcuni: disarmo e questione nucleare; emergenza migrazione; clima, questione idrica, guerre e terrorismo; povertà, Obiettivi del Millennio e Agenda di sviluppo post 2015.
L’ONU è alla prese con i temi del disarmo e le sfide del riesame del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) a seguito della mancata adozione di un documento in occasione della quinquennale Conferenza di riesame del TNP (al trattato, entrato in vigore nel 1970, non hanno aderito Israele, India e Pakistan, possessori di testate nucleari) che si è conclusa a New York lo scorso maggio. La causa? Alcune divergenze fra gli Stati tra le quali, la mancata convocazione di una Conferenza sull’istituzione di una Zona Libera da Armi di Distruzione di Massa in Medio Oriente.
Sul nucleare, l’attenzione dell’AG verterà soprattutto sull’intesa sul programma nucleare iraniano che Teheran e i paesi del gruppo P5+1 (Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Gran Bretagna, ossia i paesi che hanno diritto di veto all’ONU, più la Germania) hanno raggiunto a Vienna al termine di un lunghissimo negoziato (luglio 2015). Oggetto dell’accordo: ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ai siti nucleari (anche militari) in caso di sospetto di attività legate all’arricchimento dell’uranio e alleggerimento delle sanzioni all’Iran. Ma per entrare effettivamente in vigore, l’accordo necessiterà dell’approvazione delle parti contraenti (e il Congresso USA è fortemente contrario).
La crisi dell’immigrazione è tra le priorità dell’ONU e sarà un’emergenza affrontata anche durante questa sessione dell’AG. Secondo l’UNHCR (l’Agenzia ONU per i rifugiati) nel 2015, i migranti che hanno tentato di attraversare il mar Mediterraneo per raggiungere l’Europa sono stati quasi 300mila mentre nel 2014 erano in 219mila. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha annunciato un vertice ONU sull’immigrazione il 30 settembre, sottolineando più volte la maggiore determinazione che la comunità internazionale deve mostrare nella risoluzione dei conflitti e di altre tragedie che spingono le persone a fuggire dai loro Paesi di origine.
Il clima è un altro dossier molto impegnativo per l’ONU, con forti implicazioni geopolitiche e di sicurezza. Così il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “Le violenze in Siria hanno tra i loro elementi scatenanti anche la siccità che le ha precedute. Le ondate migratorie che dall’Africa si stanno abbattendo sulle coste dell’Europa non sono estranee all’arretramento delle sponde del lago Chad da 25.000 a 4.000 km quadrati, così come la crescita dell’influenza di Boko Haram”.
Dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, Parigi ospiterà la COP21 (Conferenza ONU sul clima), in occasione della quale le diplomazie mondiali sperano di firmare un nuovo accordo internazionale in sostituzione del Protocollo di Kyoto (sottoscritto nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005) che obbligava i paesi aderenti a ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra di un minimo dell’8% tra il 2008 e il 2012 (obbligo poi esteso al 2020 dall’Accordo di Doha). Il nuovo accordo obbligherebbe tutti i paesi del mondo (industrializzati, paesi emergenti o in via di sviluppo) a tagliare le emissioni di CO2 e contrastare così il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici. Durante la sessione dell’AG, si discuterà dell’ “obiettivo dei 2 gradi”, la sfida di arrestare l’aumento delle temperature prima che raggiunga i 2 °C in più rispetto ai livelli medi pre-industriali (l’americana National Oceanic and Atmospheric Administration ha recentemente rilevato che la temperatura media delle acque e dei mari terrestri, tra gennaio e ottobre 2014, è stata la più calda dal 1880 da quando cioè, sono cominciati i rilevamenti).
Entro il 2030 l’uomo dovrà far fronte a un deficit di approvvigionamento idrico del 40%. Questo perchè la domanda di acqua aumenterà non solo in agricoltura, ma anche nell’industria (+ 400% entro il 2050) e nel settore energetico (+20% entro il 2035). È quanto è emerso quest’anno dal Rapporto delle Nazioni Unite pubblicato lo scorso 20 marzo: 748 milioni di persone non accedono a fonti di acqua potabile e 2,5 miliardi di persone non dispongono di strutture igienico sanitarie sicure. Cosa propone l’ONU e di cosa si discuterà in questa sessione dell’AG: puntare sempre di più sulle energie rinnovabili e implementare le tecniche agricole che utilizzano pochi prodotti chimici (come i pesticidi) in modo da preservare le falde idriche e difendere la fertilità dei suoli.
Sicurezza e mantenimento della pace. Si parlerà anche di questo alle Nazioni Unite perché il mondo continua ad essere teatro di guerre. Dall’Africa all’Asia, dall’Europa al Medio Oriente fino alle Americhe. La gestione dei conflitti in atto è una priorità non solo degli Stati coinvolti ma di tutta la comunità internazionale e quindi dell’ONU. Dall’Africa e i suoi stati in guerra (Somalia, Sudan, Sud Sudan, Congo, Nigeria, Mali, Libia) ai punti caldi dell’Asia (Pakistan e Afghanistan). Dagli scontri in Ucraina, Cecenia e Daghestan all’instabilità mediorientale (Iraq, Israele, Siria e Yemen) ai problemi di Messico e Colombia con i cartelli della droga, le milizie-guerrigliere e i gruppi separatisti. Senza contare la minaccia terrorista dell’ISIS.
Il 25 settembre è attesa la prima visita di Papa Francesco al quartier generale delle Nazioni Unite a New York, in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti. Non trapelano dettagli del viaggio e neppure del discorso di Bergoglio all’AG ma sicuramente non mancheranno riferimenti a temi cari al pontefice e di stretta attualità come migrazioni, guerra in Siria, povertà e fame, cambiamenti climatici (al tema dell’ambiente il Papa ha dedicato la sua seconda enciclica, “Laudato si’”, pubblicata lo scorso giugno). Bergoglio inconterà Obama ma ci sarà anche spazio per un incontro bilaterale con il presidente russo Vladimir Putin (Mosca attualmente presiede il Consiglio di Sicurezza e secondo il protocollo onusiano spetta alla Russia dare il benvenuto al Papa all’ONU).
A Milano, prima dell’inizio di Expo 2015 c’è stato un confronto sul tema della sfida alimentare globale. Il dibattito si è concluso con l’adozione della Carta di Milano (“Milan Protocol”), un documento che elenca diritti e doveri che i cittadini e le imprese si impegnano a rispettare per trovare una soluzione al problema del cibo e della malnutrizione nel mondo. Definito il “Protocollo di Kyoto per il cibo”, la Carta di Milano verrà consegnata a Ban Ki-moon il 16 ottobre. Nel frattempo, dal 25 al 27 settembre è in programma il Summit for the Adoption of the Post-2015 Development Agenda. Povertà e “Obiettivi del Millennio” sono un altro tema importantissimo di competenza delle Nazioni Unite e del quale si discuterà (si spera con profitto) in AG. Soprattutto quest’anno visto che, nel 2015, sono giunti a scadenza gli otto Obiettivi del Millennio (Millennium development goals – Mdg) lanciati dagli Stati membri dell’ONU nel 2000 attraverso la “Dichiarazione del Millennio”: sradicare la povertà estrema e la fame; rendere universale l’istruzione primaria; promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; ridurre la mortalità materna; combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie; garantire la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Molti i progressi fatti tuttavia, nessuna di queste sfide è stata vinta (a eccezione dell’obiettivo del dimezzamento del numero delle persone che vivono in povertà estrema). Lo scorso agosto, gli Stati membri dell’ONU hanno adottato la bozza del progetto “Trasformare il nostro mondo: Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile”, contenente 17 obiettivi di sviluppo sostenibile tra i quali figurano lo sradicamento della povertà, la riduzione delle disuguaglianze tra gli Stati e all’interno di essi, la lotta al cambiamento climatico. Questi sostituiscono gli otto Obiettivi del Millennio adottati nel 2000. La Nuova Agenda per lo Sviluppo entrerà in vigore il 1° gennaio 2016 e il progetto sarà adottato formalmente durante il Summit sullo sviluppo sostenibile previsto dal 25 al 27 settembre.
(di Alessandra Esposito)