Dopo 30 anni, la Cina dice addio a politica figlio unico
Dopo trent’anni, il Partito Comunista cinese ha deciso di mettere uno stop alla politica del figlio unico. La decisione è stata comunicata dall’agenzia di informazione statale Xinhua alla fine della Quinta Sessione Plenaria del 18° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, giovedì 29 ottobre.
La decisione deve essere ancora approvata e ufficializzata, ma sembra essere un passo obbligato per la Repubblica Popolare Cinese. Negli ultimi anni, gli effetti della politica del figlio unico hanno cominciato a impattare seriamente sulla demografia e sull’economia del Paese: la popolazione in età lavorativa si è ridotta drasticamente per la prima volta in vent’anni, mentre ci si aspetta che la popolazione anziana aumenterà a ritmo continuo. Un processo che non permetterebbe l’attuazione dei piani di crescita sostenibile del leader Xi Jiping. La decisione fa parte di un piano quinquennale ideato per creare un sistema di riforme sociali e economiche per superare il rischio di stagnazione. La nuova normalità proposta da Xi servirebbe a stabilizzare quello che per trent’anni è stato uno sviluppo tumultuoso, irregolare e non equo. Il bisogno di passare da un’economia dipendente dall’export a una basata anche sul mercato interno di servizi e consumatori, servirebbe a creare stabilità, rendendo l’economia cinese non dipendente dalle fluttuazioni dei cambi e dell’economia internazionale.
Secondo quanto dichiarato da Wang Yukai, professore all’Accademia di Governance di Beijing,, l’abolizione della politica del figlio unico, dimostra quanto il partito senta la necessità di modificare il trend della popolazione: “I leader vogliono la nuova politica adeso”.
Il limite delle coppie a un figlio solo fu introdotto nel 1962 in determinate zone, dopo che il boom della popolazione nelle aree urbane aveva fortemente preoccupato il Partito Comunista. Nel 1979, entrò in vigore la politica del figlio unico, supportata a partire dal 1980: il piano prevedeva che le coppie urbane potessero avere solo un figlio, mentre le coppie rurali due. Il sistema venne sviluppato ulteriormente con la fondazione della “Commissione di Stato per la pianificazione Familiare”, per coordinare varie attività di supporto e diversificazione della politica.
Nel corso dell’ultimo periodo si era verificato un alleggerimento della politica: dal 2013, le sanzioni per aver trasgredito sono diventate solo pecuniarie ed è stato concesso alle coppie composte da figli unici di averne due.
Si tratta di un passo importante per la Cina: questa politica, spesso criticata come oppressiva dei diritti umani, ha portato negli anni a problematiche di natura umanitaria, come l’aborto selettivo dei feti di sesso femminile, il loro abbandono e in alcuni casi, l’infanticidio. La nuova libertà di procreare, rappresenta una svolta epocale anche per la Generazione Fragola, come vengono chiamati coloro che sono nati dopo il 1980: in una società come quella cinese, dove è compito dei figli prendersi cura dei genitori anziani e il sistema pensionistico è quasi inesistente, avere un fratello o una sorella con cui dividersi l’impegno di mantenere e accudire i propri anziani, sarà una rivoluzione.
(di Francesca Parlati)