Parigi attraverso i social network, tra solidarietà e protagonismo

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toureiffelpeaceÈ Jean Julienn, disegnatore francese che vive a Londra ad aver dato vita al logo pacifista che vede campeggiare una Tour Eiffel stilizzata, tinta di un nero disciolto, al centro del simbolo della pace e che nelle ultime 48 ore ha invaso ogni social network e la home di ognuno di noi.

Ma la tragica notte parigina del 13 novembre rimbalza sui social fin dai primi istanti, non si tratta solo di solidarietà e commemorazione. Chiunque abbia nella propria lista, amici registrati su Facebook come abitanti di Parigi, nella serata di venerdì si è visto recapitare una notifica che più o meno recitava: “Ė stato confermato che Sarah sta bene durante Attacchi terroristici a Parigi”.

Le piattaforme dello svago e della condivisione ludica sono diventate strumento di rassicurazione e contatto per amici e familiari. Un angoscioso paradosso che si è sommato allo sbigottimento e alla frustrazione di quelle ore e di quelle a seguire.

Attraverso i social è corsa anche la prima partecipe e umana reazione dei parigini, da quando si è riusciti a capire cosa stesse succedendo l’hashtag #porteouverte ha iniziato a circolare nella notte, indicando ai fuggitivi dove andare per trovare una casa che potesse fornirgli riparo.

E poi solo successivamente #FranceUnderAttack a cui si sono uniti Hillary Clinton, David Cameron, Donald Tusk e Mariano Rajoy ma anche Renzi, Gentiloni, Salvini e Meloni, oltre a attori e cantanti.

Facebook oltre ad aver aperto la pagina per il Safety check, ha dato la possibilità (buonista o meno, decidetelo voi) di rendere temporaneamente il tricolore francese parte della nostra originaria immagine profilo, per esprimere vicinanza alla popolazione parigina. Tuttavia non ha fornito indicazioni su quando fosse il caso o meno di usare questa opzione, lasciando piena libertà al singolo utente di decidere e affidando cosi la scelta al buon senso presente in ognuno di noi. Teoricamente. Poi hai nella home foto di pettorali depilati e bikini striminziti a sfondo blu, bianco e rosso.

In Italia, puntuali sono risorti, come acade ormai dopo ogni attacco terroristico, gli hashtag su Oriana Fallaci e molte citazioni degli scritti anti-Islam della giornalista italiana all’indomani dell’11 settembre (“3 attacchi terroristici simultanei a #Parigi… ricordate cosa disse Oriana Fallaci?”), così come ogni singolo utente di Facebook ha osservato la sua bacheca riempirsi di stati scritti in CapsLock che inneggiavano alle ruspe, quando non era lui stesso a farlo, di lamentele di chi se la prende con “chi li ha fatti entrare” e innumerevoli considerazioni secondo le quali ci vorrebbe l’atomica, tutte, ne siamo certi, basate su attente considerazioni geopolitiche.

Sui social in ambito italico da registrare anche l’accorata richiesta di chi richiede un netto #stopgiubileo, cercando di intercettare la pietà di Matteo Renzi e Papa Francesco al fine di fermare l’evento che sta per cominciare a Roma.

Di rilievo la campagna #NotinMyName, che raccoglie i volti di tanti musulmani contro integralismi e fanatismo. Vari anche gli hashtag usati da militanti per inneggiare all’attentato, di cui alcuni sono stati anche bloccati da Twitter. Su uno di questi con la scritta in arabo -Parigi in fiamme-.

Intanto sul profilo Facebook degli Eagles of Death Metal, la band statunitense che venerdì sera si è esibita al Bataclan – uno dei luoghi dove è stato sferrato il sanguinoso attacco terroristico -, è un continuo susseguirsi di richieste di aiuto da parte di persone che sono alla ricerca di amici e parenti che ieri sera erano al teatro per il concerto.

#PrayforParis resta in ogni caso l’hashtag più utilizzato, al quale molti non vogliono aderire e molti affermano di non aver bisogno di preghiere, uno su tutti il fumettista francese Joann Sfar, che su Instagram ha postato attraverso un disegno queste parole: “Amici di tutto il mondo, grazie per #PrayforParis ma non abbiamo di altre religione! La nostra fede è nella musica! Nei baci! Nella vita! Nello champagne e nella gioia! #Parisisaboutlife!”.

(Azzura Petrungaro)

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