Alice nel Paese delle Meraviglie compie 150 anni
È passato un secolo e mezzo dalla pubblicazione di “Alice nel Paese delle Meraviglie” (Alice’s Adventures in Wonderland), uno dei romanzi più popolari, tradotti e rivisitati del panorama letterario internazionale. Il celebre manoscritto di Charles Lutwidge Dodgson, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Lewis Carroll, venne pubblicato per la prima volta nel novembre 1865. Per celebrare l’importante anniversario sono state organizzate iniziative in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, al Giappone e al Regno Unito, patria dello scrittore. Londra rende omaggio all’autore britannico con una mostra inaugurata alla British Library il 20 novembre e che potrà essere visitata, gratuitamente, fino al 17 aprile 2016. “Alice in Wonderland” si articola in diverse sezioni che esplorano la storia del personaggio di Alice, presentando la complessità e il fascino di un capolavoro che nel corso degli anni è stato fonte di ispirazione per illustratori, traduttori, scrittori e registi, dalla sua pubblicazione alle rivisitazioni attuali.
Il manoscritto – Il pregiato manoscritto del 1862 apre la prima sezione della mostra, intitolata “All in the golden afternoon”, ovvero un resoconto dettagliato di tutto ciò che aveva ispirato l’autore in quel “pomeriggio dorato”, proemio dell’opera, in cui per la prima volta Dodgson raccontò la storia di Alice ad una delle tre bambine che si trovavano con lui e il reverendo Robinson Duckworth a Oxford, durante una gita in barca sul Tamigi. “Le avventure di Alice nel Sotto Suolo” (Alice’s Adventures Under Ground) è la prima versione del romanzo, che l’autore regalò proprio alla piccola Alice Liddell, di cui si possono ammirare alcune fotografie, che la ritraggono con un caschetto bruno e due occhi grandi ed espressivi, una fisionomia diversa dall’Alice bionda e dai capelli lunghi della Disney e da quella delle 42 illustrazioni per la prima versione di “Alice nel Paese delle Meraviglie” prodotte da John Tenniel, che curò anche quelle del seguito, pubblicato nel 1871, “Attraverso lo specchio” (Through the Looking-Glass, and What Alice Found There).
Nelle teche della British Library si trovano anche alcune fotografie di Lewis Carroll e alcune pagine dei suoi diari, i primi appunti della storia di Alice. Professore di matematica a Oxford, figlio di un parroco, prese lui stesso i voti diventando diacono. Era un uomo bizzarro e controverso, che guardava alla fanciullezza con sospetta adorazione, dotato di una straordinaria intelligenza, che lo portava ad improvvisare storie, come quella che divenne uno dei capolavori universali della letteratura per l’infanzia. Il destino del manoscritto è altrettanto insolito: venduto da Alice Liddell nel 1928 (di cui è esposta una lettera autografa) per ripagare i debiti contratti dal marito dopo la sua morte e racimolare i soldi necessari a trasferirsi in America, fu acquistato dal collezionista Rosenbach per la cifra record di 15.000 sterline e a sua volta rivenduto al collezionista Eldridge Johnson. Ancora una volta venduto all’asta, l’opera originale fu riportata in Inghilterra nel 1948 e successivamente donata al British Museum.
Le edizioni dell’opera – Tra gli esemplari più rari esposti alla British Library le incisioni delle illustrazioni originali realizzate su blocchi di legno da John Tenniel, cui si era ispirato per la prima edizione dell’opera, finanziata dall’autore e data alle stampe in 2000 copie, che furono presto ristampate perché lo stesso Carroll era insoddisfatto della qualità delle illustrazioni. Diversi i pezzi originali in rassegna, molti dei quali sono veri e propri pezzi da collezione. A partire dalla prima edizione pubblicata da Macmillan nel novembre 1865, con una copertina rosso vivo e con all’interno 5 illustrazioni in più rispetto al manoscritto originale, a “The Nursery Alice”, edizione del 1890 riadattata da Carroll per i bambini fino a cinque anni, fino alle prime “imitazioni”. Tra queste spicca “Speaking Likeness” di Christina Rossetti, pubblicata nel 1874, ispirata all’opera carrolliana ma più pedagogica, forse per questo meno popolare e divertente.
Oltre alle numerose edizioni rivisitate di “Alice in Wonderland”, i visitatori possono ammirare la fiorente “industria culturale” sviluppatasi intorno al suo personaggio di Alice. Poster, francobolli, giochi di carte, influenzati soprattutto dal movimento controculturale degli anni ’60 hanno tratto ispirazione dal mistero del “non senso” che permea il romanzo. Ne sono un esempio i poster psichedelici del Bianconiglio e dello Stregatto (White Rabbit and Cheshire Cat), due dei protagonisti chiave del racconto, realizzati da Joe E. McHugh in California nel 1967. Non mancano gli adattamenti intrecciati con gli avvenimenti storici, come l’Alice dietro la cortina di ferro dell’illustratrice ceca Marketa Prachaticka, o più contemporanei, come il “Pop-up Alice” di Robert Sabuda, fedele all’originale ma con l’aggiunta di effetti speciali che impreziosiscono l’accattivante e colorata edizione a stampa.
“Alice nel Paese delle Meraviglie” oggi – A 150 anni dalla sua pubblicazione, Alice continua ad entusiasmare generazioni bambini e di adulti. Al suo fascino senza tempo hanno contribuito indubbiamente i riferimenti cinematografici, il cui capostipite resta il film “Alice in Wonderland” prodotto dalla Disney nel 1951, mentre negli ultimi anni, per mezzo delle nuove tecnologie, numerosi videogames si sono ispirati al personaggio di Alice. Il racconto, frutto della fantasia di Carroll, è stato tradotto in 174 lingue e pubblicata in più di 7500 edizioni diverse. «Qual è il fascino di una storia ancora all’avanguardia, rimasta intatta nell’immaginario collettivo nonostante la lunga sequenza di adattamenti e parodie?». L’interrogativo che campeggia in uno pannelli esplicativi della mostra suggerisce una possibile chiave di lettura del suo successo planetario. I visitatori potranno trovare la propria risposta o semplicemente fantasticare sui significati un racconto pieno di incognite e aperto alle più disparate interpretazioni, ma indiscutibilmente avvincente e sempre attuale.
(di Elena Angiargiu)