Champions League. Robben man of the match, sfatata l’etichetta di eterno perdente
Il calcio, metafora perfetta della vita, concede sempre un’ ultima possibilità. Anche quando di occasioni ne hai gettate al vento molte, l’età avanza, gli infortuni continuano a perseguitarti e dei dubbi si insinuano nella testa: “Sono ancora quel giocatore formidabile di qualche tempo fa? Verrà il giorno del riscatto, o l’etichetta di eterno perdente mi sarà affibbiata per sempre?” Domande che sicuramente si sarà posto Arjen Robben, per tutto il corso della stagione, dopo che l’anno passato aveva fallito per l’ennesima volta l’occasione del riscatto, sbagliando un calcio di rigore nei tempi supplementari della finale di Champions League con il Chelsea. Domande a cui da stasera Arjen Robben potrà rispondere con un energico, quanto liberatorio, si.
È lui, il perenne sconfitto, il genio di cristallo, il giocatore del Bayern più criticato e discusso degli ultimi tre anni, il match winner della finale di Champions League 2013. L’olandese di Bedum, dopo aver perso due finali europee e una finale di Coppa del Mondo negli ultimi tre anni, sempre con errori risultati decisivi, si è tolto nella notte di Wembley la soddisfazione più grande della sua carriera, realizzando all’ 89’ con un delizioso tocco di sinistro la rete del 2-1 che ha regalato la coppa dalle grandi orecchie al Bayern Monaco. Il gol decisivo, il gol della rinascita, il gol che lo consegna alla storia del club bavarese viene celebrato con una corsa sotto la curva dei propri tifosi che sa di liberazione: non c’è gioia nella sua esultanza, il suo è più che altro una sfogo dal quale traspare un sentimento misto di incredulità e rivalsa. Sentiva il peso degli errori passati Robben e anche nella partita di oggi, la storia stava rischiando di ripetersi. L’olandese, infatti, aveva sbagliato nel primo tempo due ghiotte occasioni da gol ed era entrato negli spogliatoi con la maglietta sulla faccia, rivivendo i fantasmi delle ultime tre finali. Ma stavolta Robben ha scelto di ribellarsi al destino avverso – un‘ altra delusione sarebbe stata difficile da accettare – e così nel secondo tempo, complice il suo spostamento al centro, ha sfoderato una prestazione sontuosa, impreziosita dall’assist per l’1-0 di Mandzukic e suggellata con la rete vittoria.
E dire che la stagione era iniziata nel peggiore dei modi: la crescita esponenziale del giovane Kroos e i continui acciacchi che purtroppo hanno condizionato senza sosta la sua carriera gli avevano fatto perdere il posto da titolare; ormai Heynkes lo considerava il dodicesimo uomo, il primo cambio da spendere quando le cose vanno male. Ma in soli due mesi la sorte ha restituito a Robben tutto quello che gli aveva tolto in passato. Kroos si è infortunato gravemente al polpaccio nell’andata dei quarti di finale con la Juventus, Robben è entrato al suo posto e da quel momento è sempre partito nell’undici titolare. E finalmente si è fatto trovare pronto nel momento che conta.
Giuliano Corridori