Dimmi a che serve restare. Chi resta e chi va nel nuovo romanzo di Maria Pia Romano
Quando una vita si spezza come si fa ad andare avanti? Il presente si nutre della luce di un sole ormai al tramonto che colora il cielo per un po’, lo contamina con i suoi ultimi sprazzi d’arancio, ma poi, quando si inabissa tra le acque dei mari del sud, lascia dietro di sé soltanto buio e freddo. Solitudine, desolazione. Perdita della vita, lutto nell’anima di chi resta.
Qual è il senso dello scorrere dei giorni se ciò che li illuminava non tornerà più?
Se lo chiedono i personaggi di Dimmi a che serve restare, il nuovo romanzo di Maria Pia Romano, giornalista e scrittrice campana d’origine, pugliese d’adozione. Con all’attivo la pubblicazione di altri tre romanzi e quattro raccolte di poesie, l’autrice ha già ricevuto vari riconoscimenti in campo nazionale e internazionale per i suoi lavori.
Protagonista principale di quest’ultima opera è Paolo, il grande assente che rivive nei ricordi e nelle emozioni di chi lo ha amato. La sua mancanza spalanca un vuoto che chiunque gli era legato cerca di colmare a modo proprio. Il figlio Giovanni, solitario e sognatore, che si rifugia negli amici immaginari e nei libri. Il padre Livio, che si immerge nelle acque del mare in cerca di pace e silenzio. Anche lui parla poco, ma sa comunicare l’amore. Sostiene che “solo se ami il silenzio puoi sentire la musica della vita”.
Poi ci sono le donne, con il loro bagaglio di sentimenti diversi e complementari. “Chi s’infatua di noi ci ama per quello che sembriamo, chi resta con noi ci ama per come cambiamo ogni giorno. Anche nei nostri approdi insicuri”, si legge.
L’io narrante alla terza persona tesse la trama passando da un personaggio all’altro, così che allo scorrere dei capitoli saranno i diversi punti di vista sulla scomparsa del protagonista ad alternarsi, creando delle micro storie all’interno della struttura complessiva. In alcuni casi la narrazione delle differenti prospettive assume i connotati di una “soggettiva”. Accade quando a raccontare la vita di Paolo è l’io narrante in prima persona che la filtra attraverso i propri occhi.
Il collante degli sprazzi d’arancio di questo sole in declino sono le canzoni dei Negramaro, da cui è tratto anche il titolo del libro, i cavalli e il mare. La storia è ambientata nel Salento, di cui riproduce colori e sapori, e si spalma nell’arco di cinque estati e un autunno. Sarà proprio l’autunno a portare la risposta agli interrogativi che inquietano da anni le anime di chi resta. Solo allora si accorgeranno di come la stella che credevano inabissata per sempre ha semplicemente cambiato colore.
(di Laura Guadalupi)