Comunali Roma, la “telenovela” Bertolaso scuote il centrodestra
Le dichiarazioni di Bertolaso nella trasmissione di Floris non sono piaciute al leader della Lega, che fa marcia indietro sul nome del candidato sindaco e rimette, forse, tutto in discussione.
Il nodo sul nome del candidato del centrodestra alle comunali di Roma è divenuto un groviglio. Dall’accordo tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord sul nome di Guido Bertolaso, si è passati all’inversione a U del segretario leghista Matteo Salvini che ha messo tutto in discussione e ha fatto saltare i nervi agli alleati. Questi i fatti.
Dopo il veto di Fratelli d’Italia su Alfio Marchini, dopo improbabili candidature (Salvini aveva proposto Irene Pivetti), dopo il ritiro di Rita dalla Chiesa (proposta da Giorgia Meloni), Berlusconi nelle scorse settimane era ritornato sulla sua prima proposta – Guido Bertolaso – ottenendo il via libera di Salvini e Meloni. Detto fatto. La settimana scorsa è arrivata l’ufficialità della candidatura per l’ex capo della Protezione Civile, già sottosegretario con delega all’emergenza rifiuti in Campania che da Londra, dove si trova, ha accettato la “nuova sfida”. Quindi, un nome che di fatto, doveva garantire la compattezza della coalizione di centrodestra ed evitare “candidature divisive”.
Poi, durante l’ultima puntata di Di Martedì, Bertolaso viene intervistato da Giovanni Floris e, apriti cielo. Bertolaso si definisce un “democristiano”, esprime stima per Roberto Giachetti (uno dei candidati PD alle primarie per scegliere il prossimo sindaco di Roma) e Francesco Rutelli, dice “di non aver mai votato per Berlusconi” ma soprattutto, dichiara che “i rom sono una categoria vessata: non servono le ruspe”.
Basta questo per far esplodere la base leghista e lo stesso Salvini (che sulla questione rom e immigrazione si gioca buona parte dei consensi), già nervoso per l’arresto del braccio destro di Maroni Fabio Rizzi e per la bufera scatenatasi su Edoardo Rixi, vicesegretario della Lega Nord e assessore allo Sviluppo economico per la Regione Liguria, nei guai per l’assunzione come consulente, del cognato. È in gioco la questione morale sulla “sua” (di Salvini) Lega.
Ed ecco che cambia il clima politico nel centrodestra e a farne le spese è, l’accordo su Bertolaso.
Da un lato, Salvini che in conferenza stampa dice che la partita non è chiusa: “Ascolteremo i cittadini e in base a quello decideremo. A pacchetto chiuso non compro nulla. Bertolaso è il candidato che gli alleati hanno proposto e a cui abbiamo detto sì, ma ascolteremo i cittadini prima di confermare il nostro candidato”. Salvini ribadisce che a Milano l’accordo con Meloni e Berlusconi resta (il nome è quello del manager Stefano Parisi, già direttore generale di Confindustria) ma che a Roma, essendo emerse “chiare difficoltà”, vuole ascoltare quali sono le priorità dei cittadini romani e avere da questi ultimi, attraverso una “consultazione”, indicazioni su eventuali nomi. Possibile l’eventualità che il Carroccio decida di correre da solo, a Roma? Rischioso, ove si pensi che nella Capitale, la Lega è dieci punti sotto il partito della Meloni.
Dall’altro, la Meloni si dice “allibita” per il dietro front del leader della Lega che ha colpito l’unità del centrodestra, annuncia una “pausa di riflessione” finchè il Carroccio non chiarirà la sua posizione e diserta il vertice a Palazzo Grazioli (poi annullato dallo stesso Berlusconi).
E Berlusconi? Si dice che sia arrabbiato e infastidito. Subito dopo le dichiarazioni di Salvini, il leader di FI ha scritto una nota con la quale esprime “pieno sostegno a Bertolaso: è il nostro candidato”. Ma la partita non è chiusa perché ormai, sull’ex numero uno della Protezione civile, piove “fuoco amico”.
Sul nome del candidato del centrodestra non pesano solo le dichiarazioni di Bertolaso. Pesano anche i malcontenti interni, malumori che stanno agitando le acque. Sul nome da presentare a Roma, si giocano anche gli equilibri nazionali delle candidature su tutta Italia e le stesse dinamiche intrapartitiche.
La Meloni (che continua a mantenere il veto su Alfio Marchini, sul cui nome convergono invece Salvini e parte dei forzisti) deve vedersela, oltre che con Salvini stesso, con i 21 di Fratelli d’Italia che hanno annunciato il sostegno a Francesco Storace (leader de “La Destra” e candidato a sindaco di Roma), rifiutando quello a Bertolaso.
Berlusconi, che sul nome di Bertolaso aveva dato la sua parola, definendolo “un uomo del fare, capace e serio” deve anche lui vedersela con i dubbi dei forzisti sul nome dell’ex capo della PC (Bertolaso dovrà affrontare due procedimenti giudiziari, uno relativo ai lavori per il G8 alla Maddalena e l’altro sul terremoto dell’Aquila, ma La Russa si è detto convinto che “saranno procedimenti destinati a cadere”) e gestire il tavolo dei candidati nelle altre città, guidato da Altero Matteoli. Ma nelle ultime ore, l’ex presidente del Consiglio ha ribadito ai dirigenti del suo partito, il sostegno a Bertolaso, specificando che non esiste nessun dietrofront. E i prossimi 4 e 5 marzo Berlusconi, in una convention organizzata all’Hotel Ergife di Roma, presenterà i candidati sindaci di Roma, Milano e Napoli.
A Roma, restano due candidati che si contendono l’elettorato moderato e di destra: Alfio Marchini e Francesco Storace. Quest’ultimo, nei giorni scorsi, ha rivelato di aver ricevuto pressioni da Bertolaso per non candidarsi (accuse rispedite al mittente dallo staff dell’ex Capo della Protezione Civile). Il leader de La Destra ha pubblicato su Twitter una foto della chiamata persa da parte di Bertolaso e un commento: “no stalking“.
Una settimana ancora e forse il nodo sarà sciolto.
A margine di quello che Maurizio Belpietro ha definito il “suicidio perfetto” parlando della perduta armonia nel centrodestra, Salvini fa sapere che è previsto per questa settimana, un incontro con Berlusconi (non si parla della Meloni): “Le Comunali sono già tutte praticamente chiuse, siamo presenti anche al centro e al sud. C’è il nodo Roma, ovviamente, lo scioglieremo”, ha fatto sapere il segretario della Lega. E la Meloni? Salvini non parla di lei ma una cosa è certa: difficile qualsiasi decisione senza il benestare di Fratelli d’Italia. Insomma, ha detto bene Gianfranco Fini che sulla pace perduta nel centrodestra, ha sentenziato: “È impazzita la maionese. I tre cuochi non riescono più a portare in tavola un piatto decente”.
(di Alessandra Esposito)