Genzano. Le voci della legalità: mafie, informazione e sicurezza
A Genzano di Roma si è svolto un incontro per sensibilizzare i cittadini su mafie, giornalisti minacciati, informazione, politica e sicurezza dei cittadini
Quando su argomenti che riguardano la salute di tutti i cittadini si preferisce non fare notizia, quando sposarsi un padrino politico diviene consuetudine, quando influenzare è meglio che informare, allora accade che i coraggiosi dalla schiena dritta (che siano giornalisti, politici o semplici cittadini) diventano sempre piu una specie in via di estinzione e per questo è importante che se ne parli. Lo sanno bene gli attivisti del Movimento 5 Stelle di Genzano di Roma che domenica 21 febbraio hanno promosso l’incontro “Le voci
della legalità”. Attraverso gli interventi di Vincenzo Arena (editore e giornalista di Mediapolitika e autore del libro L’informazione è cosa nostra), Nello Trocchia (giornalista e autore del libro Roma come Napoli. Il malaffare di politica e signori della monnezza che mette in ginocchio il Lazio e la capitale), Alberto Spampinato (Direttore di Ossigeno per l’informazione, Osservatorio nazionale sulle minacce e le intimidazioni ai giornalisti), dei senatori 5 stelle Elena Fattori e Vito Crimi, e infine di Emanuele Dessì (capogruppo in Consiglio della Città metropolitana di Roma Capitale) e Daniele Lorenzon (attivista Movimento Cinque Stelle Genzano di Roma) gli attivisti pentastellati hanno portato all’attenzione dei cittadini dei Castelli il delicato rapporto tra informazione, politica e cittadinanza. A moderare l’incontro Emanuele Menicocci, giornalista e attivista del Movimento Cinque Stelle di Genzano.
Giornalisti che non si piegano “al puzzo del compromesso” e fanno nomi e cognomi; politici che decidono di perseguire come unico interesse quello della cosa pubblica; cittadini che contribuiscono alla sicurezza della comunità: sono loro le voci della legalità, sempre più rare, sempre più sole.
Ad esempio, per i cronisti che pagano, anche con la vita, la loro sete di verità non ci sono tutele: minacciati e soli, spesso sottopagati e a servizio di piccoli giornali locali, subiscono le intimidazioni di mafiosi, gentiluomini del malaffare e politici; perché coloro che agiscono nell’illegalità non si limitano al controllo del territorio mediante le infiltrazioni nella politica e nelle istituzioni, o a immischiarsi nel racket dei rifiuti, nei traffici di droga e nell’abusivismo edilizio, ma verificano quanto a riguardo viene detto e pubblicato, perché la parola scritta è temuta più di un’arma: chi fa nomi e cognomi, come ricordava Peppe Fava, è una persona scomoda e va fatta fuori. Come i giornalisti di Telejato, emittente siciliana, che nell’ultimo anno hanno subito intimidazioni di ogni genere e ben 314 querele; o i 3000 giornalisti minacciati ed intimiditi negli ultimi 10 anni in Italia, di cui il Lazio detiene il record.
Ma per fortuna, quelle voci, quelle della legalità, non si arrendono e chi dovrebbe dare il primo impulso alla conoscenza non mette al chiodo la penna per evitare che ne scaturisca un’ informazione di parte, omertosa e distorta, un’informazione mercenaria, precaria e di proprietà, accolta dal pubblico ‘senza sé e senza ma’, perché, se è scritto sul giornale o se lo dicono in tv, non può non essere vero. O per evitare che guardando sui giornali, non ci sia scritto niente, quasi che dei problemi non importi alla gente, parafrasando la celebre canzoncina del Coccodrillo dello Zecchino D’Oro.
E invece i problemi ci sono ed è bene si conoscano: dai fenomeni di corruzione all’usura e alle violazioni edilizie, per citare i temi caldi alla cittadinanza dei Castelli romani e del Litorale; dal problema della terra dei fuochi (ricordata a tal proposito la “voce della legalità” di Roberto Mancini) a quello della xylella su cui c’è ancora tanta disinformazione; senza tralasciare quelli legati ai politici corrotti e corruttibili (ricordati a tal proposito esponenti del Partito Democratico di Genzano, implicati in procedimenti giudiziari).
A salvare la bellezza, nell’inferno dell’illegalità, ci pensano le voci di chi non si arrende.