Le mani delle mafie sulla città: grazie alla politica corrotta e senza pudore
Nuovo record di infiltrazioni mafiose nel Sud Italia: ai primi quattro posti Campania, Calabria, Sicilia e Puglia come dimostra la fotografia scattata da Avviso Pubblico. E la politica corrotta è ormai il canale di penetrazione delle mafie megli enti locali.
Mafie. Sono 258 i Consigli comunali sciolti a causa di infiltrazioni mafiose dal 1991 a oggi. Il record è nuovamente toccato alle regioni del Sud Italia, come dimostrano l’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia e la fotografia scattata da Avviso Pubblico, l’associazione che ha come obiettivo quello di creare una rete di amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità nella politica, nella Pubblica amministrazione e nei territori. Di seguito la mappa interattiva elaborata da Avviso Pubblico:
È subito evidente l’enorme divario tra in Nord e il Sud della Penisola: più del 90 per cento dei Comuni sciolti per infiltrazione delle mafie è al Sud. A essere maggiormente colpiti dall’istituto dello scioglimento, introdotto nel nostro ordinamento nel 1991, sono quattro: negli ultimi 24 anni sono state 98 le procedure per lo scioglimento aperte in Campania (10 gli annullamenti), 84 in Calabria (8 gli annullamenti) e 66 in Sicilia (4 annullate). Al quarto posto la Puglia con nove iter avviati. Il record negativo va alle province di Napoli e Reggio Calabria con 52 casi ciascuna. Sono 9 i Comuni sciolti tre volte (4 in provincia di Reggio Calabria, 4 in provincia di Caserta e uno nel Palermitano); 39, invece, quelli sciolti due volte in 24 anni. Diversa, invece, la situazione nel Nord, dove nonostante sia stato denunciato il forte radicamento della criminalità organizzata, dal 2010 a oggi si registrano 5 enti sciolti per infiltrazioni, con un annullamento. L’apice, nei mesi scorsi, è stato raggiunto in Emilia Romagna con l’inchiesta denominata Aemilia che ha portato alla luce le infiltrazioni in particolare della ‘ndrangheta nelle regioni settentrionali e con l’inchiesta Mafia Capitale.
Ma se nel corso degli anni si sono susseguiti molti procedimenti alcuni dei quali sono ancora al vaglio, molte sono state anche le modifiche alla legge che disciplina lo scioglimento per mafia. Diversi importanti provvedimenti sono stati approvati in questi mesi: da quello sullo scambio elettorale politico mafioso a quello su corruzione e falso in bilancio, dai reati ambientali al nuovo codice degli appalti.
Attualmente si discute riguardo il provvedimento sul termine della prescrizione dei reati. Risale a qualche giorno fa la decisione da parte della Commissione Giustizia del Senato di abbinare i provvedimenti che riguardano la riforma della prescrizione alla riforma del processo penale. Passaggio formale deciso all’interno della maggioranza per tentare di sciogliere il nodo intercettazioni-prescrizione.
“Si sta lavorando per rivedere complessivamente il meccanismo della prescrizione e per prevedere per i reati contro la Pubblica amministrazione tempi allungati per la prescrizione in modo da rendere pressoché impossibile che i processi in questa materia possano finire nel nulla”, ha affermato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. “L’Anm (Associazione nazionale magistrati) è disposta al dialogo ma senza insulti”, ha replicato il presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, il quale nei giorni scorsi è stato al centro di diverse polemiche per aver detto durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera che “I politici non hanno smesso di rubare. Hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto (…)”, sollevando così un vespaio di proteste, nel fronte politico e in quello della stessa magistratura.
Ma tornando alla questione delle infiltrazioni delle mafie il prefetto di Roma, Giuseppe Pignatone, ha dichiarato che gli enti locali sono da sempre terreni fertili nei quali possono facilmente attecchire “germi” malavitosi, lo dimostra l’alto numero delle indagini. Anche se vi sono zone nelle quali ancora oggi si tenta di negare l’esistenza della mafia. E cita l’esempio della Lombardia. Anche Pignatone tocca uno dei temi caldi dell’attualità del dibattito politico: la prescrizione e le intercettazioni, le quali devono essere salvaguardate in quanto strumento principe contro mafia e corruzione.
Infine, sulla stessa linea di pensiero è il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, il quale in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano ha affermato che si prescrive tra il 30 e il 40 per cento dei reati, perlopiù quelli dei colletti bianchi che- dando ragione a Davigo- fanno molti più danni di quelli da strada. “Con due effetti collaterali: aumenta il senso di impunità fra i criminali, che si sentono incoraggiati a delinquere per il calcolo costi-benefici (fai molti soldi e non rischi nulla); e cresce la frustrazione degli onesti: è sempre raro che denuncino e testimonino”.
(di Anna Piscopo)