Ballottaggi 2016: vince il cambiamento?
Roma e Torino governate da donne giovani e stellate. Il Movimento vince in 19 comuni su 20. Sarà l’antipasto di un governo a 5 Stelle? Pd esce ko dalle amministrative: Milano con Sala lenisce i segni delle ferite. Il centro destra è all’asciutto. I ballottaggi ci restituiscono la fotografia della nuova politica che avanza
Cambiamento. E’ la parola che riecheggia di più a poche ora dai ballottaggi e alla chiusura della tornata 2016 delle amministrative. Dai giornali ai tweet, dai commenti in piazza alla tv, tutti interpretano i risultati delle comunali alla luce di un cambio di rotta. E mi viene in mente Adriano Celentano e la sua “Cumbia di chi cambia” nel passaggio “se c’è qualcuno che c’ha voglia di cambiare / si faccia avanti si faccia avanti”.
Ecco qualcuno che ha avuto e ha voglia di cambiare si è fatto avanti, ha puntato su serietà, attivismo e capacità di esprimere contenuti e ha così (ri)trovato il consenso dell’elettorato. Il Movimento 5 Stelle che conquista con due giovani donne sindaco Roma e Torino, vince in 19 comuni su 20 in cui ha presentato un suo candidato, è a tutti gli effetti una forza politica di governo e non più solo di protesta o di opposizione.
Nonostante le logiche locali siano del tutto specifiche – soprattutto per i piccoli comuni dove a fare la differenza sono le persone oltre che i programmi – queste elezioni amministrative restituiscono un risultato nazionale con cui fare i conti e su cui il Governo ha già iniziato ad interrogarsi. Boom 5 Stelle, PD in difficoltà, centrodestra sempre meno compatto e ormai inesistente, Forza Italia che soffre, Lega Nord e Fratelli d’Italia alla ricerca di una nuova (necessaria) destra, la sinistra più radicale ormai all’estinzione: è la fotografia delle amministrative, ma anche specchio delle nuove logiche della politica nazionale.
La sconfitta del partito di governo (non eletto dai cittadini – è bene ricordarlo tra parentesi) è eclatante, nonostante la vittoria del renziano Beppe Sala a Milano sia motivo di vanto tra i democratici di governo; a Napoli e Bologna gli elettori riconfermano Luigi De Magistris e Virginio Merola; il centrodestra perde in molte città, eccezione fatta per Trieste con Roberto Dipiazza; ai ballottaggi molti elettori di centrodestra (possiamo ancora definirli così?) hanno scelto Movimento 5 Stelle. Sono i risultati su cui costruire tutte le trame della politica del giorno dopo le elezioni, la politica (locale come nazionale) che fuori da slogan e promesse da campagna elettorale possa traghettare verso lidi più sicuri un Paese alla disperata ricerca della ripresa economica e sociale.
In questo scenario il Movimento 5 Stelle è senz’altro la nuova politica che avanza. E’ la politica di Virginia Raggi e di Chiara Appendino – solo per fare gli esempi più emblematici – che amministreranno due centri strategici per le sorti del Paese; quella delle giunte comunali in diretta su Facebook, sintomo di un forte sete di partecipazione alla cosa pubblica da parte dei cittadini (nonostante si registri un evidente calo di affluenza alle urne); quella che ascolta la gente scendendo in strada, senza dover ricorrere ai sondaggi per capire cosa pensa; quella che non si perde in rancori personali ma parla alla gente di lavoro, tasse e salute, denunciano irregolarità e reati e dice con chiarezza come stanno le cose.
Sarà forse l’antipasto di un governo a 5 Stelle? Ci si augura che il largo consenso registrato non si traduca in una occasione persa per cambiare davvero le cose. Il Movimento ora si trova di fronte a grandi sfide. La vera partita è solo appena cominciata e il Referendum sarà il vero banco di prova di questo Governo.
fonte foto: Ansa.it
(di Grazia Pia Attolini)