Referendum Costituzionale: il No in crescita
Le paure di chi voterà Si e chi No. Sale la peoccupazione per l’alta percentuale che dichiara: non voterò!
Il 4 dicembre si avvicina, il giorno del referendum che potrebbe cambiare la Costituzione come la conosciamo. Tra testimonial famosi per il Si e per il No, appelli e controappelli, non è ancora possibile fare delle previsioni certe. In questo tourbillon di indagini e ricerche, alcuni dati rimangono certi, e ben più preoccupanti di scenari in caso di vittoria di qualunque di una delle due voci.
In una recentissima ricerca dell’istituto Index Research, infatti, circa un quarto degli intervistati, il 38%, aveva dichiarato che non sarebbe andato a votare. Un dato che, amaramente, non stupisce: si ricordi il mancato raggiungimento del quorum nel referendum del 17 aprile 2016, sulla questione della concessione delle nuove licenze estrattive. In questo particolare caso non sarà necessario il raggiungimento di un quorum: rimane quindi il dubbio sul perché i cittadini preferiscano astenersi.
È certo che con il passare dei mesi il senso del referendum costituzionale è stato mistificato: le dichiarazioni di Renzi che assicurava le dimissioni in caso di vittoria del No, hanno creato un’associazione mentale abbastanza precisa e fuorviante, in cui votare Sì è votare per Renzi, votare No è votare per mandarlo a casa. Nonostante il premier abbia ritrattato questa sua dichiarazione l’associazione rimane forte. E i sondaggi non dovrebbero minimamente rassicurarlo. Tra le prime paure in caso di vittoria del Si, infatti, si trova “Renzi” (41,8%), “Il futuro della democrazia” (26,4%) e “Il caos che genererà la riforma” (8,7%).
Il no in vantaggio del 51,7%
La percentuale di chi voterà No, infatti, è in costante crescita da maggio. Al momento il NO è in vantaggio al 51,7%. Non si tratta solo dei Grillini (di cui uno su due voterà per il NO alla riforma), delle frange più estreme della destra, ma anche dei “dissidenti” del Partito Democratico, mai come in questo momento diviso in correnti interne. Il 40%, infatti è per il NO.
I più fedeli, invece, seguono il premier nell’intento riformatore. Dove recuperare, allora, i voti per superare il divario con il NO? Lo ha dichiarato lo stesso Renzi e lo confermano i sondaggi: “Questo referendum si vincerà a destra”. È in quella corrente politica, infatti, che c’è il maggior numero di indecisi da poter convincere.
La vittoria del No, infatti, genera delle paure: l’impossibilità di riformare il Paese (45,3%), il caos che conseguirebbe a un’eventuale caduta del governo (20,2%) e le ripercussioni sull’economia (8%) e il futuro del Paese (13%).
In entrambi gli scenari i timori hanno la stessa portata. Si tratta di un referendum importante che in un caso o nell’altro influenzerà profondamente il futuro del nostro Paese. Non è un referendum in cui votare a cuore leggero, ma questa non deve essere una scusa per l’astensionismo. È una questione che riguarda e coinvolge tutti i cittadini italiani.
(di Francesca Parlati)