A Scuola di Pace per festeggiare il giorno della Befana
di Pierfrancesco Demilito
Fino ai primi anni del dopoguerra i bambini di Roma vivevano la notte dell’Epifania come una grande attesa. Già, perché in quegli anni i regali per i bimbi non arrivavano a Natale, ma il 6 gennaio, e a portarli era la Befana. Poi, da oltreoceano è stata importata la tradizione di Babbo Natale e così l’Epifania è passata in secondo piano. Al punto che, addirittura, la festività del 6 gennaio venne abolita con una legge. Nel 1977, infatti, l’articolo 1della legge n. 54 abolì la festività e la trasformò in una giornata lavorativa. Otto anni dopo, nel 1985, venne reintrodotta con il DPR n. 792.
Ai giorni nostri, anche se la festività dell’Epifania è tornata in auge, è ormai andata persa buona parte del fascino di questa giornata, che ancora agli inizi del secolo a Roma veniva chiamata Pasqua Bbefanìa, perché all’epoca tutte le principali ricorrenze religiose erano definite Pasqua.
Il 6 gennaio, a Roma e nel resto del paese, sono tante le associazioni e le organizzazioni che si attivano per donare un giorno di festa ai più piccolini, specie per quelli meno abbienti. Nella Capitale, una delle onlus più attive è la Scuola della Pace, fondata ufficialmente nel settembre del 2006, ma già attiva dal lontano 1987 con l’intento di promuovere nelle scuole italiane una cultura di pace. E ormai dopo tanti anni di attività, tante iniziative e tanto lavoro, a collaborare a questo progetto sono 150 scuole in Italia e 18 all’estero (Libano, Palestina, Romania, Bosnia, Serbia).
Dal 1997 la Scuola della Pace organizza, ogni anno, la Befana della gioia. Per l’edizione 2012 i volontari dell’associazione si sono recati a L’Aquila, per consegnare giochi e dolci ai bimbi che tre anni fa hanno vissuto il dramma del terremoto. Ieri, invece, grazie anche al patrocinio del Municipio centro storico di Roma, dolciumi e balocchi sono stati consegnati ai bimbi romani dei quartieri dell’Esquilino e di Torpignattara, quartieri della Capitale abitati da tante famiglie di migranti.
Tutto ciò che i volontari della Scuola della Pace hanno donato a L’Aquila e a Roma non è stato acquistato dall’associazione, ma è stato donato. E a donare i giocattoli non sono state aziende benefattrici o sponsor ma altri bambini, studenti di sette scuole di Roma e della provincia.
Una buona pratica che ha permesso ad alcuni di vivere una bella giornata ricevendo dei doni e ad altri ha insegnato a rinunciare a qualcosa per donarlo. Anche così si favorisce la cultura della Pace e non c’è modo migliore per riscoprire nuovamente quell’aria di festa che si respirava il 6 gennaio qualche decennio fa, quella che si respirava quando ancora si chiamava Pasqua Bbefanìa.