Addio a Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica
Una vita al servizio della politica, della democrazia e dei diritti
Si è spenta martedì all’età di 89 anni Tina Anselmi, prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica. Classe 1927, ha attraversato gli anni più difficili del nostro Paese. Già all’età di 17 anni prende parte alla Resistenza e con il nome di battaglia di “Gabriella” diventa staffetta della brigata Cesare Battisti; nel dicembre dello stesso 1944, s’iscrive alla Democrazia Cristiana e inizia a partecipare attivamente alla vita del partito. Da quel momento ha inizio una carriera che la porterà a ricoprire diversi incarichi: da partigiana a sindacalista, dall’impegno nella vita politica e nelle istituzioni alla lotta contro la loggia P2, Tina Anselmi rappresenta un esempio di come si possa vivere la politica con passione e libertà.
Dopo la guerra si laurea in lettere all’Università di Milano e inizia a insegnare alle elementari, segue l’attività dall’attività sindacale nella Cgil e nella Cisl e dal ’58 al ’64 l’incarico nei giovani della Democrazia cristiana. Nel 1963 è eletta componente del comitato direttivo dell’Unione europea femminile, di cui diventa vicepresidente.
Una vita dedicata alla Democrazia e ai diritti delle donne, in particolare a quelli delle operaie e delle maestre: era il 1976 quando fu nominata titolare del dicastero del lavoro e della previdenza sociale in un governo presieduto da Giulio Andreotti. In seguito, nel biennio ’78-’79 fu nominata ministro della Sanità ancora durante il governo Andreotti. Sensibile ai problemi della famiglia e della donna, si deve a lei la legge sulle pari opportunità. Nel 1981, nel corso della VIII legislatura, è nominata presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985.
Unanime il cordoglio delle istituzioni: il capo dello Stato Mattarella ne ricorda “il limpido impegno per la legalità e il bene comune”, mentre il premier Matteo Renzi ricorda che con lei “scompare una figura esemplare della storia repubblicana”.
(di Anna Piscopo)