Presidenziali francesi. Crisi a Gauche e speranza Fillon contro il Fronte Nazionale
Hollande rinuncia al secondo incarico. Il gollista Fillon batte Sarkozy e vince le primarie della destra francese. Chi sfiderà Marine Le Pen, in testa ai sondaggi con quasi il 30% dei consensi?
Brexit, Trump, Rexit (le dimissioni del premier italiano dopo la vittoria del no al referendum), la vittoria del verde austriaco Van der Bellen contro l’antagonista di destra Hofer e ora, occhi puntati sulla Francia.
Il 23 aprile 2017 si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali francesi (Oltralpe si vota con un maggioritario uninominale a doppio turno, un sistema che favorisce i partiti grandi e garantisce una relativa stabilità al Paese, più di quanto possa fare un sistema proporzionale) e i principali partiti sono alle prese con le primarie per scegliere il loro candidato.
A sinistra.
All’inizio di dicembre, il presidente in carica François Hollande è apparso in diretta tv per annunciare che non si candiderà a un secondo mandato all’Eliseo.
Poche volte nella storia della Quinta Repubblica, un presidente in carica ha rinunciato a ripresentarsi: Mitterrand per motivi di salute e Pompidou per decesso.
Il leader socialista si è arreso alla realtà dei fatti e ai sondaggi che lo davano addirittura dietro Fillon, Le Pen e Mélenchon, con poca chance di vincere le primarie del suo partito, previste a gennaio.
Eletto nel 2012 e da subito poco amato, la presidenza Hollande non è stata “fortunata”: l’alta disoccupazione, la crescita economica inferiore a quella degli altri paesi europei, gli attentati terroristici (dalla strage del Bataclan nel 2015 a quella di Nizza dello scorso luglio) e, persino vicende private, hanno logorato il mandato di un presidente con poco appeal e scarsa capacità di fare presa sui francesi.
L’erede designato di Hollande sembra essere l’ormai ex premier Manuel Valls. Il primo ministro si è dimesso lo scorso 6 dicembre (dopo l’annuncio di Hollande) e ha iniziato la sua campagna per le primarie del partito socialista (a gennaio). Al suo posto Bernard Cazeneuve, già delegato agli Affari europei nel 2012 poi ministro dell’Interno con lo stesso Valls e fedelissimo di Hollande. Ma per Valls la strada è in salita. Con un presidente uscente che gode di appena il 15% dei consensi dell’elettorato francese e nonostante la scesa in campo anche dell’ex ministro dell’Economia di Hollande, Emmanuel Macron, fondatore del partito di sinistra moderata chiamato En Marche, il Partito socialista francese e tutta la Sinistra sono destinati – salvo sorprese – a rimanere meri spettatori di quello che pare essere l’esito finale più probabile: il ballottaggio tra François Fillon e Marine Le Pen.
A destra.
Lo scorso novembre François Fillon ha vinto le primarie della destra francese (le prime della storia).
Già primo ministro dal 2007 al 2012 (capo del governo firmatario del Trattato dell’Unione europea di Lisbona e dell’accordo per il ritorno della Francia nella struttura militare della Nato), Fillon ha battuto Sarkozy (ormai politicamente “archiviato”) e Alain Juppé (attuale sindaco di Bordeaux e già ministro degli affari esteri ed europei proprio sotto la presidenza Sarkozy).
Politico di professione e liberale di destra “di quella destra che in Italia non è mai riuscita a diventare partito di massa, né populista, né autoritaria, né statalista, né identitaria” scrive Paolo Papi su Panorama.
Contrario ai matrimoni gay, moderatamente antiabortista, sostenitore di un approccio realista – per molti critici troppo morbido – verso la Russia di Vladimir Putin con la quale Fillon da sempre auspica un aperto dialogo poiché non tace sul fatto che il paese sia un partner strategico con cui collaborare per la soluzione di questioni internazionali come quella siriana e la lotta al terrorismo (sull’entusiasmo manifestato da Obama e Hollande a seguito del rovesciamento di Bashar al-Assad, Fillon ha preso le distanze. Tuttavia, come si dovrà fare con Trump, bisognerà giudicare con relativa prudenza e come sempre in questi casi, distinguere le dichiarazioni fatte in campagna elettorale e le decisioni finali).
Scrive Francesca Bitondo su Affari internazionali: “Fillon incarna i principi di politica internazionale di ispirazione gollista, a cui tutti i presidenti della quinta Repubblica hanno fatto riferimento, sebbene con sfumature differenti. Tradizionalmente, tre sono gli elementi portanti della politica estera francese. Il primo è l’autonomia strategica: la sovranità nazionale e la libertà decisionale nel compiere delle scelte di politica, interna ed estera, sono viste come condizioni necessarie per garantire e rafforzare il ruolo della Francia nel mondo. A questo aspetto si collega l’utilizzo dello strumento della dissuasione nucleare per essere al pari delle grandi potenze. Ma la Francia, da sola, non disporrebbe dei mezzi per portare avanti questo approccio.
Di qui il terzo elemento, ossia la costruzione di un’“Europa delle nazioni”, intesa come forum intergovernativo che rispetti le sovranità nazionali.”
Ancora la Bitondo: “In piena coerenza con questo approccio, e in linea con una concezione sovranista della Francia, Fillon ha votato no al referendum del 2005 sul trattato costituzionale dell’Ue, sostenendo che non esisteva un’unione politica tale da avere un inquadramento giuridico di rango costituzionale e per le conseguenze che questo avrebbe comportato per la sovranità nazionale.”
Jean-Pierre Darnis su Affari internazionali descrive la politica di Fillon come “un mix fra ideologia di rottura (l’imprinting di un certo liberalismo di ispirazione thatcheriana con richiami a scelte d’ispirazione cattolica conservatrice) e un forte attaccamento al territorio e ai valori tradizionali”.
A ben guardare, sembra che nello scenario internazionale stia avanzando il “vecchio” a scapito del “nuovo”. Si ricandida Angela Merkel, Theresa May con un colpo di tacco (e che tacco, risaputa è infatti la passione della premier britannica per l’accessorio femminile) scansa David Cameron (travolto dal Brexit) e in Francia viene richiamato François Fillon per dare alla destra moderata francese la possibilità di battere Marine Le Pen. Anche Donald Trump, negli Stati Uniti, “Sembra il perfetto rovesciamento del giovanilismo simbolico che fu addirittura di John Fitzgerald Kennedy” conferma Pieluigi Battista su Corriere.it.
Il successo delle primarie della destra (un’affluenza di più di 4 milioni di elettori contro i 2,6 milioni delle primarie della Gauche nel 2011) e la vittoria di Fillon, fanno intendere un fidente ottimismo de Les Républicains verso questa valida alternativa – gollista e centrista di destra – da offrire agli elettori francesi dopo i cinque anni di gestione “catastrofica” socialista e contro lo “spauracchio” Le Pen.
Infatti, l’auspicio è che con Fillon la destra crei una barriera contro Marine e il suo Front National, quest’ultimo ben capace di attrarre il voto popolare fortemente colpito dalla crisi economica e sensibile ai problemi legati all’immigrazione e alla tassazione.
La sinistra francese è parecchio disorientata e frammentata e non si intravedono speranze a che i socialisti e i loro potenziali alleati possano fare quadrato attorno a un candidato in grado di passare il primo turno delle presidenziali.
Fillon sicuramente è il candidato della destra più “digeribile” – per gli elettori di centrosinistra – in caso di un ballottaggio contro la Le Pen. Infatti, se al primo turno dovesse vincere Fillon sul candidato socialista (forse Valls?) e se questo non riuscisse a convincere il proprio elettorato a confluire su Fillon i propri voti, al secondo turno si potrebbe assistere a una netta dispersione dei suffragi di sinistra a tutto vantaggio del Front National.
Rimane quindi in salita, ma non impossibile da percorrere, il cammino del nuovo leader della destra francese che deve – paradossalmente – augurarsi per la vittoria al secondo turno, maggiore compattezza e unità d’intenti del Front de Gauche in generale e del partito di rue de Solférino.
Anche perchè, secondo un’indagine di Harris Interactive, realizzata per Public Sénat e LCP, François Fillon batterebbe Marine Le Pen al primo turno delle presidenziali e la sconfiggerebbe al ballottaggio.
Allons enfants de la Patrie, le jour de gloire est arrivé!
(di Alessandra Esposito)