Diritto di disconnessione: in Francia ora è legge
Diritto di disconnessione. Dal primo gennaio in Francia niente più e-mail al di là dell’orario d’ufficio
Tempi e modi certi per garantire una vita “offline” ai propri dipendenti: con l’anno nuovo il “diritto alla disconnessione” è legge in Francia. La norma, contenuta nell’articolo 55 della Loi Travail, ampia riforma del lavoro adottata in Francia e approvata la scorsa estate, è entrata in vigore il 1 gennaio 2017, imponendo alle aziende d’oltralpe con più di 50 dipendenti di fissare i modi e i tempi per “lasciarli offline”, quindi disconnessi, fuori dagli orari di lavoro.
Una legislazione necessaria, fanno sapere i vicini francesi. Nelle imprese i tempi di riposo spesso non vengono rispettati: quando i dipendenti ricevono e-mail di lavoro durante il loro tempo libero, si sentono in qualche modo obbligati a rispondere. E la legislazione ha voluto prendere in considerazione queste situazioni: basta smartphone e tablet sempre accessi con gli occhi pronti a intercettare l’ultima mail di lavoro.
Prerogativa dei lavoratori di non ricevere posta elettronica durante il loro tempo libero, nel week-end, nelle ferie; ora, il diritto alla disconnessione, diventa anche un obbligo per i datori di lavoro di negoziare con le organizzazioni sindacali un accordo di lavoro per mettere in pratica e stabilire tempi e modi per la “disconnessione”.
La misura, introdotta dal ministro del Lavoro Myriam El Khomri è pensata infatti per stabilire un confine tra la flessibilità del lavoro e l’onnipresenza della tecnologia, che consente di essere sempre connessi e disponibili. La normativa prevede la pubblicazione di una carta in cui si elencano i diritti e i doveri dei lavoratori fuori dall’orario di lavoro, la definizione precisa di momenti del giorno o della settimana in cui i dipendenti hanno il diritto di non essere connessi.
Sebbene la legge nasca già con una pecca, poiché non prevede sanzioni in caso di mancata applicazione, la novità è stata accolta con favore dall’opinione pubblica e dai sindacati che vedono nella misura una strada per educare anche i dipendenti stessi, spesso schiavi di questa connettività non-stop. La legge, infatti, contempla anche l’organizzazione di corsi nelle aziende per insegnare a tutti “l’uso ragionevole dei dispositivi connessi”.
Lo studio
La legge muove da uno studio del 2015, commissionato dallo stesso Ministero del Lavoro francese, che aveva evidenziato che solo un quarto dei manager coinvolti nella ricerca, smette davvero di consultare mail e comunicazioni di lavoro durante il tempo libero. Secondo tale studio, oltre un terzo dei lavoratori francesi utilizza ogni giorno strumenti elettronici fuori dall’orario di lavoro e il 62% reclama una regolamentazione. Se la connessione a internet ovunque resta molto appetibile per gli scopi più vari, oggi, di fatto, essa impedisce di “staccare” davvero dal lavoro, con inevitabili conseguenze sulla salute e sulla resa stessa del lavoro. Oltre a mettere a rischio la salute psicofisica dei lavoratori, infatti, essere sempre connessi abbassa la qualità del lavoro poiché, come sottolinea lo studio, “non agiamo più, siamo costretti a reagire di continuo”.
I precedenti
Da Volkswagen a Orange, alcune grandi aziende, come la compagnia di energia nucleare Areva o quella di assicurazioni Axa, hanno già stabilito dei limiti ai messaggi fuori orario. L’operatore telefonico Orange dallo scorso settembre ha chiesto ai suoi dipendenti di non usare messaggi e mail in determinate occasioni, per esempio durante le riunioni, così da aumentare la concentrazione.
In Germania, l’apripista è stata Deutsche Telekom – il cui capo del personale, Thomas Sattelberger, aveva ammesso di essere stato tra quelli “che mandavano mail a orari assurdi” – e già dal 2010 non costringe più i dipendenti a leggere la posta elettronica dopo aver abbandonato la scrivania. Dopo il colosso delle telecomunicazioni, in Germania, sono ormai numerose le grandi aziende che hanno messo un freno al lavoro extra. Dalla fine del 2011, ad esempio, Volkswagen spegne i server mezz’ora dopo la fine dei turni e li riaccende trenta minuti prima dell’inizio.
E in Italia?
La normativa applicabile è contenuta nell’articolo 3, comma 76, del disegno di legge 2229 dove si riconosce espressamente il diritto alla disconnessione, “nel rispetto degli obiettivi concordati”. “Un lavoratore che non è reperibile quando esercita il suo diritto alla disconnessione non può essere considerato come inadempiente, e non può essere sanzionato – recita l’articolo – Le fasce di reperibilità non sono obbligatorie ma, in concreto, risultano molto utili alla delimitazione del diritto alla disconnessione”.
La salvaguardia del tempo offline del lavoratore è inoltre contemplata nelle proposte di legge sul “lavoro agile” che sono all’esame del Parlamento. Il testo dedica ampio spazio ai diritti e ai doveri dei “nuovi” lavoratori e, se il testo diventerà legge, con un accordo tra azienda e dipendenti si potranno stabilire anche nel Bel Paese delle regole che lascino tempi liberi dalla connessione con l’ufficio.
(di Annalisa Spinelli)