Brasile 2014: Cile, Colombia e Costa Rica, l’America Latina fa la voce grossa ai mondiali

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brasile 2014di Marco Milan

Se la Spagna è stata spazzata via in sole due partite, in questi campionati del mondo la lingua spagnola resta viva grazie alle nazionali centro-sud americane che, trascinate tanto dal gruppo quanto dai singoli, si stanno imponendo, rischiando di rendere i mondiali una semplice succursale della Coppa America.

Cile, Colombia e Costa Rica sono già agli ottavi, tra lo stupore di tutti ma con enormi meriti. Inoltre Uruguay, Messico ed Ecuador sono ancora in corsa per la qualificazione, oltre all’Argentina per la quale, per ovvi motivi, l’approdo al secondo turno non rappresenta una sorpresa. Ma perché  Cile, Colombia e Costa Rica si sono così ben comportate, mettendosi al comando di gironi sulla carta quasi proibitivi?

Cile: la nazionale cilena appariva effettivamente come possibile outsider, specie considerando un organico che poteva contare su nomi del calibro di Vidal e Sanchez, tanto per citare i più rappresentativi. Di certo, però, nessuno si aspettava una cavalcata della Roja sudamericana che sapesse ammutilire i rivali in rosso europei della Spagna, campione del mondo e bicampione d’Europa in carica. Il Cile ha mostrato gioco, idee ed una freschezza atletica invidiabile, tanto da poter quasi fare a meno dell’apporto di Arturo Vidal, ancora acciaccato da vari infortuni e sostituito anzitempo in entrambe le gare sin qui disputate. Applausi per il selezionatore Jorge Sampaoli, un argentino di quasi 55 anni che dopo il ritiro dal calcio giocato a soli 19  a causa di un gravissimo infortunio, era finito a lavorare in banca. E’ un tecnico semplice e moderno, ma che allo stesso tempo non vuole inventare nulla, anzi, ha dimostrato notevole intelligenza nel comprendere il potenziale della sua squadra e riuscire a metterla in campo in modo che potesse rendere al massimo. Il Cile ora affronterà l’Olanda in uno spareggio per il primo posto nel girone, con l’obiettivo di evitare il Brasile negli ottavi di finale, anche se, dopo essere usciti contro i carioca agli ottavi sia nel 1998 che nel 2010, i cileni un pensierino a prendersi una bella rivincita proprio nel cuore della terra del carnevale, lo stanno facendo davvero.

Colombia: indicata da molti come possibile sorpresa dei mondiali brasiliani, la nazionale sudamericana sta andando oltre ogni aspettativa. Che la qualità ci fosse lo si sapeva, ma che la nazionale di giallo vestita imponesse un gioco simile nelle prime due uscite mondiali era poco preventivabile. La Grecia è stata sbriciolata all’esordio da una Colombia che sembrava correre in motocicletta contro avversari costretti a farsela a piedi. James Rodriguez e Guillermo Cuadrado hanno mandato in tilt la nazionale ellenica, ripetendosi poi anche contro la Costa d’Avorio, incapace di prendere le contromisure ai colombiani che sbucavano da tutte le parti. Artefice è l’esperto ct argentino Josè Pekerman, selezionatore della nazionale albiceleste nel 2006 quando fu criticato per aver tenuto in panchina Lionel Messi nella sfida poi persa dall’Argentina contro la Germania ai quarti di finale. La personalità di Pekerman lo ha portato a rispondere con fermezza a chi continua ancora oggi a rinfacciargli quell’esclusione: “Ho tenuto Messi in panchina quella volta, è vero, ma chi ricorda questo non ha la memoria altrettanto ferrea per ricordare che se non fosse stato per me e per la mia opera di convincimento, Messi avrebbe scelto di giocare per la Spagna, volendo acquisirne nazionalità e cittadinanza, perché si sentiva adottato e coccolato da quella terra”. Un carisma eccezionale quello di Pekerman, bravo a plasmare una nazionale talentuosa ma anche altamente eccitata col rischio di bucare le gomme sul più bello della corsa. La Colombia è tornata a disputare la fase finale della coppa del mondo dopo 16 anni e dopo due eliminazioni consecutive al primo turno, senza sfruttare al meglio la generazione dei Valderrama, degli Asprilla e dei Rincon. La possibilità di aprire un nuovo ciclo e renderlo indimenticabile è reale e la nazionale del caffè ha iniziato col piede giusto; ora manca l’ultimo incontro, quello col Giappone quasi eliminato, per blindare un primo posto che in Colombia considerano solo il primo passo verso un’avventura da sogno.

Costa Rica: e ora alzi la mano chi aveva scommesso o previsto una Costa Rica agli ottavi di finale, prima a punteggio pieno dopo due giornate e in un girone in cui si scommetteva su chi fra Italia, Inghilterra ed Uruguay sarebbe finito fuori, considerando i costaricensi come vittime sacrificali, agnelli da macello di un gruppo impossibile da superare. Oggi fanno tutti a gara per snocciolare le qualità dei vari Duarte, Ruiz e Joel Campbell, nomi sin qui ignorati. Il 3-1 all’esordio contro l’Uruguay ha fatto drizzare le orecchie a chi non conosceva e non considerava una nazionale, quella centroamericana, che ha fatto intravedere talento e freschezza. Nulla di clamoroso, ma una tattica semplice e redditizia, ogni uomo al posto giusto, col suo compito e la sua motivazione. Nella gara contro l’Italia, la Costa Rica non ha quasi mai sofferto, se si eccettuano un paio di incursioni di Balotelli ad inizio partita, mentre nella ripresa, più il cronometro scorreva e più si aveva la sensazione che gli italiani avrebbero potuto proseguire ad attaccare per ancora un paio di giorni senza riuscire a trovare il bandolo dell’intricata eppur ordinatissima matassa costaricense. Il ct, il colombiano Jorge Luis Pinto, già tecnico della Costa Rica nel biennio 2004-2005, si sta prendendo una notevole rivincita, sia nei confronti del paese centroamericano, lasciato senza aver potuto la possibilità di guidare la nazionale ai campionati del mondo del 2006 in Germania, sia verso il suo paese natale, quella Colombia che nel 2008 lo silurò con una federazione delusa verso un tecnico che aveva fatto il possibile con in mano una nazionale a cavallo fra due generazioni d’oro ed in quel momento piena zeppa di onesti ma poco dotati protagonisti. La Costa Rica è agli ottavi di finale, come e forse meglio di quella dei miracoli di Italia ’90 che all’esordio mondiale assoluto (e con una competizione aperta a “sole” 24 formazioni) superò brillantemente il primo turno per poi arrendersi agli ottavi alla supremazia della Cecoslovacchia del genoano Skurhavy. Come Italia ’90 perché la Costa Rica è agli ottavi, forse meglio perché questa volta Los Ticos hanno la possibilità contro l’Inghilterra nell’ultimo impegno della fase a gironi, di conquistare addirittura il primo posto.

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