Giorno 4. Tutto l’amore che serve
Caro diario, oggi voglio raccontarti una storia d’amore e di sofferenza, intrisa di lacrime salate come le gocce di acqua marina. Una narrazione comune, un’avventura disperatamente a lieto fine. Si, perché la fine non è necessariamente la conclusione di un percorso, ma spesso è soltanto il trampolino più alto verso la rinascita ed il riscatto.
Se potessi descriverti cosa ho provato quel giorno ad inizio anno, in cui il sole alto faceva capolino timidamente dietro nuvole velate, non sarei in grado di narrartelo, neanche con il gesto nobile della scrittura. Ma la penna ed il foglio riescono a dar forma alla sofferenza e ai turbamenti più intimi, cercando di riordinare i pensieri secondo un ordine logico. O per lo meno, secondo il mio ordine.
La verità è che amare rende vulnerabili e fragili. L’incapacità di consumare con entusiasmo le sensazioni più autentiche conduce, inevitabilmente, a rinchiudersi in una gabbia di solitudine ed insoddisfazione perenne.
Il cuore, anestetizzato dalla paura di rischiare, mostra i suoi aculei più pungenti.
Era un pomeriggio come tanti, in cui il sole, come sempre, illuminava di vita il balcone della mia stanza. Sono inciampata nel buio della sua ombra e adesso che sto naufragando, cerco disperatamente di trovarne un senso. La vita è fatta di momenti e anche di coincidenze.
Non credo agli episodi, intesi come eventi senza cause o effetti. Credo agli incontri e alla chimica, al profumo di dopo barba alla menta; alla bellezza dei baci intensi e spudorati; alle risate spontanee e ai litigi esasperati, a cui sempre e comunque, segue una notte d’amore. Credo ai tramonti e ai paesaggi mozzafiato, alle notti insonni e alle lunghe passeggiate.
Proprio quel giorno iniziai a credere che la felicità avrei potuto gustarla fino in fondo e che tutto il mondo intorno non avrebbe compreso, e per una volta nella vita, avrei provato a vivere per il solo gusto di farlo. Così dannatamente tossico, l’amore avrebbe pervaso ogni atomo del corpo, imprigionata la mente e le gambe, sarebbe esploso come una nebulosa di stelle. L’amore è una patologia, cantava qualcuno. L’amore è un investimento azionario, scriveva un illuminato sociologo.
L’amore è l’olio che mette in moto i meccanismi più sofisticati dell’esistenza. Ma se non è si propensi a coltivarne il desiderio, si finisce per esserne risucchiati. Ed infine scomparire. Allora l’abisso diviene l’unico posto in cui riuscire a respirare, aggrappati a quei brevi ed intensi scampoli di ricordi che legano il presente ad un passato esageratamente ingiusto.
Avrei voluto trattenerti e sussurrarti che la paura non la si sconfigge colmando i vuoti con le carezze, la condivisione è tutt’altro. Assopiti dalla vacuità delle nostre esistenze sospese, tendiamo a non cogliere l’importanza di respirare a pieni polmoni l’essenza del dolore. La sofferenza è un percorso inevitabile per il raggiungimento di qualcosa di più grande e duraturo.
“Trafiggi il dolore e passaci in mezzo come un carrarmato” – avrei voluto sussurrarmi, sommessamente, nei momenti di sconforto: “sfogati, balla, canta, dipingi, amati. Sfoggia con determinazione e sicurezza il volto più fragile della tua essenza. Non vergognartene e sii fiera. E con rispetto verso la tua natura, impara a volerti bene”.
Caro diario, se potessi un giorno ripercorrere brevi ed intensi momenti di spensierata felicità, lo farei con la medesima intensità. Sarei disposta, pur conoscendone l’esito, a rivivere e ad inciampare nello sguardo intenso di quell’uomo dagli occhi verdi o nei sogni confusi di quella ragazza dai capelli rossi. Disposta, altresì, a mettere in discussione le mie convinzioni e i miei banali pregiudizi, pur di giungere a capire che non esiste amore reale se non si è in grado di trovare un proprio equilibrio. Che fuggire non serve, se non si ha il coraggio di affrontarsi: il conto della vita è inevitabile.
Per assaporare la vera gioia, occorre percorrere il dolore con estrema sicurezza e determinazione. A testa alta, senza la necessità di affidarsi ed appoggiarsi ad alcuno. E quando sarà il momento, ci ritroveremo per strada, tra mille storie e mille volti indifferenti, tra un amore che si spegne e due mani che si sfiorano delicatamente. Nel caos della grande metropoli impareremo a percepire la fragilità come ricchezza e, senza aver paura, riprenderemo a scorrere, lentamente, ma senza tregua. Ripensando ai momenti di dolore, ringrazieremo la vita e la sua crudezza e a quanto ci ha reso vulnerabili ed infantili, ma pur sempre meravigliosamente imperfetti ed unici.
(di Greta Marraffa)