Trionfo Roma: davanti a 20.000 persone conquista la Coppa Italia

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di Cristiano Checchi

Se il modello del Barcellona per la prima squadra a Roma stenta a decollare, c’è un altro settore che a Roma invece funziona bene, ai livelli della cantera blaugrana: la primavera di Alberto De Rossi. La Roma, campione d’Italia in carica, ha porta a casa giovedì sera la quarta Coppa Italia della sua storia.

La terza volta: quella buona- Il pensiero di perdere ancora una volta quella coppa, che sembrava esser diventata una maledizione, avrà fatto sicuramente capolino nella mente di De Rossi: nel 2009 la sconfitta per 2 a 0 a Marassi consegnò il trofeo al Genoa, l’anno scorso la cocente delusione all’Olimpico contro la Fiorentina capace di imporsi 3 a 1.

Ad affrontarsi, giovedì sera all’Olimpico, sono stati due tra i settori giovanili più forti d’Italia. La Juventus veniva dalla prestigiosa vittoria in semifinale contro la Fiorentina, l’ammazza Roma (vedi Coppa Italia 2011 e Supercoppa Italiana 2011); i giallorossi avevano invece strapazzato il Milan. Le due squadre venivano inoltre dallo scontro nella finale del Torneo di Viareggio, portato a casa dai bianconeri. Ci si aspettava forse una finale di ritorno con più gol ma così non è stato, c’è stata invece tanto agonismo. La Roma veniva dalla vittoria per 2 a 1 allo “Juventus Stadium”, reti di Viviani e Tallo per la Roma e di Libertazzi per la Juventus, a Roma bisognava solo tenere la forza d’urto juventina per conquistare il titolo, e così è stato. Degno di nota il palo di Ciceretti da 25 metri e il gol ingiustamente annullato a Politano su grande assist di Piscitella. Per la Juve colossali le occasioni nella ripresa di Padovan che da solo davanti a Piagliacelli ha sparato fuori con il mancino e di Chibsah, il quale, anche lui da solo davanti al portiere, ha mancato il bersaglio grosso. Tra le due occasioni juventine erano arrivate però altre due grandi occasioni per la Roma: prima Tallo fermato da un grande intervento di Branescu, poi Nego che invece di tirare davanti al portiere ha cercato un dribbling di troppo. Con lo 0 a 0 finale Viviani ha potuto alzare, 18 anni dopo, la Coppa al cielo.

Dichiarazioni post match– Di gioia le parole di mister De Rossi ai microfoni di Sportitalia: “Non so cosa dire, una gioia immensa, davanti a qualcosa che per noi è incredibile. Un pubblico così lo vediamo con la prima squadra, ci hanno sostenuto fin dall’inizio, ci hanno trattato da grandi, non lo siamo ancora, ma qualcuno di loro ci arriverà”.  I complimenti alla Roma sono arrivati anche dalle parole del mister juventino, Baroni: “Nelle due partite la Roma ha meritato qualcosa più di noi, ho fatto i complimenti. Ci siamo fatti i complimenti. Ora non resta che sperare in un altro scontro. Complimenti anche ai miei ragazzi”. Gioia anche per Viviani che ha sollevato la coppa 18 anni dopo Totti: “Un grandissimo onore, ho avuto la fortuna di giocare con lui, non sta a me dire quanto è forte, non ci sono parole”.

La nota storta- Unica nota negativa della serata, nel pieno del malcostume che regna in Italia, i cori contro Pessotto che hanno fatto seguito all’orrendo striscione di Bologna.

Lo stadio Olimpico- A Roma vige una leggenda, amara e intrisa di tristezza. Sono molti i tifosi romanisti che non vorrebbero mai più lo stadio Olimpico per giocarsi una finale. Tutto cominciò con il Liverpool, poi l’Inter in Coppa Uefa, la rimonta non riuscita contro il Torino in Coppa Italia, poi qualche finale di Coppa andata male all’andata a compromettere il ritorno, poi l’Inter di nuovo nella finale unica di 2 anni fa. Da contro altare la Supercoppa del 2001, la finale d’andata del 2007 e quella unica del 2008. Troppo poco rispetto a quanto poteva essere. Uscendo dall’Olimpico lo scorso anno dopo la sconfitta dei ragazzi della Primavera contro la Fiorentina, da più voci si sentiva ripetere la storia “basta giocà all’Olimpico le finali”. Il timore c’era anche quest’anno, una paura che però non ha impedito a 20.000 tifosi di andare a sostenere i futuri campioni i quali hanno regalato un successo che almeno per una sera renderà meno amara quella leggenda.

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