Regno Unito. Elezioni anticipate a giugno in ricerca di stabilità politica

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Regno Unito. Al fine di superare le divisioni politiche e non pregiudicare i negoziati sul Brexit, il premier britannico May chiede e ottiene elezioni anticipate.

mayLa premier britannica Theresa May, dopo aver più volte escluso la possibilità di un ritorno alle urne, ad aprile ha presentato una mozione, poi approvata dalla Camera dei Comuni, per la convocazione del voto.
Oltre ai colleghi di partito della May (conservatori) hanno votato a favore le opposizioni laburista e liberaldemocratica, mentre gli indipendentisti scozzesi dell’Snp si sono astenuti.

Secondo la May, il voto anticipato si è reso necessario per “garantire certezza e stabilità negli anni a venire”, perché “il Paese vuole unirsi, ma Westminster si divide”. Il riferimento del primo ministro è al clima di “divisione” creato dalle opposizioni laburista, libdem e indipendentista scozzese che rischia a suo giudizio, di indebolire il Regno Unito nel negoziato di recesso dall’Ue, che “è nell’interesse nazionale ma gli altri partiti si oppongono”.

Il Labour si è già lanciato nella campagna elettorale.
Così Jeremy Corbyn: “Accolgo con favore la decisione del primo ministro di dare al popolo britannico la possibilità di votare per un governo che metterà avanti gli interessi della maggioranza. Il Labour offrirà al Paese un’alternativa efficace ad un governo che ha fallito nella ricostruzione dell’economia e che non ha mantenuto le promesse sugli standard di vita e sui dannosi tagli alle scuole ed al servizio sanitario nazionale”.
Corbyn, che ritiene la May “non credibile” nel suo ruolo di capo del governo inglese, ha ricordato la serie di “promesse infrante” dei conservatori, che avrebbero contribuito alla crisi della sanità e aumentato il divario fra ricchi e poveri nel Regno Unito. Impegnato a rimettere insieme i pezzi del Labour, Corbyn ha promesso un Paese e una Brexit “più giusti”.
Mentre Farron gioca la carta del no a “una hard Brexit” e Sturgeon quella dell’indipendenza della Scozia (vuole indire una seconda consultazione sull‘indipendenza da Londra) da un regno che May vuole portare ancor “più a destra” e “forzare il Paese attraverso una hard Brexit e imporre tagli maggiori”.

Intanto i sondaggi oscillano fra un ampio 21% di vantaggio dei Conservatori sul Labour (rilevazione Yougov) e un margine in calo a meno di 10 punti (ricerca Opinum pubblicata domenica) mentre i Libdem sono in ripresa (ma non sopra il 12%). Le previsioni sull’assegnazione dei seggi, col sistema uninominale secco britannico, si spingono poi addirittura a prevedere il Partito Conservatore a quota 395 deputati (contro i 331 attuali). Se andasse così, Theresa May governerebbe per i prossimi 5 anni, ben oltre la conclusione dei negoziati Brexit.

(di Alessandra Esposito)

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