Venezuela. La rivolta dei nonni contro la crisi economica e sociale

0 0
Read Time2 Minute, 14 Second

In un paese sull’orlo della guerra civile, circa duemila anziani sono scesi nelle strade di Caracas per protestare contro il presidente del Venezuela Maduro

Sfidando i posti di blocco istituiti dalle forze militari in assetto antisommossa, “la marcia delle teste bianche” o la “rivolta dei nonni” come è stata chiamata dalla stampa locale e internazionale, ha visto scendere in piazza e manifestare duemila anziani, accorsi con i bastoni o sulle sedie a rotelle, per chiedere farmaci e soprattutto “un Paese migliore” per i loro nipoti. “Noi non vogliamo una dittatura, ma una dignitosa vecchiaia, la medicina, il cibo e la libertà“, gridano i manifestanti.

venezuelaUn paese alla fame e sull’orlo della guerra civile, il Venezuela.
La crisi politica, la tessera per il razionamento alimentare, la mancanza di medicine, l’iperinflazione (che potrebbe arrivare al 1600% secondo l’Fmi nel 2017), il clima di insicurezza e la violenza imperversante, la rabbia per le libertà e i diritti civili violati. La rivoluzione socialista bolivariana di Hugo Chávez è finita e al suo posto, la repressione della Guardia Nazionale bolivariana contro i manifestanti in piazza (con più di 30 morti, ad oggi).

Maduro – che secondo i sondaggi ha ormai contro il 70% del Paese – ha rinviato le elezioni, amministrative e regionali perchè teme la sconfitta e per questo l’opposizione è scesa in piazza.

La crisi venezuelana ha inizio con la sconfitta di Maduro alle legislative del 2015 a causa del malcontento cresciuto attorno al successore di Hugo Chavez.
Chavez, leader della “rivoluzione bolivariana”, al potere dal 1999 al 2013 aveva ottenuto successi economici e sociali. Sul piano internazionale, aveva sfidato l’egemonia statunitense in America Latina, anche imponendo un prezzo al petrolio prodotto in Venezuela ed esportato. Con i proventi della vendita di greggio ha finanziato numerose riforme sociali a sostegno della popolazione, consentendo fortemente la riduzione della povertà e favorendo la lotta all’analfabetismo e l’accesso alle cure mediche.

Il Venezuela non è però riuscito a ridurre la propria dipendenza dall’esportazione di petrolio ed ha sofferto del crollo del prezzo del barile (dai 107 dollari del luglio 2014 ai 56 del 2015 fino ai 30 del 2016) costringendo Maduro a tagliare molti degli aiuti concessi ai cittadini. Le importazioni si sono ridotte e i venezuelani hanno iniziato a convivere con il razionamento di generi di prima necessità, compresi cibo e medicinali.
È proprio la crisi economica, dunque, ad aver innescato la contestazione. La criminalità e le violenze sono aumentate fortemente, tanto da rendere il Venezuela il paese meno sicuro al mondo dopo El Salvador.

Le opposizioni chiedono elezioni anticipate rispetto alla naturale scadenza del mandato del governo, prevista nel 2018.

Fonte immagine in evidenza www.globalist.it

(di Alessandra Esposito)

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleppy
Sleppy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *