Amarcord: Marcio Santos, la Fiorentina e la cena con Sharon Stone
Calciatori ed attrici: quante relazioni, storie, flirt, fra due categorie di lavoratori privilegiati che possono sfruttare la loro notorietà per incontrarsi senza doversi prima conoscere. E poi c’è un calciatore che ha provato in tutti i modi a conoscere un’attrice (e che attrice!), arrivando perfino ad inserire come clausola del contratto un appuntamento con lei. E’ la storia di Marcio Santos e Sharon Stone, e di una cena diventata leggenda.
Luglio 1994: a Pasadena si gioca la finale dei mondiali americani, di fronte Italia e Brasile, proprio come 24 anni prima in Messico; la sfida è tirata e tattica, a vincere sono afa, caldo e il tasso di umidità oltre l’80%. E a vincere, come si sa, alla fine è pure il Brasile che si impone sugli azzurri di Arrigo Sacchi dopo i calci di rigore; fatali gli errori di Baresi, Massaro e Roberto Baggio, ininfluente la parata di Pagliuca sul tiro di Marcio Santos, roccioso difensore brasiliano che gioca in Europa, in Francia, nel Bordeaux. Proprio di questo difensore classe 1969 si innamora la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori, appena risalita in serie A dopo un anno di B a seguito della clamorosa retrocessione nel 1993; il presidente viola ha promesso il ritorno in Europa sin da subito e vuole allestire un organico competitivo. Marcio Santos diventa un grande obiettivo dei gigliati, sopratttutto dopo la rinuncia al giovane e promettente Lilian Thuram (chissà come sarebbe cambiata la storia se a Firenze fosse sbarcato il francese). La dirigenza toscana prova a strappare in ogni modo il brasiliano al Bordeaux e alla fine ci riesce sborsando la non indifferente cifra di quasi 6 miliardi di lire; Santos ha ben impressionato sia nel campionato transalpino che in nazionale ai mondiali dove ha fornito ottime prestazioni e segnato pure un gol nel girone eliminatorio contro il Camerun.
Marcio Santos sbarca a Firenze sotto un sole torrido che non scoraggia però diversi tifosi viola che lo accolgono da star, acclamandolo a gran voce e sperando che possa essere lui la guida carismatica e tecnica della difesa di Claudio Ranieri, tecnico di una Fiorentina che si candida come possibile rivelazione del campionato, ambiziosa e fra le pretendenti ad un posto in Coppa Uefa. La serie B è già dimenticata, il pubblico risponde con abbonamenti ed incitamenti alla campagna acquisti di Cecchi Gori e sogna il ritorno in Europa dopo 4 anni. Il giorno dopo la firma sul contratto, Marcio Santos inizia a rilasciare interviste e Firenze scopre un personaggio particolare: gran lavoratore sul campo, amante (fin troppo) del gentil sesso ed appassionato di cinema. “La mia attrice preferita è Sharon Stone – afferma il difensore carioca – e la sua interpretazione in Basic Instinct mi ha fatto impazzire”. E fin qui, in fondo, niente di strano, ma Santos rincara la dose: “Sono innamorato di lei, vorrei conoscerla e farei di tutto per una cena con lei”. Nasce così un’idea assurda ma in fin dei conti stuzzicante: Marcio Santos, venuto a sapere che Vittorio Cecchi Gori è un noto produttore cinematografico, lancia al presidente la sfida: “Se segno 7 gol mi organizza un appuntamento con Sharon Stone?”. Cecchi Gori non si scompone, anzi rilancia: “Lo inseriamo nel contratto – risponde senza battere ciglio il patron viola – tu fammi 7 gol in campionato e io penso al resto”.
Giornali e rotocalchi (specialmente a Firenze) si scatenano, del resto in estate senza partite e nei giorni in cui il calciomercato batte la fiacca, quale miglior occasione per riempire pagine e pagine sul sogno amoroso del nuovo acquisto della Fiorentina e del calcio italiano? Certo, realizzare 7 gol per uno stopper non è così semplice, anche se proprio a Firenze una decina d’anni prima c’era stato Daniel Passarella, difensore in grado di mettere a segno 11 reti in una sola stagione, anche se circa la metà grazie ai calci di rigore. Ma la sfida è intrigante, Marcio Santos può essere ancora più determinato in campo sapendo che in palio c’è pure quel premio; Ranieri, allenatore pragmatico ed esperto, si augura più che altro che il brasiliano i gol li eviti, per segnarli c’è già Gabriel Omar Batistuta, un centravanti che la palla dentro ce la butta spesso e volentieri e anzi in quell’anno di grazia 1994-95 sa buttarcela anche di più del solito: l’argentino inizia col botto il campionato e va in rete per le prime 11 partite di seguito per un totale di 13 gol. La Fiorentina gira abbastanza bene, ma in difesa balla un po’ troppo e Marcio Santos si rivela meno granitico di quanto visto ai recenti campionati del mondo, oltre al fatto che al termine del girone d’andata non ha ancora segnato un gol, o meglio, ne ha segnato mezzo, l’11 dicembre al Franchi contro la Roma, quando in mischia tocca la palla in una furibonda carambola, facendola finire in rete per il gol vittoria dei toscani. Mancano 6 reti all’appuntamento con Sharon Stone, e invece no, perchè la sera le moviole stabiliscono che l’ultimo tocco prima che la palla finisca in rete è del difensore romanista Carboni: autorete, tutto da rifare per Santos.
L’annata della Fiorentina, intanto, scorre via fra alti e bassi, la zona Uefa si allontana sempre più, Batistuta continua a segnare ma la difesa prosegue nella sua perforabilità, una pecca che nella serie A italiana si paga sempre a caro prezzo. E inoltre Marcio Santos vede sfumare sempre più la possibilità di vincere la scommessa con Cecchi Gori e realizzare il sogno di conoscere Sharon Stone, perchè alla voce gol segnati il tabellino è ancora mestamente a quota zero, anzi, il 9 aprile 1995 durante Bari-Fiorentina, il difensore brasiliano si rende pure protagonista di un grossolano autogol nello scellerato tentativo di anticipare il centravanti pugliese Tovalieri nonostante l’uscita del portiere Toldo. Le battute, al termine della gara finita poi 2-2, si sprecano: “Varrà come gol per la scommessa?”, sghignazzano i maligni fiorentini nei bar toscani. No, non vale, Marcio Santos è ancora a quota zero e la fine del campionato si avvicina. Una settimana dopo, però, il 15 aprile, il brasiliano fa gol davvero nel 4-0 contro il Napoli allo stadio Franchi e può davvero iniziare a sperare nel miracolo; gli mancherebbero ancora 6 reti con ancora 7 gare da disputare. Il 21 maggio, alla terz’ultima giornata, Santos segna ancora nel 6-3 dei viola contro il Torino, e segna pure due volte, una nella porta dei granata e una in quella fiorentina, portando a 4 il suo bottino personale, 2 reti all’attivo e due autogol.
Il campionato viola termina il 4 giugno 1995 con la sconfitta casalinga della Fiorentina contro il Milan (1-2, gol di Batistuta, tanto per cambiare) e il decimo posto finale, molto al di sotto della premesse, così come deludente è stato Marcio Santos, rivelatosi spesso distratto ed impacciato, l’esatto opposto di quello che era apparso a Bordeaux e in nazionale. Nell’estate del 1995 verrà ceduto all’Ajax dove giocherà poco a causa di forti contrasti con Louis Van Gaal che lo avrebbe voluto impiegare come terzino, quindi chiuderà la sua carriera giocando in Cina, Bolivia e nel suo amato Brasile. A Firenze lo ricordano poco per le sue doti da calciatore, molto più per una scommessa persa col presidente Cecchi Gori che addirittura negli anni dirà che i gol pattuiti per la cena con Sharon Stone erano 9 e non 7; si consoli Marcio Santos: sommando pure le autoreti, sarebbe comunque arrivato a quota 4, troppo poco anche per un gelato.
di Marco Milan