Amarcord: il declino del Castel di Sangro dopo la serie B
Per due anni ha fatto innamorare l’Italia intera, ma non solo, ha portato giornalisti e scrittori ad interessarsi ad una realtà piccola, ritenuta forse troppo piccola per il grande calcio e che invece nel grande calcio riusciva pure a sgomitare e a far la voce grossa. Il Castel di Sangro, arrivato fino ad una clamorosa ed appassionante serie B, ha emozionato per due stagioni un paese, una comunità e tutta una nazione, salvo poi scendere di categoria, scomparendo lentamente dal panorama calcistico italiano, lasciando vuoto e malinconia in tutti coloro che avevano seguito quella splendida avventura.
Il Castel di Sangro in serie B è storia nota: la promozione al termine della stagione 1995-96 dopo la drammatica sfida di Foggia vinta ai calci di rigore contro il quotato Ascoli, la miracolosa salvezza dell’anno successivo sotto la guida di Osvaldo Jaconi in mezzo a numerose peripezie, la retrocessione a fine 1997-98 dopo un campionato molto al di sotto del precedente e quell’entusiasmo che aveva accompagnato la stagione precedente, che lentamente era andato a scemare. Castel di Sangro è un piccolo paese abruzzese in provincia dell’Aquila che a fine anni novanta conta circa 5.000 abitanti, per la serie B è il più piccolo centro ad aver mai calcato i campi del torneo cadetto ed il ritorno in serie C nell’estate del 1998 fa improvvisamente calare l’attenzione su quel miracolo sportivo che aveva eletto a seconda squadra del cuore di ogni tifoso italiano quella simpatica formazione con la maglia giallorossa. Sembra un ritorno alla normalità quello della serie C, invece il Castel di Sangro Calcio vuol riprovare la scalata e per il campionato di C1 1998-99 punta almeno ai playoff promozione; la squadra è affidata al tecnico Antonio Sala, bravo sin da subito ad imprimere aria nuova in un ambiente deluso: corsa e voglia di riemergere sono gli ingredienti del nuovo allenatore che ottiene ben presto ottimi risultati con la sua compagine che si issa nelle parti alte di una classifica che non sembra avere un padrone assoluto. Il cammino parallelo in Coppa Italia, poi, fa ancora sognare gli abruzzesi che arrivano a giocare gli ottavi di finale contro l’Inter; a San Siro il Castel di Sangro si difende bene ed onora la partita, uscendo sconfitto solamente per 1-0. Nella gara di ritorno, lo stadio Teofilo Patini è ovviamente strapieno: il pubblico ci crede, l’attrazione di vedere una formazione come l’Inter con Roberto Baggio, Ronaldo, Zamorano e chi più ne ha più ne metta, è fortissima; lo squadrone nerazzurro la prende sottogamba, il Castel di Sangro passa in vantaggio con l’attaccante Alberto Bernardi e crede almeno nei supplementari. A pochi minuti dal 90′, però, un discusso e probabilmente inesistente rigore assegnato all’Inter porta Yuri Djorkaeff sul dischetto: il francese, nonostante i fischi e gli ululati del piccolo impianto abruzzese, batte con sicurezza, realizza l’1-1 e qualifica i nerazzurri di Simoni che escono con poco onore ma coi quarti di finale in tasca. Il Castel di Sangro torna a casa fra gli applausi e con nuova linfa per raggiungere la serie B. Ma la squadra di Sala inizia a perdere punti in campionato e vede staccarsi le prime delle classifica, pur rimanendo in corsa per gli spareggi; alla penultima giornata, il 9 maggio 1999, a Torre Annunziata si gioca Savoia-Castel di Sangro, una gara decisiva per gli abruzzesi che devono conservare un minimo vantaggio sui campani. La gara è tirata, il Savoia la gioca meglio e vince 2-1, una sconfitta che per il Castel di Sangro significa addio al sogno di tornare in serie B, perchè i giallorossi termineranno il torneo a 49 punti, gli stessi proprio del Savoia che centra però i playoff grazie alla classifica avulsa, lasciando il Castel di Sangro al sesto posto e fuori dagli spareggi.
Più tribolata sarà la stagione 1999-2000, l’ultima sotto la gestione di Gabriele Gravina che cederà la maggioranza delle quote societarie ad una cordata capeggiata dall’imprenditore Simone Gargano; il Castel di Sangro, notevolmente indebolito, chiuderà il campionato all’undicesimo posto, evitando per soli 2 punti i playout grazie alle vittorie nel finale contro il Marsala già retrocesso e in casa del Catania. I tifosi sangrini sono abbastanza delusi, il ricordo della serie B è ancora fresco e non tutti riescono ad accettare quel ridimensionamento, oltre al fatto che ormai anche le cronache hanno smesso di occuparsi dell’ex miracolo calcistico italiano. Tuttavia, il campionato 2000-2001 sarà il migliore del periodo: la squadra gioca bene nonostante un organico non di primo livello e tiene botta ad avversarie di caratura superiore come Palermo, Messina, Ascoli, Avellino e Catania; l’ottavo posto finale e il doppio successo contro L’Aquila nel sentito derby di provincia, lasciano soddisfatto il pubblico, convinto che quella sia la strada giusta per ripartire. Ma non sarà così, perchè dalla stagione 2001-2002 inizierà per il Castel di Sangro un declino che diventerà inesorabile: la rosa verrà ringiovanita e indebolita, in panchina viene chiamato un debuttante inesperto come Gianluca Cesaro, esonerato dopo appena un mese e mezzo di campionato e risultati deludenti; arriva così un tecnico navigato come Specchia, ma salvarsi appare subito complicato e anche il nuovo allenatore viene cacciato, poi richiamato ed infine cacciato ancora per far posto all’ex calciatore del Torino Ferdinando Rossi: la vittoria dell’ultima giornata per 3-0 contro la Nocerina non risparmia ai giallorossi i playout per evitare la caduta in C2. L’avversario nello spareggio è il Sora che vince l’andata in casa 1-0 con rete decisiva segnata oltre il 90′; nella gara di ritorno, al Castel di Sangro per salvarsi basterà una vittoria con qualsiasi punteggio in virtù della miglior posizione in classifica al termine del campionato. Al Patini i giallorossi ci mettono anima e cuore, ma non basta: il Sora ribatte colpo su colpo, si difende, soffre, a volte usa pure le maniere forti e alla fine strappa lo 0-0 che consente ai laziali di mantenere la categoria e fa sprofondare il Castel di Sangro in serie C2 fra lo sgomento di una tifoseria ancora inebriata dai due anni della serie B.
La nuova proprietà affidata a Pietro Belardelli promette un immediato ritorno in C1 ed un progetto ambizioso, ma i debiti societari fanno presto cambiare idea al presidente che sale più a nord ed acquista il Lecco, portato ben presto ad un fallimento che il Castel di Sangro evita in extremis solamente grazie all’ex presidente Gravina che assieme all’Associazione Giallorossa, un comitato formato da semplici cittadini, salva il tracollo finanziario fino all’arrivo del nuovo patron Bergamotto che paga la società abruzzese appena 1 euro. Ma la situazione resta drammatica: il Castel di Sangro continua ad avere debiti, il parco giocatori è povero e per nulla competitivo; in paese si intuisce immediatamente che mantenere la C2 nel campionato 2002-2003 sarà l’unico obiettivo stagionale. La squadra soffre e non riesce ad evitare i playout neanche stavolta; l’avversario è il Fano, un dolce e malinconico deja-vù per il Castel di Sangro che qualche anno prima, proprio contro i marchigiani aveva vinto lo spareggio per salire dalla C2 alla C1, posando il primo mattone di quell’impresa che avrebbe portato i giallorossi in serie B. Stavolta c’è da portare a casa la salvezza e provare a non sprofondare nell’inferno dei dilettanti con taglio drastico delle risorse economiche e il fallimento sempre dietro l’angolo; all’andata a Fano finisce 0-0 e al Castel di Sangro sarà sufficiente pareggiare in casa per strappare la permanenza in C2, ma il 1 giugno 2003 il Fano passa 2-0 al Patini, passeggiando sui resti di una squadra sfaldata e paralizzata dalla paura. Il dramma è consumato, Castel di Sangro si ritrova in serie D fra lo sgomento della gente del paese che ha paura di fare una fine ancor peggiore, una paura che dura poco più di un mese, prima che gli organi federali stilino la composizione dei tornei per la stagione 2003-2004 ripescando al posto del non iscritto Thiene Valdagno proprio il Castel di Sangro che salva così fallimento e categoria, nonostante la retrocessione sul campo.
Ma la situazione non cambia e nel nuovo campionato i giallorossi si ritrovano con le medesime difficoltà del precedente: stavolta inserita nel girone C della C2, la compagine abruzzese giunge 16.ma ed è costretta ancora a giocarsi tutto nello spareggio, stavolta contro i siciliani del Ragusa. Il 23 maggio 2004 il Castel di Sangro perde 1-0 al Patini contro i siciliani e nella gara di ritorno, una settimana dopo, prova il miracolo, vince 3-2 a Ragusa ma a causa del peggior piazzamento in classifica non riesce a salvarsi e retrocede ancora fra i dilettanti. Le sensazioni sono sempre le stesse, il timore che oltre quella retrocessione ci sia il burrone del fallimento. La società è inerme, ma anche stavolta il miracolo arriva da Roma e il Castel di Sangro è nuovamente ripescato in C2 per le inadempienze economiche dell’Isernia; per il terzo anno consecutivo i giallorossi mantengono il professionismo e per la seconda volta di fila vedono annullata la retrocessione sul campo con una salvezza a tavolino. Aiutati che Dio t’aiuta, si suol dire, e il Castel di Sangro non mette nulla di suo in quelle salvezze piovute dal cielo, anzi, tutto ciò che i tifosi avevano temuto nelle due stagioni precedenti si concretizza al termine dell’annata 2004-2005, ad oggi l’ultima tra i professionisti per il Castel di Sangro che arriva ultimo nel girone C della C2 nonostante una partenza con 4 punti nelle prime due giornate (pareggio a Melfi e successo in casa contro il Taranto) e retrocede in serie D, stavolta senza appelli e miracoli. Stavolta la retrocessione è valida a tutti gli effetti e nel luglio del 2005 la società non riesce ad iscrivere la squadra neanche nei dilettanti, soccombendo economicamente e trovando addirittura la radiazione che fa ripartire il sodalizio abruzzese dal campionato di Promozione col nome provvisorio di Pro Castel di Sangro.
Sarà l’inizio di un calvario senza fine, di un tunnel senza luce: dopo un inizio incoraggiante con promozione in Eccellenza prima sfiorata (secondo posto e sconfitta ai playoff) e poi centrata a giugno del 2007, il Castel di Sangro sembra aver ritrovato linfa e mordente, sia in società che in campo. Il salto in serie D fallisce per tre anni consecutivi, nonostante gli sforzi della proprietà, poi nella stagione 2011-2012 i giallorossi incappano in ua stagione tormentata e sono costretti a disputare i playout, persi contro la Rosetana, una maledizione per i sangrini, battuti agli spareggi per la settima volta di seguito fra playoff e playout, e caduti nuovamente in Promozione. E’ l’ultimo acuto del Castel di Sangro, radiato ancora dalla F.I.G.C. nell’estate del 2012 per inadempienze economiche, rifondato e ripartito dalla Promozione come Castello 2000; negli ultimi anni, a Castel di Sangro gioca anche la neonata Castel di Sangro 1953 cep, militante nel campionato di Prima Categoria e in attesa di ricreare un unica forza cittadina, tuttavia ancora lontana dai fasti di un tempo. Un tempo quel piccolo paese al centro dell’Abruzzo ha coinvolto tutta Italia divenendo il più piccolo centro ad aver mai giocato in serie B, un tempo si scrivevano libri su quel miracolo sportivo, un miracolo spezzato, un sogno svanito, i cui ricordi lentamente stanno sbiadendo; oggi Castel di Sangro è una piccola realtà di un calcio ancora più piccolo e i terreni polverosi dei campetti dilettantistici offuscano sempre più un passato glorioso ma ormai terribilmente lontano.
di Marco Milan