Wimbledon. Re Roger Federer abdica, con Stakhovsky si rivede un po’ del tennis di una volta
Wimbledon, il tipico clima londinese fa da compagnia alla terza giornata del torneo di tennis per antonomasia. Il 2013 all’ All England Club è però un anno particolare, strano e indecifrabile.
Cambio generazionale o semplice passaggio a vuoto? Dura trovare le risposte, durissima pensare che la prima possa prevalere sulla seconda. Roger Federer per la prima volta dal 2003 non arriva alla seconda settimana del torneo che l’ha reso celebre. Dal centrale ieri è uscito a testa basso sconsolato, su quello stesso campo, prima ancora di alzare coppe su coppe, nel 2001 batteva e poneva fine all’era di Pete Sampras. Il campione americano si arrendeva a un giovanotto svizzero di belle speranze che avrebbe fatto la storia di questo sport. Si chiudeva un’era ma idealmente se ne stava aprendo un’altra, quella sfida non fu altro che il passaggio di consegne. È difficile credere invece che Stakhovsky (ieri fenomenale), 27 anni, possa rappresentare il passaggio, o il ritorno, a un tennis diverso. La sconfitta (3 a 1) è arrivata da un tennis vecchia maniera: serve end volley sistematico, massimo tre o quattro scambi e poi via con l’attacco a rete. Il tutto fa tornare alla mente quel tennis giocato ancora nel 2001 da due dei massimi esperti del manto erboso. E’ per questo che la vittoria dell’ucraino, anche se coincide con una sconfitta di Federer, riesce a riappacificare un po’ tutti con il bel tennis, forse anche i federeriani più convinti saranno stati meno addolorati nel vedere il proprio idolo non soccombere a bordate di uno Tsonga o di un Del Potro per esempio, ma perdere come una volta si perdeva o vinceva sull’erba.
“Il Re è morto” urlerebbero gli strilloni agli angoli delle strade per vendere qualche copia in più. Beh, il Re probabilmente non è morto ma ferito. Ferito con quelle che sono anche le sue armi; quasi sorpreso da un gioco così offensivo, e ormai così poco praticato. Intorpidito e abituato al tennis moderno, quello dei colpitori, dei muscoli e della resistenza. “C’è da lavorare” ha candidamente ammesso uno che per titoli vinti potrebbe vivere di rendita. I prossimi tornei sono comunque alle porte, Wimbledon però dista ancora un anno, ma c’è da star sicuri che anche almeno per il prossimo, dopo ieri a maggior ragione, la data della riapertura di quella che resta comunque casa sua è già cerchiata di rosso sul calendario di casa Federer.
Quanto visto ieri sul centrale rappresenterà probabilmente un eccezione, sarà un ricordo dolce amaro per gli amanti del bel tennis e per i tifosi di Roger. Stakhovsky difficilmente potrà dire ancora la sua, anche se mai come quest’anno Wimbledon lascia spazio alla fantasia. Per l’ucraino la strada per la seconda settimana a Londra è ancora lunga, e chissà se il non aver più neanche Darcis, l’altro eroe capace di battere Nadal, ritiratosi il giorno dopo, sarà uno stimolo per continuare a vivere quel sogno dal quale non è stato svegliato neanche da Roger Federer.
di Cristiano Checchi