Amarcord: il Gubbio e la serie B, un volo durato troppo poco

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63 anni. Tanti, tantissimi, troppi. Un’era della vita, molte più per il calcio che già dopo due lustri si ritrova totalmente stravolto. Eppure i tifosi del Gubbio hanno pazientato ben sei decenni per ritrovare quella serie B che avevano un tempo solamente assaggiato. Speravano poi di vivere un’esperienza lunga e soddisfacente, ma evidentemente la storia aveva deciso che fra i rossoblu umbri e il campionato cadetto ci si dovesse sempre fermare agli antipasti.

Il Gubbio, fondato nel 1910 nella bellissima e caratteristica cittadina in provincia di Perugia, si era ritrovato in serie B alla fine degli anni ’40, forse per caso, di certo con merito, guidato in panchina dallo storico ex portiere della Roma Guido Masetti e capace di raggiungere dopo due tornate di spareggi la prima storica promozione in seconda serie nel 1947. Altro calcio, altre regole, altri valori: il Gubbio è inserito nel girone C della serie B 1947-48, lotta, resiste, battaglia col Rieti ed i cugini del Perugia fino alla fine del torneo, poi soccombe e retrocede, a testa alta, convinto, chissà, di riprovare presto la scalata. Invece le porte del grande calcio a Gubbio si chiudono, il sipario si abbassa, le luci si spengono. Per 63 anni. Sono lunghi e complicati quei 63 anni per il Gubbio, relegato ai margini del calcio che conta, costretto ad annaspare fra C2 e serie D, con una caduta in Eccellenza negli anni novanta che porterà anche l’unico trofeo in bacheca, ovvero la Coppa Italia di categoria nel 1997.

L’arrivo come presidente di Marco Fioriti negli anni duemila riporta luce a Gubbio, la nuova proprietà rinforza la squadra con l’obiettivo di tenerla in alto nella nuova serie C1, denominata Prima Divisione. Nell’estate del 2010, Luigi Simoni, ex allenatore fra le altre di Inter e Cremonese e direttore tecnico degli eugubini, sceglie come allenatore l’ex capitano del Genoa Vincenzo Torrente, tecnico emergente con tanta gavetta alle spalle. Anche l’organico viene potenziato, la struttura della formazione fa leva sul portiere Lamanna, sul roccioso difensore centrale Borghese, su un centrocampo dinamico con Boisfer, Raggio Garibaldi ed Alessandro Sandreani, figlio dell’allenatore Mauro, infine su un attacco che come coppia gol presenta Bazzoffia, Testardi e soprattutto Juanito Gomez, argentino in prestito dal Verona. L’obiettivo del Gubbio è affacciarsi in zona playoff, anche se appare chiaro fin dalle prime battute del campionato che Torrente ed i suoi potranno spingersi anche più in là.

Nonostante l’esordio con sconfitta a Cremona per 5-1, infatti, il Gubbio, inserito nel girone A assieme alle squadre del nord e alle campane Paganese, Salernitana e Sorrento, capisce ben presto che quel torneo non ha un padrone, non ha un leader in grado di prendersi lo scettro e condurlo sino al traguardo. In testa alla classifica si alternano infatti diverse squadre, fra cui la sorpresa Sorrento, battuta in autunno a Gubbio da un calcio di rigore di Gomez che issa gli umbri al comando del campionato. Con 8 vittorie di fila la squadra di Torrente si laurea campione d’inverno, quindi nel girone di ritorno aumenta il proprio vantaggio sulle inseguitrici arrivando ad avere anche 10 punti in più della seconda in classifica. Il ko di Sorrento rimanda solo di una settimana una festa che a Gubbio attendono da oltre 60 anni: molti non c’erano ancora quando i rossoblu avevano calcato i campi della serie B, qualcuno era bimbo ed ora è anziano. Fatto sta che lo stadio Barbetti è un catino di attesa e passione l’8 maggio 2011 quando gli umbri ospitano la Paganese, pronti a staccare il biglietto per la B. Due reti di Juanito Gomez (che chiuderà a 18 stagionali) e una di Boisfer stendono i campani, il Gubbio ritrova la serie B dopo 63 anni, forse quando in molti avevano smesso anche solo di sognarla.

La società sa che per una matricola con risorse economiche limitate ed un bacino d’utenza molto piccolo, affrontare la serie B non sarà semplice. Ai nastri di partenza del campionato cadetto 2011-2012 si presentano squadroni del calibro di Sampdoria, Torino, Verona, Brescia, a cui si aggiungono formazioni ottimamente strutturate e solide come Pescara, Varese e Sassuolo, fino ad arrivare alle “piccole”, ovvero Juve Stabia, Grosseto, Nocerina e appunto Gubbio, tutti consapevoli che mantenere la categoria a fine stagione sarà l’unico obiettivo possibile. Simoni rivoluziona il Gubbio soprattutto in attacco dove parte Gomez (tornato al Verona) ed arrivano il giovane bomber Daniel Ciofani, l’ex laziale Mendicino e l’esperto Mastronunzio. A sorpresa, però, a lasciare Gubbio è l’allenatore della promozione Torrente che, chiamato dal Bari, sceglie il blasone e l’ambizione dei pugliesi. Dopo una lunga ed infruttuosa trattativa con Rolando Maran, in Umbria arriva Fabio Pecchia, giovanissimo tecnico che nel curriculum ha solamente il ruolo di vice a Foggia in serie C. Ma il Gubbio ha fiducia nell’allenatore campano, ritenuto preparato, ambizioso e con voglia di confrontarsi con la serie B in una piazza tranquilla ed accogliente come quella umbra.

Il campionato parte il 27 agosto 2011 e il Gubbio esordisce a Grosseto, scortato da qualche centinaia di tifosi e con l’obiettivo di strappare almeno un punto. Il debutto in serie B dopo 63 anni di attesa si chiude però con una sconfitta per 2-0, forse messa anche in conto da Pecchia che confida in una ripresa per la seconda partita con prima esibizione casalinga una settimana dopo contro l’Ascoli. Ma l’avvio dei rossoblu è da incubo: Gubbio-Ascoli termina 2-3, alla terza giornata arriva un ko pesantissimo per 6-0 a Genova con la Sampdoria, alla quarta 1-3 casalingo contro la Reggina nonostante il vantaggio iniziale di Mendicino. Quattro sconfitte e zero punti, il Gubbio è inchiodato sul fondo della classifica, la panchina di Pecchia inizia a scricchiolare, i tifosi mugugnano, chiedono più esperienza in panchina e più combattività in campo. Il 17 settembre alla quinta giornata gli umbri acciuffano il primo punto pareggiando 1-1 a Modena, il primo di 4 pareggi di fila che il Gubbio infilerà poi anche contro Varese, Verona e Brescia quando il successo per gli eugubini, avanti 2-1, sfuma proprio al 90′. Il 9 ottobre ecco la prima sospirata vittoria: il Gubbio batte 2-1 la Nocerina, la rete decisiva la firma Ragatzu all’85’ e la squadra può così respirare una ventata d’aria fresca.

Passa però appena una settimana ed i rossoblu cadono 2-1 a Crotone, beffati da Djuric in pieno recupero. La società si riunisce a fine partita e prende una decisione che a quel punto sembrava improbabile, ovvero esonera Fabio Pecchia, colpevole di non aver dato alla squadra un’impronta e trasferito quella mentalità combattiva necessaria per ottenere una comunque difficile salvezza. Le consultazioni per la scelta del nuovo allenatore sono frenetiche, anche perchè il club vorrebbe affidare la panchina a Simoni che però a settant’anni suonati non se la sente di rimettersi tuta e fischietto al collo, subendo tutte le forme di stress e pressione che il ruolo di tecnico comportano. Alla fine, però, il richiamo del campo è troppo forte per Simoni che dopo qualche iniziale riluttanza dice sì al presidente e siede in panchina per Gubbio-Torino del 24 ottobre, una gara speciale per lui, ex poco amato dal pubblico granata per quell’andamento negativo della stagione 2000-2001 con Simoni alla guida e la squadra nei bassifondi della classifica di serie B. Nessuno si aspetta nulla dal tecnico e dalla squadra, il Torino sembra troppo forte per preoccuparsi di un Gubbio che invece sfodera una prestazione fatta di orgoglio, tenacia e spirito rabbioso, vince 1-0 grazie ad un gol di Ciofani al 57′ e mostra al campionato che la sua retrocessione non è forse così scontata come sembrava.

Simoni sembrava un allenatore di passaggio, invece col passare delle settimane ci prende gusto e il suo vecchio mestiere lo appaga a tal punto che anche i risultati tutt’altro che soddisfacenti non riescono a minarne fiducia e voglia di lavorare. Dopo il successo col Torino, gli umbri battono anche il Cittadella, poi incappano in ben 5 sconfitte consecutive contro Vicenza, Sassuolo, Pescara, Empoli e Juve Stabia, prima di battere in casa 1-0 il Padova alla vigilia di Natale. Il girone di ritorno si apre col roboante 4-0 inflitto al Grosseto fra le mura amiche, il miglior risultato dell’anno per il Gubbio che prova a mettere insieme ogni forza e ogni risorsa per salvare il salvabile, anche se la situazione, ormai è chiaro a tutti, è a dir poco compromessa. Il 25 febbraio i rossoblu superano 2-0 in casa il Modena, reti di Ciofani e Sandreani, per quello che sarà l’ultimo successo per Luigi Simoni che il 20 marzo, tre giorni un rocambolesco 3-3 della sua squadra contro il Crotone, sceglie di tornare a ricoprire il ruolo di direttore tecnico, con la panchina affidata al giovane Marco Alessandrini che da poche settimane aveva sostituito Carlo Tebi come secondo. L’avventura di Alessandrini dura però appena due settimane, il tempo di guidare il Gubbio al secondo 0-6 stagionale (in casa del Torino) e al ko per 2-1 in casa contro il Livorno, passato al Barbetti grazie ad un gol di Bernacci al 96′. Il giovane tecnico torna a fare il vice e in panchina arriva Luigi Apolloni, consapevole però che la salvezza della sua nuova squadra sia ormai una chimera.

L’esordio di Apolloni è amaro, il Gubbio perde 2-1 a Cittadella e dice virtualmente addio alla serie B. In città serpeggia più rassegnazione che rabbia, nessuno contesta, i tifosi che ancora seguono la squadra allo stadio con passione allargano le braccia, probabilmente sanno anche che la scalata alla salvezza era in effetti una montagna troppo ripida per un avventuriero inesperto e con un equipaggiamento così risicato come il Gubbio. Prima dell’aritmetica retrocessione, tuttavia, i rossoblu si tolgono la soddisfazione di centrare la prima vittoria esterna della stagione alla 36.ma giornata il 20 aprile, 2-0 a Modena contro il Sassuolo, grazie ai gol di Graffiedi e Guzman. Meglio tardi che mai. Il ko con l’Empoli e lo 0-0 casalingo contro la Juve Stabia sono il prologo del verdetto definitivo che giunge con la sconfitta patita a Padova (3-0) il 12 maggio, un anno e 4 giorni dopo la festa per la promozione.

Bari-Gubbio 3-0 del 26 maggio 2012 è ad oggi l’ultima partita degli umbri in serie B, specchio forse di tutta la stagione, vissuta con l’intrinseca consapevolezza di non essere al passo con le altre per reggere il confronto con un campionato durissimo. 32 punti, appena 7 vittorie, 11 pareggi e 24 sconfitte, peggior attacco del torneo con 37 reti all’attivo, penultimo posto in classifica a ben 12 lunghezze dalla zona playout. Basterebbero i numeri per spiegare l’annata di una squadra forse spacciata già all’avvio, ma felice comunque di esserci stata e di aver fatto riassaporare ad uno dei borghi più belli d’Italia l’ebrezza della serie B, 63 anni dopo la prima volta, con la speranza ed il cruccio che non ce ne vorranno altrettanti per rivedere il Gubbio scorrazzare fra i campi elisi della B.

di Marco Milan

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