Amarcord: la Casertana e quell’ultima sfortunata serie B

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Le uniche due esperienze della Casertana in serie B hanno sempre fatto parlare molto, nonostante Caserta non fosse e non sia il palcoscenico più prestigioso del calcio italiano. La rivolta della città e la prima serie B del 1970 entrarono quasi più negli articoli di cronaca che in quelli sportivi, mentre la seconda apparizione del 1992 è un racconto agonistico avvincente, sfortunato e a suo modo sportivamente drammatico.

La Casertana post serie B vive periodi complicati fra C1 e C2 per tutti gli anni settanta e ottanta, poi l’ambizioso presidente Cuccaro crede nell’impresa di riportare i rossoblu fra i cadetti. La squadra campana ci prova e al termine del campionato 1988-89 si piazza quinta, l’anno dopo terza ad appena 2 punti dal Palermo secondo e promosso. L’annata 1990-91 potrebbe essere quella decisiva per il tanto agognato ritorno in B, in panchina c’è Mario Russo, ma il campionato parte male e la Casertana perde all’esordio a Sassari contro la Torres e poi alla seconda giornata in casa contro il Perugia. Cuccaro si infastidisce, ha investito e si ritrova ultimo in classifica, così non va; il presidente esonera Russo e chiama Adriano Lombardi che debutta col successo per 1-0 in casa del Catania il 30 settembre 1990. La Casertana, da lì, praticamente non si ferma più, nel girone d’andata perde appena 2 partite, nel ritorno mai e alla penultima giornata, il 2 giugno 1991, supera il Monopoli per 3-0 e festeggia la matematica promozione in serie B dopo vent’anni di attesa. Lo stadio Pinto è in estasi, il presidente Cuccaro ha mantenuto la sua promessa e la squadra chiude il torneo al primo posto dopo la vittoria per 6-1 in casa della Ternana nella passerella finale del 9 giugno, con festa raddoppiata dallo scudetto nella pallacanestro ottenuto dalla JuveCaserta.

L’estate a Caserta è una fibrillazione continua, i ragazzi non vedono l’ora che trascorra, non gli importa nemmeno di tornare a scuola dalle vacanze, troppa è l’eccitazione di vedere finalmente la Casertana in serie B. La società conferma Lombardi come allenatore e Salvatore Campilongo come centravanti dopo i 14 gol che sono stati determinanti nella promozione dalla C1; in difesa c’è il capitano Marco Serra, roccioso stopper dall’inconfondibile pelata, a centrocampo il promettente corridore Statuto, in porta uno dei gioielli del calcio italiano, Luca Bucci. Il calendario mette di fronte ai campani alla prima giornata la complicatissima trasferta di Pisa, in casa di una squadra appena retrocessa dalla serie A e che è una delle grandi favorite del torneo cadetto 91-92; il pronostico appare chiuso a favore dei toscani quella domenica 1 settembre 1991, ma la Casertana ribatte colpo su colpo e la doppietta di Campilongo e il gol di Cerbone rendono inutili le reti pisane di Simeone e Ferrante: 3-2 per i rossoblu che escono dall’Arena Garibaldi con una vittoria inattesa ma meritata, che fa capire come la squadra di Lombardi non sia arrivata in serie B per caso e non abbia intenzione di fare la comparsa.

Peccato, però, che dopo l’exploit di Pisa la formazione campana incontri più difficoltà del previsto: sconfitta in casa con la Reggiana per 1-0, maturata quasi al 90′, sconfitta per 2-0 ad Ancona, prima del successo casalingo contro il Palermo, la grande rivale dell’anno prima, nonché una diretta concorrente nella lotta salvezza. Il problema principale della Casertana è l’anemia in zona gol: doppio 0-0 contro Padova e Udinese, 0-1 casalingo con la Lucchese, 1-1 a Venezia, altro 0-0 contro l’Avellino. Astinenza da reti che lascia la squadra di Lombardi nei bassifondi della classifica, nonostante il gioco non sia tutto da buttare; ma di vittorie ne arrivano col contagocce, la terza giunge il 1 dicembre quando i rossoblu piegano al Pinto il Piacenza per 3-2. Ma le successive tre sconfitte contro Brescia (4-0 in trasferta), Cosenza (1-0 in casa) e Taranto (2-0 allo Iacovone) inducono Cuccaro a cambiare allenatore, nonostante la riconoscenza verso Lombardi, sostituito da Giuseppe Materazzi che esordisce sulla panchina campana il 12 gennaio 1992 nell’ennesimo 0-0 della squadra, stavolta davanti al proprio pubblico contro il pericolante Messina. La domenica dopo, però, ecco il ritorno alla vittoria nel 3-2 ottenuto con le unghie e con i denti al Dall’Ara di Bologna.

La salvezza è ancora possibile, anche perché c’è un intero girone di ritorno da disputare e perché le rivali non sembrano molto più attrezzate di una Casertana che lotta e combatte alla pari degli altri. Ma la compagine rossoblu continua a collezionare pareggi per 0-0, ben 4 nelle prime 5 giornate, con annessa batosta patita a Palermo per 3-0. Il primo successo della seconda parte di campionato arriva solamente alla decima di ritorno il 5 aprile contro il Cesena, dopo 8 pareggi ed una sconfitta. Il 18 aprile ecco un altro successo, ottenuto per 2-1 contro il Lecce, mentre i pareggi contro Piacenza e Brescia (ancora per 0-0) sono prestigiosi poiché emiliani e lombardi saranno promossi in serie A a fine campionato, ma lasciano la Casertana ancora nella zona pericolo della classifica. Alla vigilia dell’ultima giornata, Casertana, Palermo, Taranto e Venezia sono appaiate a quota 33 punti e la classifica avulsa dice che se si dovessero ritrovare tutte e quattro a braccetto, i veneti sarebbero salvi in virtù degli scontri diretti, i siciliani retrocederebbero in C1, mentre le due formazioni rossoblu dovrebbero affrontare un drammatico spareggio per decretare la quarta retrocessione.

Poche sorprese giungono dal campo domenica 14 giugno 1992: la Casertana batte 1-0 in casa il Bologna, il Taranto espugna Piacenza con lo stesso punteggio, così come il Palermo ha la meglio della Lucchese e il Venezia si impone per 3-1 contro il già retrocesso Avellino. Tutte a 35, dunque, Venezia aritmeticamente salvo, Palermo retrocesso, Casertana e Taranto allo spareggio per capire chi farà compagnia in serie C a Palermo, Messina ed Avellino. A Caserta c’è speranza, ma c’è anche paura, uno spareggio è pericoloso e non lascia spazio a nessun margine d’errore, in 90 minuti ci si gioca una stagione intera, con la tensione del caso e la stanchezza accumulata in oltre 9 mesi di partite e allenamenti. Casertana-Taranto viene programmata per sabato 20 giugno e come sede della gara è scelto lo stadio Del Duca di Ascoli Piceno. Da Caserta e da Taranto partono migliaia di tifosi con ogni mezzo, dai treni ai pullman organizzati, fino alle macchinate di amici che si uniscono in un viaggio della speranza che vale tutto il campionato, affinché per i campani la grande festa dell’anno precedente non sia resa vana dall’immediata retrocessione.

Il 20 giugno ad Ascoli fa un caldo atroce e lo stadio è interamente colorato di rossoblu, dato che la connotazione cromatica unisce le due compagini. Si gioca di pomeriggio, il Taranto scende in campo in maglia bianca, la Casertana nel classico completo a strisce rossoblu. Dopo una prima fase di studio, sono i pugliesi a prendere il predominio della gara, collezionano almeno due palle gol importanti che Bucci sventa, poi passano in vantaggio grazie a Turrini, uno dei migliori esterni di centrocampo del campionato. Per la Casertana è una doccia gelata, nonostante l’afa, e la squdra di Materazzi sembra non riuscire a reagire. Nella ripresa, però, i campani si riorganizzano, l’allenatore spedisce in campo il talentuoso fantasista Benito Carbone che dopo venti minuti raccoglie il pareggio grazie ad una staffilata da 25-30 metri: 1-1 e pubblico casertano ringalluzzito. La stanchezza e la paura, a quel punto, si fanno sentire, sbagliare in quel momento vorrebbe dire regalare la partita all’avversario, per cui entrambi arretrano, proteggono la propria metà campo, aspettando la mossa del rivale che, però, non arriva. Al 90′ ecco il fischio finale dell’arbitro che porta lo spareggio ai tempi supplementari, protraendo di un’altra mezz’ora speranze, paure ed agonia del pubblico.

Iniziano i supplementari e poco cambia, nessuna emozione e nessun predominio. L’impressione è che l’epilogo giungerà ai calci di rigore, anche perché i 22 in campo appaiono in chiaro ed evidente debito d’ossigeno che, mischiato al timore di prendere gol, lascia presagire la soluzione finale dal dischetto. Al 5′ del secondo tempo, però, la Casertana combina il patatrac sbagliando clamorosamente la linea del fuorigioco e lasciando i due attaccanti del Taranto, Lorenzo e Fresta, soli davanti a Bucci: è Lorenzo a smarcare il portiere e a depositare la palla in rete proprio sotto la curva tarantina. A quel punto mancano solamente 10 minuti al termine, la Casertana si getta all’attacco, più per disperazione che con ordine, butta palloni in avanti un po’ a casaccio sperando che accada qualcosa, che la divina provvidenza abbia pietà di una squadra distrutta nel morale. Ma il Taranto, a quel punto, non può sbagliare, appena la palla arriva a qualche giocatore in maglia bianca viene spazzata il più lontano possibile, meglio se fuori dall’impianto, neanche fosse un fuoricampo del Baseball. I tifosi tarantini esplodono fumogeni, quelli campani sono in silenzio, hanno smesso anche di sperare, di pregare, il fischio finale è quasi una liberazione, mentre quelli del Taranto si abbracciano, ridono, piangono, festeggiano lo scampato pericolo.

La Casertana retrocede in serie C appena un anno dopo la promozione ed i rimpianti sono molteplici, perché la salvezza è sfuggita per un soffio, perché perdere uno spareggio fa sentire gli sconfitti sempre defraudati di qualcosa, anche perché difficilmente gli spareggi si allontanano dal binario dell’equilibrio e i ko arrivano sempre per una questione di episodi più o meno casuali. Nel campionato 92-93 la squadra si piazza sesta in C1, ma a fine anno è esclusa dalla serie C per problemi finanziari, iniziando un lunghissimo e faticoso peregrinare fra i dilettanti, fino al recente ritorno in terza serie con ambizioni importanti ma finora mai concretizzate. E quello spareggio così teso e sfortunato riecheggia ancora nelle menti e probabilmente negli incubi del popolo casertano che ormai da trent’anni attende quella serie B scivolata via quasi per caso.

di Marco Milan

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