Amarcord: Giacomo Ferrari e quel divieto di esordire in serie A
Ci sono calciatori che faticano a raggiungere alti livelli, alcuni non riescono a debuttare in serie A, o comunque fanno brevi apparizioni o non confermano quanto di buono mostrato nelle categorie inferiori. La storia di Giacomo Ferrari, però, è diversa, molto più particolare e probabilmente unica nel suo genere.
Giacomo Ferrari nasce a Calcinate, vicino Bergamo, il 6 dicembre 1967 e di professione fa il centravanti. E’ una classica prima punta, non tecnicamente eccelso, ma con capacità di farsi trovare al posto giusto in area e muoversi per aiutare la squadra. Alto oltre un metro e 80 centimetri, Ferrari è un centravanti d’altri tempi, di quelli che fanno comodo ad ogni allenatore, anche perché il fiuto del gol non manca e la grinta neppure. Gli esordi sono in Seconda Categoria, nel Mornico, la stessa società che, indirettamente, frenerà e ritarderà clamorosamente il debutto dell’attaccante in serie A quasi vent’anni dopo. E’ il 1984 e di Ferrari iniziano a parlare in molti in Lombardia: lo acquista il Leffe che milita in C2 e fra il 1986 ed il 1990 il centravanti bergamasco segna 25 reti in 80 presenze, poi passa al Darfo Boario e al Lumezzane dove nel Campionato Nazionale Dilettanti mette a segno 28 reti in 4 stagioni, prima di trasferirsi all’Alzano Virescit per la svolta della sua carriera.
L’Alzano è una squadra nata sulle ceneri della Virescit Bergamo (o Virescit Boccaleone che dir si voglia) che a fine anni ottanta aveva perso con la Reggina uno spareggio per la serie B. Gioca con una inedita maglia a scacchi bianconeri, stile Boavista, ha pochi spettatori ma una proprietà seria che punta a farsi largo in serie C. Nella stagione 94-95 l’Alzano è promosso in C2, un anno dopo festeggia l’approdo in C1; Ferrari segna, trascina i compagni, gli verrà persino data la fascia di capitano per renderlo il simbolo di un paese, di una squadra e di una società ambiziosa che punta al clamoroso salto in serie B, quello che mancò ai predecessori della Virescit Bergamo. Nel campionato 96-97 l’Alzano si salva per il rotto della cuffia, ai playout, la stagione successiva è terzo, vince la Coppa Italia di serie C (Ferrari segna il gol partita nella finale d’andata vinta contro il Cesena) e perde la semifinale playoff, ma al terzo tentativo fa centro e vince un torneo stradominato dall’inizio alla fine che porta i bianconeri al primo e clamoroso passaggio in serie B nel maggio del 1999. Giacomo Ferrari è il grande protagonista della promozione grazie ai suoi 16 gol e la sua importanza è rimarcata dal tecnico dei bergamaschi Foscarini che loda le qualità tecniche e caratteriali del suo capitano.
La stagione 99-2000 è complicata per l’Alzano che, dopo un ottimo inizio, crolla nella seconda parte del campionato e termina al 18° posto finale che significa immediato ritorno in C1. Ferrari è comunque il capocannoniere della squadra e con 12 gol dimostra di sapersi destreggiare anche in serie B. In estate resta ad Alzano Lombardo ma a dicembre del 2000, dopo 199 presenze e 92 reti, lascia i bianconeri e si trasferisce al Modena, squadra blasonata che da 6 anni e mezzo fallisce puntualmente l’assalto alla serie B. Stavolta sembra l’anno buono, gli emiliani di De Biasi vincono a raffica e danno vita ad un duello serratissimo con il Como che, alla fine, premia i gialloblu che possono così festeggiare il ritorno in B dopo 7 stagioni consecutive in C1. Ferrari realizza 2 reti (entrambe nel 4-1 all’Arezzo del 21 gennaio 2001) e porta esperienza e mentalità nello spogliatoio, guadagnandosi la conferma anche per l’annata 2001-02, una delle più storiche nella storia del Modena perché gli emiliani, da neo promossi, riusciranno nell’impresa di centrare un altro salto e ritrovare la serie A dopo quasi 40 anni e nonostante avessero come iniziale obiettivo una semplice e tranquilla salvezza.
I gol di Ferrari sono 3, tutti in primavera, contro Palermo, Sampdoria e Salernitana, ed il centravanti sogna l’esordio in serie A, seppur abbia ormai 35 anni. La storia sarebbe da libro cuore, il calciatore operaio che dopo molteplici sacrifici può finalmente coronare il desiderio di giocare in serie A. I capelli lunghi e la barba incolta lo fanno sembrare uno di quei giocatori degli anni settanta, la grinta lascia pensare ad un burbero tutto rabbia e carisma, ma Ferrari è un ragazzo umile che aspetta il suo momento senza pretendere granché, senza pensare di poter fare il centravanti titolare del Modena in serie A, ma attendendo il turno giusto per debuttare finalmente nella massima serie. I gialloblu iniziano alla grande il campionato 2002-03, perdono all’esordio col Milan ma vincono a Roma contro i giallorossi di Capello e nel girone d’andata fanno tanti punti, un bottino che risulterà determinante a fine stagione per la salvezza degli uomini di De Biasi. E Ferrari? Ferrari, stranamente, non gioca mai, né da titolare e né da subentrato, le sue uniche due apparizioni sono fra settembre ed ottobre nelle gare di Coppa Italia contro la Reggina in cui il Modena viene eliminato.
Inizia il 2003 ma per l’attaccante bergamasco nulla cambia: ogni tanto va in panchina, oppure si accomoda in tribuna, ma di giocare non se ne parla. Qualche giornale inizia ad interrogarsi sul perché il vecchio centravanti non riesca a debuttare in serie A, a Modena qualcuno conosce la verità, altri si fanno le stesse domande dei cronisti, poi finalmente si scopre il motivo di questo apparentemente ingiustificato ostracismo: c’è una clausola sul contratto di Ferrari, infatti, che imporrebbe al Modena di versare un indennizzo di ben 100 mila euro al Mornico (ovvero la società che aveva cresciuto l’attaccante ad inizio anni ottanta) se il calciatore scenderà in campo in serie A. Il club modenese, allora, aveva avvisato il tecnico De Biasi e, per non dover sborsare una cifra alta per far giocare un attaccante di 35 anni suonati, l’input è sempre stato quello di non mandarlo in campo. Ma i tifosi lo acclamano, lui incomincia a scalpitare, sa che quella è la sua unica ed ultima occasione di giocare in serie A, anche i giornali danno risalto ad una storia più unica che rara e tutta Italia inizia a fare il tifo per questo centravanti di cui solo gli appassionati di serie B e C conoscono il nome e le gesta.
Alla fine vince il popolo: il 13 aprile 2003 dopo tanta attesa, ecco il grande momento. Giacomo Ferrari debutta in serie A nel corso di Modena-Lazio 0-0, subentrando a Fabio Vignaroli e venendo accolto dal boato dello stadio Braglia. “Ho coronato il mio sogno“, dirà a fine partita un emozionato ma soddisfatto Ferrari, in molti sui giornali del giorno dopo scriveranno che la saggezza e la magnanimità del Modena e di Gianni De Biasi avevano evitato una colossale ingiustizia. Ferrari collezionerà altri due gettoni nel campionato 2002-03 chiudendo la sua avventura in Emilia con 27 presenze e 5 reti, e la sua esperienza in serie A con 3 apparizioni. Nell’estate del 2003 si accaserà all’AlbinoLeffe, squadra della provincia di Bergamo che, come l’Alzano qualche anno prima, ha centrato lo storico approdo in serie B dove resterà per ben 9 stagioni. L’ex modenese firmerà 3 reti in 27 presenze, poi si trasferirà al Monza in serie C1, quindi chiuderà la carriera nel 2010 dopo aver giocato nei dilettanti con le maglie di Caravaggio e Calvenzano segnando, ad oltre 40 anni, altri 60 gol.
La storia di Giacomo Ferrari è quella di un uomo che non si è arreso e non ha gettato la spugna nel momento più complicato e forse grottesco della sua carriera. Poteva scegliere di tornare in serie B o in serie C a gennaio del 2003 quando il Modena gli aveva fatto capire di non poterlo schierare, ma ha deciso di restare, di sperare, di crederci ancora. E alla fine ce l’ha fatta. Giacomo Ferrari non sarà stato un bomber di primo livello, ha appena assaggiato la serie A dopo tanta gavetta, ma forse se l’è goduta più di altri e quella manciata di minuti in massima serie gli è valsa orgoglio e soddisfazione. Da raccontare ai nipoti.
di Marco Milan