Amarcord: Coppa America 2001, il torneo della paura
Se credete che le annose vicissitudini dei Mondiali di Argentina ’78, la dittatura nel paese sudamericano, i morti di Stato e una manifestazione fortemente condizionata da una condizione politica particolare sia stato il punto più critico del calcio unito alla cronaca, probabilmente non ricordate cosa avvenne in Colombia nell’estate del 2001 alla vigilia della Coppa America.
Il paese colombiano si appresta ad ospitare il torneo continentale dopo aver dovuto rinunciare ai Mondiali del 1986 a causa del violentissimo terremoto che aveva devastato gran parte della nazione e che era stato poi assegnato in fretta e furia al Messico. Stavolta non sembrano esserci intoppi, inoltre la Colombia nel 2001 è a caccia di rivincite dopo aver disputato un deludente mondiale nel 1998 e vedere a forte rischio la qualificazione a quello del 2002 (che in effetti poi fallirà). La Coppa America casalinga sembra l’occasione migliore per ricordare al Sud America e al resto del mondo calcistico che i colombiani sanno giocare a pallone, che la Federazione sa organizzare un torneo importante come quello e che la nazionale è pronta a riprendersi quanto di buono aveva fatto vedere all’inizio degli anni novanta. Nonostante la generazione di Higuita, Valderrama ed Asprilla sia ormai il passato, la Colombia è convinta di poter essere competitiva con le nuove leve, dal forte difensore dell’Inter Ivan Ramiro Cordoba (che è anche il capitano) fino all’attaccante Victor Aristizàbal su cui il commissario tecnico Francisco Maturana ripone gran parte delle speranze in zona offensiva.
Tutto sembra procedere per il meglio, i gironi sono stati sorteggiati e le 12 nazionali sono pronte per affrontarsi nel mese di luglio del 2001. Ai nastri di partenza, sono ovviamente favorite le due grandi sudamericane Argentina e Brasile, coi verdeoro che sono anche detentori del trofeo, vinto nel 1999 in Paraguay. Ma anche i padroni di casa della Colombia, l’Uruguay ed il Messico sembrano poter dire la loro per un titolo che l’America latina sente moltissimo. Quando a giugno il conto alla rovescia per l’inizio della Coppa America si sta per esaurire, ecco che in Colombia scoppia di nuovo una violenta tensione fra l’esercito del governo e l’esercito del popolo, ovvero i guerriglieri delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). La situazione è complicata, per le strade ci sono agguati e sparatorie, nessun quartiere delle principali città sembra al sicuro e il 28 giugno viene indetta una riunione straordinaria per capire se in quel clima si possa disputare la Coppa America. La Federazione colombiana teme fortemente che la manifestazione venga assegnata a qualcun altro, proprio come accaduto per i mondiali del 1986, e si mette di traverso assicurando sicurezza e controlli, spalleggiata dal governo, mentre intanto il Venezuela si è fatto avanti per la sostituzione.
Il 30 giugno la proposta venezuelana viene respinta, ma sembra ancora complicato dare l’assenso definitivo al via del torneo. La CONMEBOL (l’equivalente sudamericano della UEFA) è dubbiosa, vorrebbe lasciare l’organizzazione alla Colombia, ma ha paura per una sicurezza che al momento nessuno può garantire e sa benissimo che se ci dovesse essere un incidente grave si ritroverebbe tutte le responsabilità sul groppone. Le altre federazioni, nel frattempo, fanno pressione sulla CONMEBOL stessa, hanno timore per i loro tesserati e per i tifosi che partiranno per la Colombia e così all’inizio di luglio la Coppa America 2001 viene lasciata ai colombiani ma posticipata di un anno. A questo punto è la federazione colombiana a ribellarsi, sostenendo che nell’estate del 2002 ci saranno i Mondiali in Corea del Sud e Giappone, e che organizzare la Coppa America in quel periodo sarebbe impossibile. Il 5 luglio, a meno di una settimana dalla partita inaugurale, la CONMEBOL prende la decisione definitiva: la coppa resta in Colombia e nelle date prestabilite, ovvero dall’11 al 29 luglio 2001. L’indignazione delle altre nazioni è enorme, perfino in Europa c’è chi non gradisce una scelta rischiosa per l’ordine pubblico oltre che per lo sport.
Fioccano le proteste e le rinunce: il Brasile annuncia che porterà in Colombia un organico sperimentale lasciando a casa molti big, stesso dicasi per l’Uruguay, mentre il Canada rinuncia direttamente a partire e lascia libero un posto; viene chiamato in tutta fretta il Costarica, ben contento di essere invitato dopo aver partecipato alla Coppa America solamente nel 1997. Continua a ragionarci, invece, l’Argentina che il 10 luglio, il giorno prima dell’inizio del torneo, si ritira ed apre una sorta di incidente diplomatico con la Colombia oltre ad una voragine organizzativa incredibile. Gli argentini parlano di minacce di morte subite negli ultimi giorni, i calciatori si dicono provati e spaventati, affermano di non voler mettere a repentaglio la propria vita per un torneo già macchiato di sangue e riceveranno attestati di stima da gran parte dell’Europa che intanto segue attentamente le vicende. Altra frenetica rincorsa per trovare una nazionale di riserva, alla fine viene invitato l’Honduras ma far partire i centroamericani per la Colombia sarà un’impresa per il commissario tecnico Maradiaga che telefona singolarmente ad ogni calciatore, nonostante molti di essi fossero partiti per le vacanze e qualcuno, una volta letta sul giornale la notizia del possibile ripescaggio, avesse tentato di farsi negare per non rinunciare alle ferie.
L’11 luglio, tuttavia, la Coppa America inizia ma il clima è surreale, le accuse verso la federazione colombiana e verso la CONMEBOL sono pesanti, i telegiornali sudamericani alternano notizie di sparatorie a Bogotá e Medellin ai risultati delle partite. Gli unici che sembrano divertirsi sono i giocatori della Colombia perché la nazionale di Maturana gioca bene e vince, classificandosi al primo posto del proprio girone eliminatorio con 3 vittorie su 3 contro Venezuela, Ecuador e Cile con 5 gol fatti e nessuno subìto. Anche negli altri due raggruppamenti non ci sono sorprese, passano le altre due favorite Brasile ed Uruguay, mentre a sorpresa entrambe le ripescate Costarica ed Honduras raggiungono i quarti di finale. Nella fase ad eliminazione diretta, la Colombia fa fuori il Perù vincendo 3-0, l’Uruguay batte 2-1 il Costarica, il Messico regola 2-0 il Cile, poi arriva la notizia bomba, ovvero la clamorosa estromissione dei campioni in carica del Brasile per mano dell’Honduras che vince 2-0 a Manizales nel pomeriggio del 23 luglio. In Europa la cronaca arriva la mattina e in molti pensano di essere ancora addormentati per aver capito bene. A questo punto sembra chiaro che la strada per la Colombia sia abbastanza spianata, anche se i maligni tifano contro il paese organizzatore, ritenuto indirettamente responsabile di un torneo falsato.
Semifinali: i padroni di casa colombiani, in barba a critiche e macumbe, battono per 2-0 l’Honduras e volano in finale senza ancora aver incassato nemmeno un gol, mentre nell’altra partita il Messico vince 2-1 contro l’Uruguay. Comunque andrà a finire, ci sarà una squadra che iscriverà per la prima volta nella sua storia il proprio nome nell’albo d’oro della Coppa America; la Colombia è un paese in fermento, le tensioni sociali sembrano aver perfino lasciato il posto al tifo per la nazionale che potrebbe raggiungere il suo primo storico trionfo continentale, entrando nella leggenda anche più della generazione d’oro di inizio anni novanta che aveva ben figurato ai mondiali italiani senza però andare oltre gli ottavi di finale, persi sciaguratamente contro il Camerun. Il 29 luglio 2001 Colombia e Messico scendo in campo allo stadio di Bogotá davanti a 44 mila spettatori; l’eccitazione è fortissima, lo spettacolo sugli spalti impagabile, quello in campo un po’ meno. La gara è tesa, tattica, nessuno sembra voler fare la prima mossa, la paura di perdere prevale sulla voglia di vincere, l’ipotesi dei tempi supplementari è molto più concreta di una soluzione entro il 90′. E invece, a metà del secondo tempo un’incornata di Ivan Ramiro Cordoba decide la partita e manda in estasi la Colombia, per la prima volta campione del Sud America.
La Coppa America 2001 va in archivio con il trionfo della Colombia padrona di casa e le polemiche antecedenti alla manifestazione scemano man mano che passano i giorni, rimanendo d’attualià solamente nei dintorni di Bogotá, unite ai festeggiamenti di un paese che per qualche settimana si getta alle spalle le inquietudini di una possibile guerra civile. Quel torneo rimarrà unico nel suo genere, perché funestato da scontri prima dell’inizio, perché calcisticamente privato dell’Argentina e, in fondo, anche del miglior Brasile. Non ce ne vogliano i colombiani, ma lo sport è probabilmente passato in secondo piano in quel mese di luglio più caldo del solito.
di Marco Milan