Amarcord: la storia del Malines, l’incubo belga delle italiane in coppa

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E’ stato uno spauracchio per oltre 5 anni, un avversario arcigno e rognoso che nessuna squadra italiana voleva più affrontare. Eppure non erano fenomeni, anzi, in molti li definivano l’anti calcio, i catenacciari venuti dal Belgio, ma dei giallorossi del Malines ancora oggi da Bergamo a Cagliari passando per la Genova blucerchiata e la Milano rossonera si ricordano in tanti.

Il Malines, o Mechelen se detto all’olandese, è un club belga nato all’inizio del novecento e rimasto addormentato come un vulcano per circa settant’anni, fino ad un improvviso e devastante risveglio verso la metà degli anni ottanta. La squadra con la maglia a righe verticali giallorosse, infatti, nella stagione 86-87 vince a sorpresa la coppa nazionale (la prima della sua storia) battendo in finale l’RFC Liegi e regandosi, così, un trofeo e il diritto a disputare la Coppa delle Coppe nell’annata successiva. Guidata in panchina dall’olandese Aad de Mos, la compagine belga dispone di un organico buono ma non eccezionale, al di là del portiere Preud’homme che è un vero fuoriclasse del suo ruolo, e di ottimi calciatori come l’attaccante israeliano Eli Ohana o i centrocampisti Emmers ed Erwin Koeman, fratello maggiore del più famoso Ronald. Difficile pronosticare i giallorossi come favoriti per vincere la Coppa delle Coppe 87-88, ma il Malines non ha alcun timore reverenziale e dopo aver eliminato nell’ordine Dinamo Bucarest, St. Mirren e Dinamo Minsk, si ritrova in semifinale dove se la vedrà con un’altra rivelazione del torneo, ovvero l’Atalanta di Emiliano Mondonico.

La particolarità della semifinale è che da una parte c’è una formazione belga pressoché sconosciuta, dall’altra i bergamaschi che militano in serie B e che partecipano alla coppa per essere stati finalisti di Coppa Italia la stagione precedente, perdendo contro il Napoli che, avendo vinto lo scudetto, è stato ammesso in Coppa dei Campioni lasciando il suo posto ai nerazzurri. Il cammino dell’Atalanta è stato eccellente, sotto i colpi dei lombardi sono caduti anche i forti portoghesi dello Sporting Lisbona e la squadra di Mondonico sembra la grande favorita per il passaggio del turno e tutta Italia spinge per il gran traguardo europeo di una compagine di serie B. La gara di andata si gioca in Belgio, il Malines è squadra sorniona, ha un gioco lento, compassato, quasi mai attacca in massa; non che l’Atalanta sia l’Olanda di Cruyff, ma appare immediatamente chiaro che i più offensivi siano gli italiani. Eppure, dopo neanche 10 minuti, sono i fiamminghi ad andare in vantaggio con Ohana; il pari di Stromberg all’82’ dura appena un minuto perché la rete di den Boer chiude la prima partita sul 2-1 a favore dei giallorossi, un risultato comunque non da disprezzare per gli atalantini a cui in casa sarà sufficiente vincere 1-0 per guadagnarsi l’accesso in finale.

La sera del 20 aprile 1988 a Bergamo c’è un fermento mai visto, molti tifosi sono stati svegli una notte intera davanti alle biglietterie per accaparrarsi il tagliando della partita, chi non ce l’ha fatta ha accesso la televisione già un’ora prima passeggiando avanti e indietro per casa come fanno i papà nelle cliniche in attesa della nascita del primogenito. L’Atalanta parte forte, spinta da un pubblico eccezionale, e va in vantaggio con Garlini su rigore al 39′. Il Malines sembra stordito, i nerazzurri potrebbero raddoppiare ma commettono l’imperdonabile errore di accontentarsi e di aspettare la fine; in meno di 20 minuti, i belgi distruggono il sogno dei bergamaschi trovando due reti con altrettante conclusioni dalla distanza, la prima di Rutjes, la seconda di Emmers, risultato che replica quello dell’andata e spedisce i giallorossi a Strasburgo dove in finale giocheranno col favoritissimo Ajax. Il Malines vincerà a sorpresa la coppa battendo gli olandesi per 1-0, poi in estate si aggiudicherà anche la Supercoppa Europea superando il PSV Eindhoven. Adesso i belgi sono conosciuti (e temuti) in tutta Europa, ancora oggi quel nome fa svegliare di soprassalto i bergamaschi, colpiti al cuore nel momento in cui si sentivano invulnerabili.

Nella Coppa delle Coppe 88-89, i giallorossi sono i detentori del trofeo e proseguono da dove avevano terminato, ovvero vincendo: eliminano i lussemburghesi dell’Avenir Beggen, poi i connazionali dell’Anderlecht, quindi ai quarti di finale i tedeschi dell’Eintracht Francoforte, fatti fuori dal solito atteggiamento sornione del Malines che aspetta e fa stancare l’avversario, poi lo punisce al primo errore. I belgi sono nuovamente in semifinale e nuovamente contro una squadra italiana, stavolta la Sampdoria di Boskov che sta gettando le basi per le vittorie di fine anni ottanta e per lo scudetto del 1991. Il 5 aprile 1989 si gioca in Belgio, la Samp è più forte, soprattutto in attacco, ma giocare contro il Mechelen è complicatissimo, Boskov si agita in panchina, ma i blucerchiati soccombono e dopo 67′ sono sotto di due reti; il gol di Gianluca Vialli a un quarto d’ora dalla fine rianima i genovesi che nel ritorno del 19 aprile a Marassi si giocano l’accesso alla finale. Ma è ancora una partita durissima per gli italiani che spingono ma non sfondano, attaccano ma non passano, premono ma vengono respinti dall’arcigna retroguardia belga e da un portiere come Preud’homme che sembra avere la calamita sui guanti. Al 68′ Cerezo sblocca la situazione e a quel punto per la Sampdoria si fa tutto più semplice, tanto che i gol di Dossena e Salsano nel finale rendono il risultato (3-0) assai più bugiardo di quanto non sia stato l’andamento di una partita terribilmente complicata per i blucerchiati che volano in finale dove perderanno col Barcellona a Berna.

Stagione 89-90: stavolta il Malines è in Coppa dei Campioni perché nel frattempo è riuscito a vincere il campionato belga, il quarto della sua storia dopo i tre conquistati negli anni quaranta. Le favorite per il successo finale sono altre, ma i giallorossi come al solito ci tengono a vender cara la pelle: eliminano facilmente i norvegesi del Rosenborg e gli svedesi del Malmoe, poi ai quarti di finale si ritrovano contro il Milan di Arrigo Sacchi che, oltre ad essere la squadra campione d’Europa in carica, è anche unanimemente considerata la più forte del mondo. Lo scontro fra Milan e Malines è anche quello tra due filosofie opposte: l’offensivismo sfrenato di Sacchi e l’atteggiamento conservativo dei belgi. Sono due gare spigolose quelle fra rossoneri e giallorossi: l’andata in Belgio termina 0-0 e si capisce che il Milan sia innervosito dal gioco “antipatico” del Malines. Il ritorno a San Siro è sportivamente drammatico: i milanesi attaccano a spron battuto, i belgi stanno lì a difendersi, sparano palloni in tribuna, commettono falli, irritano a tal punto gli avversari che perfino uno calmo e razionale come Roberto Donadoni perde le staffe, commette un pesante fallo di reazione e viene espulso. La gara va ai supplementari e più trascorrono i minuti più il Malines acquisisce coraggio, speranza e fiducia, mentre il Milan si abbatte. Ci vorrà il solito Van Basten a togliere le castagne dal fuoco ai rossoneri: un gol del fuoriclasse olandese al 105′ porta avanti il Milan che raddoppia con Simone e vola in semifinale.

Quanta fatica, però, per lo squadrone milanista eliminare gli ostici belgi, ormai considerati uno spauracchio da tutto il calcio italiano. Arrigo Sacchi dirà in seguito che, seppur con le debite proporzioni, quell’anno per il Milan fu più semplice far fuori il Real Madrid (affrontato proprio nel turno precedente) che il Malines, la formazione che forse più di tutte in campo europeo ha messo in difficoltà la splendida formazione rossonera. Il momento magico dei belgi, in ogni caso, è destinato a terminare presto, il ricambio generazionale non c’è, ad inizio anni novanta l’intero movimento calcistico del paese vive una crisi certificata dal non irresistibile mondiale del Belgio nel 1994, dalla mancata qualificazione ad Euro ’96 e dalla figuraccia ai Mondiali del 1998, chiusi dai Diavoli Rossi con l’eliminazione al primo turno. Il Malines farà pochissima strada in Coppa Uefa nelle stagioni 90-91, 91-92 e 92-93, meglio accadrà nell’edizione del 93-94 quando i giallorossi affronteranno di nuovo una formazione italiana, il Cagliari, agli ottavi di finale. La paura ricomincia, ma i belgi sono calati notevolmente rispetto alla fine degli anni ottanta ed i sardi avranno facilmente la meglio vincendo entrambe le gare, 3-1 in trasferta e 2-0 al Sant’Elia, chiudendo l’epopea del grande Mechelen che proprio nelle due sfide con i rossoblu concluderà la sua partecipazione alle coppe europee.

Il Malines finirà in serie B nel 1997, riuscendo faticosamente a risalire negli anni successivi senza, però, ricalcare neanche lontanamente i fasti di fine anni ottanta, arrivando come massimo risultato a perdere la finale della coppa nazionale nel 2009 contro il Genk. Una squadra che per oltre 5 anni ha fatto la voce grossa in Europa, ha vinto e sfiorato altri successi, pur non disponendo di rose eccellenti, ma puntando su organizzazione, collettivo e solidità tattica. In Italia ricordano bene quel Malines, quell’ostica squadra belga che ha messo in crisi un movimento che a quell’epoca era forse il migliore d’Europa.

di Marco Milan

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