Amarcord: il Lecce di Bigon, una risalita più complicata del previsto

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L’ultimo anno in serie A era stato critico, una retrocessione evitabile, una salvezza compromessa dal ko nello scontro diretto di Cagliari e dalla sanguinosa sconfitta casalinga contro il già condannato Bologna. Il licenziamento di Boniek e la convinzione di ripartire dalla serie B con ambizioni da primato. E’ questo il Lecce che nell’estate del 1991 si prepara ad una stagione da vertice che si tramuterà, invece, in un’annata tutta in salita.

E’ difficile tornare a convivere con la serie B dopo tre campionati consecutivi in A, due salvezze e quell’ultima stagione da buttare via, gestita da un allenatore troppo giovane e che ha peccato di ingenuità ed inesperienza quando il più sembrava fatto. Eppure, a Lecce sono convinti di poter ripartire per risalire immediatamente, anzi, alla vigilia del campionato 1991-92 i giallorossi sono tra le favorite per la promozione, assieme alle altre neo retrocesse Bologna, Cesena e Pisa, all’Udinese e al Brescia. In panchina, la società salentina ha poi chiamato un tecnico che col campionato cadetto c’entra poco o nulla, ma che ha bisogno di rilanciarsi: Alberto Bigon. Nell’ultima stagione, Bigon ha guidato il Napoli che nel campionato precedente aveva portato allo scudetto e che l’anno dopo si è sfilacciato, condizionato dai problemi di Maradona e da uno spogliatoio ormai ingestibile e alla fine di un ciclo. I partenopei non avevano raggiunto neanche la qualificazione in Coppa Uefa e Ferlaino a maggio del 1991 aveva silurato Bigon (peraltro d’accordo con la separazione) per chiamare Claudio Ranieri, reduce dalla miracolosa salvezza ottenuta a Cagliari e a discapito di quel Lecce che chiama Bigon per un doppio riscatto da condividere.

Bigon accetta la serie B, convinto che un anno in purgatorio possa far bene anche a lui per ridisegnare la sua carriera dopo la sbornia dello scudetto e il successivo travagliato campionato. Il Lecce, oltretutto, dispone di un organico di tutto rispetto, basti pensare che in attacco c’è una coppia come Pasculli-Baldieri che qualcuno invidia persino in serie A, senza contare che a centrocampo c’è ancora Antonio Conte (che in autunno andrà però alla Juventus), capitan Benedetti, il talentuoso Notaristefano e, soprattutto, l’ala Francesco Moriero che ha talento da vendere e che è già sul taccuino di numerosi club di serie A. Le premesse, dunque, sono ottime ed il Lecce parte in pole position per la promozione, idea suffragata anche dall’avvio sprint in campionato con tre successi nelle prime tre gare contro Venezia, Brescia e Modena in cui Pasculli realizza due reti, mostrando anche un’ottima intesa con Baldieri. E chi lo ferma questo Lecce? Se lo chiedono le contendenti dei pugliesi al salto di categoria, senza sapere che l’inverno in Salento sarà più rigido del solito.

La prima parte di campionato, in effetti, sorride ancora alla truppa di Bigon che, al di là di qualche pareggio evitabile come ad esempio l’1-1 di Messina, e di un paio di fisiologiche sconfitte in casa di Palermo ed Ancona, veleggia comunque a ridosso delle prime e, soprattutto al Via del Mare, ottiene quelle vittorie che le permettono di resistere nei piani alti della classifica. Dopo il 4-1 inflitto al Padova il 1 dicembre, però, il Lecce si inceppa e non vince più: prima di Natale pareggia a Bologna e ad Avellino e perde in casa contro la Lucchese, dopo le feste, il 12 gennaio 1992, si inchina anche alla Reggiana e a quel punto, con la classifica che inizia a farsi più complicata, la dirigenza opta per il cambio in panchina, Bigon viene esonerato e al suo posto arriva Aldo Sensibile che di esperienza come allenatore ne ha poca e che fino al giorno prima era osservatore del club. La scelta convince poco l’ambiente e probabilmente ancor meno lo spogliatoio, anche perché, al di là se fosse giusto o meno cacciare Bigon, di tecnici esperti e liberi ce n’erano e difficilmente avrebbero faticato ad accettare una piazza come Lecce.

Il debutto di Sensibile, poi, è tutt’altro che positivo, i giallorossi perdono 2-1 a Cosenza e si allontanano sempre di più dalla zona promozione. E’ l’ultima partita del girone d’andata e a Lecce sperano che il ritorno sia migliore, ma si sbagliano. I salentini perdono anche a Venezia e a Modena, ko intervallati solo dallo scialbo 0-0 casalingo col Brescia, poi pareggiano 1-1 col Cesena e vengono travolti a Pisa da un 4-0 che fa tornare indietro la società, ora convinta dell’errore commesso e pronta a richiamare in panchina Bigon. E’ il 23 febbraio ed il Lecce deve guardarsi addirittura più indietro che avanti per non essere clamorosamente risucchiato in zona retrocessione. La squadra gira poco, gli unici che rimediano quasi sempre la sufficienza sono il difensore Ceramicola e l’attaccante Baldieri, rimasto pure l’unico a far gol con regolarità dato che anche Pasculli si è fermato. Il ritorno in panchina di Bigon coincide anche col ritorno alla vittoria del Lecce che supera per 1-0 il Palermo grazie ad un guizzo di Moriero, un altro dei pochi in grado di alzare il livello di gioco e portare qualche gol alla causa leccese.

Ma il campionato del Lecce resta incerto, i pugliesi perdono due partite consecutive, in casa con il Messina e a Pescara, ma si mantengono a galla grazie ai successi casalinghi ottenuti contro Udinese e Piacenza, firmati sempre dalla coppia Baldieri-Moriero. Il 10 maggio, i giallorossi acciuffano grazie al centravanti di scorta Francesco La Rosa l’1-1 a Padova che, in pratica, certifica la salvezza virtuale, mentre una settimana dopo battono per 1-0 al Via del Mare il Bologna con l’ultima rete in maglia leccese di Pasculli che si scuserà per aver contribuito così poco in quella stagione (appena 3 gol), condizionata anche da qualche problema fisico. Nelle ultime giornate, un Lecce più sereno pareggia per 0-0 le trasferte di Lucca e Reggio Emilia, e vince le due gare casalinghe contro Avellino e Cosenza, chiudendo il campionato all’ottavo posto assieme a Cesena e Lucchese con 37 punti, frutto di 12 vittorie, 13 pareggi ed altrettante sconfitte. Baldieri è il capocannoniere della squadra con 10 reti. Anche Bigon a fine stagione è stremato, sa che quel Lecce poteva fare di più, ma anche che annate così rischiano di trasformarsi in drammi sportivi se non si ha la capacità di tamponare in tempo la ferita.

In estate, le strade del tecnico e del Lecce si separano: Bigon torna in serie A, chiamato dall’Udinese che salverà dopo lo spareggio vinto a Bologna contro il Brescia, mentre a Lecce arriverà Bruno Bolchi, artefice con una stagione super di riportare i giallorossi in massima serie dopo due anni. Doveva essere la stagione del riscatto sia per Bigon che per il Lecce, si è trasformata invece nell’annata della grande paura e della delusione, a cui l’allenatore padovano ha messo una pezza quasi in extremis, contribuendo indirettamente alla promozione dell’anno dopo. Bigon e il Lecce, in fondo, si sono potuti consolare così.

di Marco Milan

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