Amarcord: Euro ’96, il debutto assoluto della Croazia
La disgregazione della Jugoslavia e l’indipendenza degli stati che la componevano ha comportato, a partire dal 1992, un cambio epocale nella geografia dell’Europa, esattamente come accaduto anche per l’Unione Sovietica. Il calcio non ha fatto eccezione, sono nate nuove nazionali che hanno iniziato a partecipare e a giocare sotto la loro bandiera, prendendo parte naturalmente anche alle qualificazioni per le grandi manifestazioni. La più pronta si è rivelata la Croazia, forse la più bella creatura dell’ex Jugoslavia.
Sulle ceneri del vecchio stato slavo nascono nuovi paesi e nuove nazionali, agli Europei del 1992 non partecipa neanche la Jugoslavia, esclusa proprio a causa del conflitto interno, e sostituita dalla Danimarca che, da ripescata, vincerà addirittura il torneo. Alle qualificazioni per Inghilterra ’96, però, i nuovi stati slavi partecipano eccome e sin da subito sembra evidente come la Croazia sia la nazionale migliore. La differenza la fanno i calciatori: Boban, Suker, Boksic, Prosinecki, Jarni, Bilic, sono tutti nomi in grado di far fiorire sin da subito i semi lanciati dal commissario tecnico Blazevic. La Croazia viene inserita nel gruppo di qualificazione che comprende anche Italia, Lituania, Ucraina, Slovenia ed Estonia, una bella rimpatriata di ex sovietici e jugoslavi. Italiani e croati sono i favoriti del girone, ma a sorprendere è proprio la nazionale di Blazevic che scende in campo con una curiosa maglia bianca a sacchi rossi. La Croazia vince 2-1 a Palermo nell’autunno del 1994, battendo i vice campioni del mondo in carica, conquista 7 vittorie, 2 pareggi e la sola sconfitta patita in Ucraina a giugno del 1995. Troppo poco per essere eliminati: gli slavi vincono addirittura il gruppo e piazzano l’Italia seconda, seppur con gli stessi punti.
Per la Croazia è la prima partecipazione alla fase finale di un grande torneo e attorno alla squadra biancorossa c’è enorme curiosità. Nel sorteggio, gli slavi capitano nel girone D, assieme ai campioni in carica della Danimarca, al Portogallo e alla Turchia. Difficile prevedere una qualificazione, ma la Croazia è squadra vera, ha talento da vendere, personalità ed entusiasmo, quello stesso che manca, ad esempio, ai danesi che sembrano sgonfi rispetto al trionfo di 4 anni prima e che hanno pure fallito l’accesso ai Mondiali del 1994. L’esordio assoluto della Croazia agli Europei avviene l’11 giugno 1996 a Nottingham contro la Turchia, due giorni dopo che Danimarca e Portogallo hanno pareggiato per 1-1 a Sheffield. E’ una grande occasione per i croati, consapevoli che per passare il turno non sono ammessi errori contro i turchi, evidentemente la cenerentola del gruppo ed ancora lontani da quella Turchia che arriverà terza ai mondiali asiatici del 2002. Eppure, la partita è dura, si mette pure a piovere, la Turchia ha poco perdere e tanto da giocarsi, nel finale attacca e viene punita dall’attaccante del Padova Goran Vlaovic che in contropiede segna la rete dell’1-0 che manda la Croazia in testa alla classifica.
E’ un’occasione d’oro, i croati possono già qualificarsi battendo la Danimarca che, però, gode ancora di tanta credibilità essendo la squadra detentrice del trofeo. Il 14 giugno il Portogallo batte 1-0 la Turchia, 48 ore più tardi la Croazia scopre definitivamente le sue carte e sorprende l’Europa intera: si gioca a Sheffield, stadio Hillsborough, sono le ore 18; i croati sono un fiume in piena, la Danimarca corre poco e male, cade sotto i colpi del bomber Suker che sigla una doppietta e di Zvonimir Boban, 3-0, Croazia e Portogallo già ai quarti, Danimarca e Turchia già eliminate. E’ un duro colpo per i danesi, ma la nazionale di Blazevic è stata troppo forte, ha dominato in lungo e in largo e adesso vuole giocarsi anche la vittoria del girone nell’ultima partita da giocare contro il Portogallo. Nottingham, 19 giugno 1996: stavolta è la Croazia a sedersi, forse paga della qualificazione già ottenuta, cede di schianto di fronte ai lusitani che vincono per 3-0 e scavalcano i croati in testa alla classifica con 7 punti, uno in più di loro. Sarà questa una leggerezza che gli slavi pagheranno ai quarti.
Questo perché, nel frattempo, nel girone C la Germania si è piazzata prima e la Repubblica Ceca ha fatto fuori l’Italia qualificandosi come seconda e pescando il Portogallo. Un abbinamento che la Croazia avrebbe preferito, ma arrivare secondi significa pescare i tedeschi che vogliono vincere dopo essere stati eliminati in semifinale al campionato europeo casalingo dell’88 ed aver perso la finale in Svezia nel ’92 con la Danimarca. Il 23 si gioca all’Old Trafford di Manchester Germania-Croazia, per i biancorossi è già tanto esserci arrivati a quell’Europeo, ancor di più aver raggiunto i quarti, ma ora perché fermarsi e non tentare ancora di arrampicarsi ancora più su? Pronti, via e la Germania passa in vantaggio grazie ad un calcio di rigore trasformato da Jurgen Klinsmann; è il 20′ e sembra già che per la Croazia l’avventura in Inghilterra sia terminata. Invece, la squadra di Blazevic si riorganizza, ordina i pezzi, non crolla dopo lo svantaggio e ad inizio ripresa pareggia con Suker. Ma i tedeschi, si sa, sono duri a morire e, nonostante un avversario sfrontato e coraggioso, segnano nuovamente con Sammer al 59′. Il risultato non cambierà più, la Croazia uscirà da Euro ’96 ai quarti e a testa altissima, dimostrando di essere una nazionale già pronta e matura.
Cosa sia accaduto dopo lo sappiamo: il bronzo a Francia ’98, fino ad arrivare alla finale persa con la Francia vent’anni più tardi. La Croazia è nata sulle ceneri di un conflitto intestino fra i più duri di sempre in Europa, il calcio ha salvato chi ci ha creduto, chi ha colto l’opportunità. I calciatori croati erano i più talentuosi dell’ex Jugoslavia ed hanno trasformato questo dono nella concretezza che li ha portati negli anni a spaventare tutto il mondo. Una storia nata in un caldo giugno inglese del 1996.
di Marco Milan