Amarcord: 96-97, il più forte Ravenna di sempre
Hanno il groppo in gola oggi i tifosi ravennati nel ricordare gli anni d’oro della serie B quando i giallorossi erano una delle più solide realtà della serie cadetta. Quell’epoca è ormai passata ed il Ravenna si barcamena oggi per ritrovare, almeno, il professionismo, gettando però l’occhio, il cuore e all’anima ai bei tempi che furono e a quella stagione 96-97 quasi da record.
Il Ravenna aveva esordito in serie B nel 1993 disputando una stagione storica ma sfortunata, culminata con l’immediato ritorno in C1 a giugno del 1994. Sembrava fosse tutto finito, la classica storia di una debuttante che ha assaggiato la B, ha provato a rimanere a galla ma è finita col soccombere davanti a mostri sacri e vecchie volpi della cadetteria. Nient’affatto, invece, perché la proprietà del Ravenna è solida ed ambiziosa, consapevole che all’esordio assoluto fosse complicato mantenere la categoria, ma anche che quell’esperienza si rivelerà formativa per il futuro; i romagnoli ci mettono due stagioni per tornare in B e lo fanno al termine del campionato 95-96, vinto dopo un cambio in panchina (Rumignani al posto di Buffoni) e grazie ai 21 gol del bomber Stefan Schwoch, super cannoniere della squadra. Per l’annata 96-97, dunque, il Ravenna è di nuovo in serie B, stavolta non certo per fare la comparsa ma per provare a scrivere una storia diversa mantenendo la categoria ed affermandosi in pianta stabile in seconda serie.
Viene scelto un nuovo allenatore, giovane, preparato ed ambizioso, si chiama Walter Novellino ed ha sfiorato due anni prima la clamorosa promozione dalla C1 alla B alla guida del minuscolo Gualdo, persa con il forte e blasonato Avellino solamente dopo i calci di rigore. L’ex fantasista del Milan, poi, ha esordito in B venendo però licenziato dal Perugia dopo poche parite; ma le qualità del tecnico appaiono subito evidenti, Novellino ha idee e carisma, vuole emergere e per il Ravenna sembra l’allenatore ideale. Scelta la guida tecnica, i romangoli mantengono molto dell’ossatura della squadra che ha vinto la serie C, dal centravanti Schwoch al difensore Pregnolato che diventerà una bandiera del club. In rosa c’è anche esperienza (Iachini, Luppi, Gadda e Scarafoni) e tantissima qualità con i piedi raffinatissimi di Buonocore e Zauli, ed una batteria di attaccanti ottima con i già citati Schwoch e Scarafoni, ma anche con gli scalpitanti Biliotti e Gasparini, peraltro reduce dalla promozione in A col Vicenza nel 1995.
Domenica 8 settembre 1996 inizia il campionato ed il Ravenna ospita nel piccolo ma gremito stadio Benelli il Venezia. E’ Biliotti a decidere la sfida a 20 minuti dalla fine quando il risultato era di 1-1, i giallorossi vincono e partono come meglio non avrebbero potuto, rendendo così più morbido il ko della settimana successiva a Pescara in casa di una delle formazioni più accreditate per la promozione. Si capisce subito che il Ravenna ha idee e qualità e che non lotterà per evitare la retrocessione, anzi, potrebbe candidarsi come una delle rivelazioni del torneo: dopo il pari con l’Empoli (caratterizzato da grandi firme, Schwoch e Luca Toni), i giallorossi vincono a Cremona e Castel di Sangro, pareggiano con la Lucchese e si presentano alla sfida contro il Bari (altro squadrone) in piena zona promozione; l’avvio di gara è folgorante, i romagnoli segnano con Scarafoni e controllano bene la partita, il pubblico è in estasi, ma la squadra di Novellino deve fare i conti con l’inesperienza: il Bari, infatti, sornione e scaltro, aspetta la stanchezza dell’avversario e lo colpisce fra l’82’ e l’89’ vincendo la gara. “Ci servirà da lezione“, dirà Novellino in sala stampa.
Il 24 novembre i romagnoli strappano un punto in casa della capolista Lecce, una squadra che non sta lasciando che le briciole agli avversari, ma una settimana dopo a Ravenna accade l’imponderabile: i giallorossi battono 2-1 il Brescia, altra compagine che con quella serie B ha poco a che spartire, reti di Luppi e Buonocore, il pubblico fa festa, troppa forse, perché un petardo lanciato dalla curva ravennate colpisce il portiere bresciano Zunico. Il giudice sportivo non omologa il risultato, anzi, toglie il successo al Ravenna e gli infligge pure 3 punti di penalizzazione. E’ forse l’unica macchia in una stagione da incorniciare per la formazione di Novellino che fino al 19 gennaio non perde più, batte Chievo, Salernitana, Cosenza e Cesena, pareggia contro il Padova, prima di incappare in due sconfitte consecutive contro i colossi Genoa e Torino; proprio con lo 0-3 rimediato in casa contro i granata si chiude un ottimo girone d’andata per un Ravenna che da neopromossa sta stupendo tutti e si sta comportando meglio di squadre sulla carta più accreditate come Cesena e Cremonese che sono in zona retrocessione, meglio del Venezia, del Pescara e della Salernitana.
All’inizio del girone di ritorno il Ravenna parte in sordina con lo 0-0 di Venezia e la sconfitta casalinga contro il Pescara, poi piazza due quaterne da urlo: il 4-1 ad Empoli ed il 4-0 sulla Cremonese del 23 febbraio 1997. E’ una squadra che prova a giocarsi le sue carte, pur conscia di avere poche possibilità di inserirsi in zona promozione perché Brescia, Lecce, Empoli e Bari stanno andando fortissimo, il Genoa è in rimonta, il Torino una spanna sopra i romagnoli; ma è già tanto per la squadra di Novellino stazionare nella parte sinistra della classifica, al secondo anno in assoluto in serie B e con una formazione proveniente dalla C1, un allenatore quasi debuttante, poco blasone ed uno stadio non certo fra i più imponenti della categoria. Rispetto all’annata precedente, inoltre, il Ravenna non ha un bomber unico, perché Schwoch segna meno ma lavora maggiormente per i compagni, i gol vengono distribuiti fra il centravanti bolzanino e gli altri compagni di reparto, col risultato che gli avversari hanno meno riferimenti quando i giallorossi attaccano.
Il Ravenna si fa largo in trasferta ma soffre leggermente in casa come dimostrano le vittorie esterne in casa del Bari (2-0 il 23 marzo, reti di Buonocore e D’Aloisio) e del Foggia (1-0, gol di Schwoch nel finale) ed i pareggi al Benelli contro Reggina e Cosenza, oltre al ko col Palermo. Le due sconfitte di fila contro Chievo e Padova certificano l’addio dei residui sogni di gloria dei romagnoli che giocano le ultime partite del campionato con la tranquillità di chi più di questo non poteva fare e l’orgoglio di aver dato fastidio a tutti da neopromossa. Nelle ultime tre giornate, il Ravenna perde il derby romagnolo col Cesena, pareggia al Benelli col Genoa e chiude in trionfo sbancando il Delle Alpi addirittura per 4-0: è il 15 giugno 1997, una data storica per tutta Ravenna, un tabellino che in molti hanno trasformato in poster, Torino 0 Ravenna 4. Poco importa che ai granata non importasse nulla della partita avendo già fallito l’obiettivo promozione, per una società come il Ravenna trionfare così contro la storia del calcio italiano conta a prescindere.
Il Ravenna 96-97 chiude il campionato all’ottavo posto con 52 punti che sul campo sarebbero 55, bottino che avrebbe permesso ai giallorossi di essere addirittura sesti. Fa lo stesso, la squadra di Novellino fa comunque meglio del Torino, della Salernitana, del Venezia, ma soprattutto dei cugini del Cesena che, partiti con ambizioni da primato finiscono addirittura in serie C, come del resto la Cremonese che in due stagioni passa dalla A alla C1. Per il Ravenna rimarrà quello il miglior risultato di sempre in serie B e della sua storia, gli anni di cadetteria arriveranno al 2001 più un altro nel 2008, ma tutti inferiori come risultato a quell’indimenticabile 96-97, il cui ricordo è oggi un misto di orgoglio, malinconia e nostalgia in un ambiente alla ricerca di sé stesso.
di Marco Milan