Olimpiadi: dal clima di tolleranza di Sochi al caso Luxuria, si riaprono le polemiche sull’omosessualità
“Chi diffonde informazioni riguardanti l’omosessualità a ragazzi al di sotto dei 18 anni può andare incontro a delle sanzioni”. Questo il contenuto delle leggi contro l’omosessualità approvate in Russia nel giugno scorso, provvedimenti che hanno provocato polemiche infinite anche e soprattuto in vista dei giochi olimpici di Sochi. Che sarebbe stata una delle edizioni più discusse lo si era capito già prima dell’inizio della manifestazione. Molti capi di governo non si erano presentati alla cerimonia di apertura; molti atleti avevano protestato apertamente contro la politica sovietica e la squadra tedesca aveva indossato durante la cerimonia di inaugurazione un costume provocatorio con colori molto vicini a quelli della bandiera arcobaleno, simbolo del Movimento gay.
L’ultimo caso che sta facendo discutere si è verificato proprio ieri sera. L’ex parlamentare italiana Vladimir Luxuria è stata fermata dalle autorità locali mentre sventolava una bandiera arcobaleno con la scritta in lingua russa: “Essere gay è ok”. Per il momento non si hanno notizie approfondite sull’accaduto, se non quella della testimonianza di Imma Battaglia, presidente onorario di Gay Project. Battaglia avrebbe parlato direttamente con Luxuria che le avrebbe raccontato di essere stata fermata dagli agenti di polizia in maniera brutale e aggressiva e successivamente trasportata in commissariato, probabilmente in stato di fermo anche se non ci sono conferme sull’accaduto. Comunque l’ex parlamentare è stata liberata poche ore dopo l’accaduto lasciando la vicenda ancora coperta da un alone di mistero.
E pensare che nel corso della giornata di giovedì era arrivata una mossa a sorpresa. Il presidente Putin in persona aveva abbracciato la pattinatrice olandese Ireen Wust, campionessa olimpica dei 1000 metri e atleta dichiaratamente lesbica. Un gesto che sembrava voler spegnere le polemiche. La domanda che a quel punto era sorta spontanea è questa: anche Putin è forse entrato nel tipico clima di tolleranza che da sempre si respira a Sochi?
La località olimpica è infatti conosciuta per essere una cittadina atipica, tradizionalmente tollerante e caratterizzata dall’incontro di molte e differenti culture. Nata intorno alla metà del 1800, ma affermatasi nel periodo del regime sovietico come località di villeggiatura, in un momento in cui i regolamenti governativi promuovevano le vacanze separate tra mogli e mariti, Sochi è diventata un luogo di incontri estivi ed extraconiugali. Ogni tipologia di relazione veniva tollerata, compresa l’omosessualità, nonostante venisse considerata un reato dal regime sovietico. Il comportamento di Putin sembra dunque tener conto proprio di questo clima, anche se fino a giovedì scorso nelle dichiarazioni del presidente e in quelle degli esponenti del governo non si vedeva alcun cedimento in questo senso. Prima dei Giochi, lo stesso sindaco della città olimpica aveva affermato che a Sochi non ci sono cittadini omosessuali. Una dichiarazione che però non corrisponde alla realtà. Proprio per il suo passato, a Sochi risiede una delle più grandi comunità gay di tutta la Russia.
Uno dei locali notturni più famosi della città è proprio un locale omosessuale, si chiama Cabaret Mayak ed è frequentato da persone di ogni razza, sesso e orientamento politico. Il periodo più florido del Mayak è probabilmente alle spalle, da qualche anno a questa parte gli affari vanno meno bene rispetto al passato, anche a causa della politica anti-gay portata avanti da Putin. La testimonianza di questo lento declino arriva proprio dal sito del locale; nella sezione che ne descrive la storia si legge: “Cabaret Mayak è stato aperto il 7 marzo 2005 e per sette anni è stato un vero e proprio faro nella vita notturna di Sochi”. La semplicissima somma algebrica 2005+7 ha come risultato 2012, anno in cui Vladimir Putin è diventato presidente della Russia, forse non proprio un caso. Lo stesso presidente sembrava aver voluto spegnere le polemiche con quell’abbraccio rivolto alla Wust, ma l’avvenimento di ieri sera riapre prepotentemente il problema legato all’omosessualità. Torna di grandissima attualità il dibattito sull’uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini. In Russia c’è ancora tantissimo da lavorare affinché tutti possano considerarsi davvero uguali di fronte alla legge e al prossimo. Un compito che si sta rivelando troppo arduo anche per la “tollerante Sochi”.
Giovanni Fabbri