Serie A- Juve e Napoli, chi le ferma? Il punto sulla settima giornata
di Cristiano Checchi
La settima giornata della massima serie è andata in cascina, con molti spunti e forse con qualche prima certezza.
I posticipi- Nel 157esimo derby di Milano l’Inter si prende tre gioie in un colpo solo: vince la stracittadina per la terza volta consecutiva, agguanta il terzo posto a pari con la Lazio e blocca sul nascere qualsiasi velleità di risalita da parte del diavolo rossonero. È Walter Samuel, l’uomo che non ti aspetti, a decidere il derby quando sono passati solo 3 minuti di gioco. L’Inter spreca con Milito, servito da Abbiati che deve averlo scambiato per Yepes, il più facile dei raddoppi. Il Milan ci prova, ma Bojan ancora non trova gli spunti che al cugino di Barcellona riescono, Boateng è lontano parente di quello straordinario che si esibiva nel moonwalk e il piccolo faraone dopo i quattro gol consecutivi non si è ripetuto nell’incontro più importante. Stramaccioni ringrazia e, nonostante il rosso a Nagatomo, esce vittorioso ancora una volta contro Allegri, adesso c’è da vedere se Max avrà la possibilità di prendersi la rivincita al ritorno.
Come la regola dello spezzatino vuole, ieri sera di posticipi ce ne erano due, al San Paolo in scena Napoli – Udinese. La più accreditata rivale per lo scudetto contro i nuovi leoni di Anfield. Il Napoli non tradisce, si sbarazza per 2 a 1 di una comunque buona Udinese. Tutto nel primo tempo, come a dire “lo spettacolo è qui”. Hamsik, Pinzi servito dal rientrante Maicosuel (sì proprio il rigorista meno amato in Friuli, che ha finito di scontare finalmente la sua pena) e gol vittoria di Pandev. La Juve chiama, il Napoli risponde.
Fatica bianconera – Con il pezzo forte della giornata programmato per la sera, nel pomeriggio a catalizzare l’attenzione è stata la vecchia signora. Impegnata a Siena la squadra di Conte/Carrera ha sofferto più del previsto. La squadra di Cosmi dopo aver battuto l’Inter a Milano (ok che sotto il periodo della maledizione di San Siro ci riuscivano un po’ tutti, ma l’Inter in casa è pur sempre l’Inter in casa) ha cullato fino all’85 il sogno di poter compiere ben altra impresa: bloccare la Juve. Ci ha pensato Marchisio, dopo tanti assalti falliti, a battere Pegolo per il 2-1. Ma ieri notte Rosina avrà avuto gli incubi a pensare alla palla servitagli da Del Grosso e che lui di testa doveva solo appoggiare alle spalle di Buffon. Marchisio ha quindi chiuso le marcature che erano state aperte da Pirlo, con la sua ormai solita punizione sotto la barriera, e proseguite da Calaio. La Juve non perde mai, e a differenza dell’anno scorso non pareggia neanche più (un solo x, come il Napoli).
Le romane- Con il tabù San Siro sfatato, fino a ieri ce n’era un altro che teneva imperterrito al passare del tempo: la maledizione dell’Olimpico (giallorosso). La Roma non vinceva in casa da aprile (Roma – Udinese 3-1). Un tempo praticamente infinito. Ieri alle 14:15 è caduta anche quest’ultima maledizione. Sarà stato l’orario del pranzo, sarà stata l’aria di festa per la Hall of Fame celebrata prima della partita, sarà stato il poter vedere qualche grande giocatore dal vivo… fatto sta che i vari Piris, Castan, Marquinhos, Tachtsidis, Florenzi, Bradley e Lamela hanno imboccato, indirizzati dal solito Totti, (l’unico che non avrà bisogno di nessuna votazione per far parte tra una cinquantina d’anni della futura Hall of Fame romanista), la strada della prima vittoria casalinga. Se poi l’Atalanta dopo 20 minuti del primo tempo meritava il doppio vantaggio è un altro paio di maniche, quelle di Zeman, che comunque ha mostrato coraggio presentandosi con De Rossi, Osvaldo e Burdisso in panchina (di Lamela e Bradley i gol). A Roma c’è chi in classifica sta meglio. La Lazio vola sulle solite e collaudate ali di Hernanes e Klose. I tifosi del Pescara aspettavano con trepidazione la sfida con l’odiata Lazio (scontri di 35 anni fa), ma i giocatori di furia, agonistica s’intende, non ne hanno avuta. Hernanes con una punizione magistrale e il sempre, solito, verde Klose (doppietta) portano la Lazio a quota 15 punti, confermando quel terzo posto da dove è lecito sognare.
Le altre- Si è sbloccato anche il Cagliari. I rossoblu, alla prima con Pulga e Lopez in panchina, hanno centrato la prima vittoria in campionato. Con un rigore di Nené il Cagliari ha espugnato l’Olimpico di Torino, e attende speranzoso di poter rigiocare, anzi giocare, la partita contro la Roma. Partita che Cellino, invitando la gente a disobbedire alla decisione della Prefettura, aveva di fatto impedito che venisse disputata. Continua intanto a volare la viola di Montella. Vittoria per 1 a 0 al Franchi contro il Bologna. A decidere come al solito è stato Jovetic. La Fiorentina è ora al quinto posto con 11 punti insieme a Roma e Catania: l’Europa è un obiettivo sicuramente alla portata. A Catania è difficile fare male (solo Giampaolo è riuscito nell’impresa) e anche Maran sta quindi volando: 2 a 0 al Parma con reti di Gomez e Begessio. Quinto posto, seppur condiviso, raggiunto. Andando ancora più a ritroso c’è da riportare la seconda sconfitta consecutiva della Sampdoria di Ferrara nell’anticipo di sabato. A Verona contro il nuovo di Chievo di Eugenio Corini i blucerchiati hanno perso a causa di una clamorosa papera del portiere Romero sul tiro di Di Michele (2-1 il punteggio, Théréau e Maresca gli altri marcatori). A Marassi invece, nel anticipo serale, il Genoa ha pareggiato 1-1 contro il Palermo del grande ex Gasperini; con Immobile che sotto porta ha sbagliato l’impossibile c’ha pensato il ritrovato Borriello a pareggiare il gol di Giorgi.
L’appuntamento con la Serie A è tra due settimane, ora tocca a Prandelli per mettere un altro mattone verso Brasile 2014.