Impossibile arrivare a Gaza, naufraga anche la missione di Estelle
di Giulio d’Alessandro
Per la terza volta, nel giro di due anni e mezzo, un’imbarcazione di attivisti diretta nella striscia di Gaza è stata bloccata dall’esercito israeliano in acque internazionali. Si tratta di Estelle, un’imbarcazione svedese, che lo scorso 20 ottobre è stata abbordata da navi israeliane ed una volta sequestrata, le è stato proibito di proseguire il suo viaggio per portare aiuti umanitari al popolo palestinese.
Ma questo è solo l’ultimo episodio di una storia iniziata il 31 maggio 2010, quando una flottiglia di 6 imbarcazioni aveva tentato di forzare il blocco navale che circonda la striscia di Gaza. La spedizione di attivisti, che aveva esplicitamente dichiarato di portare solo aiuti di prima necessità, era stata circondata dall’esercito israeliano che aveva fatto irruzione sulle navi. L’equipaggio dell’imbarcazione più grande, la MaviMarmara, aveva reagito e nello scontro rimasero uccisi nove attivisti turchi, feriti diversi membri dell’equipaggio e alcuni soldati israeliani. Fortemente criticata da quasi tutti i governi delle Nazioni unite, l’azione militare riportò nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione di segregazione in cui vive ogni giorno lo stato palestinese.
Così a un anno di distanza dal sanguinoso arrembaggio, venne organizzata una nuova flottiglia pronta a sfidare nuovamente le prepotenze di Israele. La Fredoom Flottilla II che sarebbe dovuta salpare delle coste greche, peccato che Atene non concesse mai le autorizzazioni necessarie, e quelle navi che provarono a partire ugualmente furono intercettate dalla marina ellenica.
Ma nessuno dei due tentativi è riuscito ad intimidire gli attivisti, che una settimana fa, insieme all’italiano Marco Ramazzoti Stockel, e a 5 parlamentari di Grecia, Svezia, Norvegia e Spagna, hanno tentato di raggiungere ancora una volta le coste di Gaza. Il piccolo veliero è stato, però, circondato in acque internazionali da un porta elicotteri, quattro navi da guerra e diversi motoscafi militari. Estelle portava con se 2 alberi d’ulivo, 41 tonnellate di cemento, giochi per bambini e materiali sanitari e sportivi, tutto materiale sequestrato, compreso l’equipaggio, che per quasi 10 ore, dal momento dell’abbordaggio all’arrivo al porto di Ashdod, non ha potuto dare notizie di sé.
A detta di Ramazzotti il contatto è stato tutt’altro che pacifico. L’esercito di Netanyahu non ha esitato ha usare pistole elettriche e modi forti contro un gruppo di pacifisti che si difendeva solamente a suon di slogan e parole. L’attivista italiano, di origine ebraica e collaboratore con diverse organizzazioni internazionali, al ritorno in Italia ha spiegato i motivi della sua azione. L’obbiettivo della Estelle non era solo quello di arrivare sulle coste palestinesi, ma anche quello di “far parlare di Gaza”, di evidenziare che nonostante le dichiarazioni dell’Onu sull’illegalità e sulla violazione dei diritti umani dell’esercito israeliano, questo continui nelle sue azioni di inaccettabile violenza.