“Bretella merci Roma-Formia. Sotto assedio il Parco Appia Antica, binari impossibili”
di Lucia Varasano
Sul progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria Roma-Formia sembra che per ora, il Comune e RFI si siano fermati, ma Italia Nostra, l’Associazione “La Torre del Fiscale”, i cittadini e i membri del Comitato3no, non abbassano la guardia e continuano gli incontri con istituzioni e tecnici per dire no ad “un treno contro la storia”.
Un treno che “non s’ha da fare”, figlio di un progetto identico a quello presentato da RFI già vent’anni fa e che era stato bloccato proprio perché fortemente impattante secondo il parere congiunto di associazioni ambientaliste, comitati di settore, esperti in campo archeologico e urbanistico ed esponenti politici di spicco come l’allora ministro dei beni culturali Alberto Ronchey, che intervenne firmando un decreto che assoggetta a vincoli archeologici e paesaggistici i tratti interessati dal progetto di RFI. Stavolta invece il progetto rispolverato, “ha perfino ottenuto l’esclusione dalla procedura di valutazione dell’impatto ambientale” denuncia Stefania Giuliano membro del Comitato3no, sottolineando la mancata informazione e il mancato coinvolgimento dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana, oltre che un atteggiamento ambiguo delle RFI e delle istituzioni: “un giorno il sindaco inaugura il Parco Nicolò Blois e il giorno dopo avalla un progetto che lo distruggerà”.
Saltando il passaggio dei ben noti problemi d’impatto ambientale già preventivati da RFI, la nuova bretella merci nella fase di cantierizzazione, provocherebbe un enorme disagio dal punto di vista della viabilità bloccando il flusso di traffico tra Roma est e Roma ovest, con la chiusura di Via del Mandrione e del Ponte su via Tuscolana. Inoltre, avrebbe un costo sociale non indifferente. Si parla della demolizione di abitazioni e della svalutazione degli immobili, un aumento del rischio d’instabilità degli immobili adiacenti (che già oggi sono soggetti a verifiche periodiche e iniezioni di cemento) a causa dell’aumento delle vibrazioni e dell’ inquinamento acustico, senza tralasciare i rischi per la sicurezza (pensiamo alla strage di Viareggio). “Verrebbero distrutte aree pubbliche recentemente ristrutturate senza che RFI abbia dato garanzie circa un reale e significativo miglioramento del trasporto dei pendolari, unica motivazione a giustificazione di tale progetto” chiude Stefania Giuliano.
Qui no, qui l’unica motivazione è una bretella merci, sulla sua inutilità si sono espressi in molti, anche considerando uno studio che attesta il trend negativo per il traffico merci ferroviario nella Regione Lazio oltre che- su scala nazionale- dalle politiche di Trenitalia. La domanda di trasporto- secondo il prof. Antonio Tamburino (CEDIA consulente dell’Ente Parco Regionale Appia Antica), sarebbe cambiata a fronte di un sostanziale processo di dematerializzazione della produzione “utilizzando sempre meno meno materia e sempre più tecnologia è cambiato anche il modello di sviluppo che non risponde più all’equazione crescita-produzione-trasporto, e quindi in sostanza non è vero che più produciamo e più trasportiamo”.
In un’ottica di più ampio respiro “Aldilà dell’impatto che la nuova bretella ferroviaria avrebbe sulla città, il problema è come viene pensata la mobilità all’interno della capitale” dichiara il prof. Carlo Cellamare (DICEA- Dipartimento ingegneria civile edile e ambientale, Università “La Sapienza” di Roma). Il problema dunque non sarebbe di tipo trasportistico, considerando che il quadruplicamento della bretella ferroviaria non rientra nella voce di “grande intervento” ma bensì in quella di “miglioramento” e non necessita di una pianificazione strategica. “E’ un problema di tipo urbanistico che andrebbe affrontato su più larga scala- continua Cellamare- seguendo tre direttrici fondamentali: riservando il trasporto dei passeggeri su ferro per sopperire al problema del pendolarismo, portando il trasporto delle merci fuori dalle città e recuperando gli spazi urbani per rendere più vivibili i quartieri” già fortemente ridotti all’osso.