Serie A- Sempre più arbitri in campo, ma sempre più errori

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di Cristiano Checchi

Ce ne hanno messi cinque di arbitri, come se in tre a sbagliare fossero troppi. La nona giornata ha visto scendere in campo il peggio che l’ormai ex terna arbitrale potesse offrire. Ce n’è per tutte le fasce orarie: alle 12:30 Catania – Juventus, alle 15 è il turno di Fiorentina – Lazio per chiudere poi con uno dei due posticipi, Roma – Udinese. Protagonisti più loro, gli uomini in giallo, che i vari Vidal, Toni o Di Natale.

Alle 12:30 al Massimino la Juve affronta il Catania, Vidal segna il gol vittoria e la capolista torna a casa con l’ottavo successo in campionato. Un solo problema: al Catania viene annullato un gol regolare (dopo quasi un minuto di festeggiamenti) e alla Juve viene convalidato, dallo stesso guardalinee, Maggiani, un gol irregolare. Basterebbe questo per chiudere ogni tipo di discorso su una partita altrimenti equilibrata, non tale però negli errori arbitrali. Gervasoni, indotto da Maggiani, a sua volta aiutato da Rizzoli per capire se il tocco di Lodi ci sia stato o meno (tocco che comunque non cambia di una virgola la posizione regolare di Bergessio). Insomma, un giro di tante voci e tante chiacchiere per prendere comunque la decisione sbagliata. Marotta però è sicuro “se da una parte riconosco l’errore dei giudici di campo, dall’altra dico che comunque la Juve avrebbe vinto”… convinto lui.

Alle 15 è stato il turno di Fiorentina – Lazio. Petkovic ha saputo commentare gli errori arbitrali in maniera molto più sportiva e sensata di Marotta, per la serie non perdiamo mai occasione per farci dare qualche lezione. Il tecnico biancoazzurro ha ammesso che la Fiorentina ha meritato la vittoria, anche se senza errori lo sarebbe stata di più. Motivo di lamentarsi la Lazio ne ha, e anche tanto: Jovetic in posizione di fuorigioco sul tiro di Ljajic, gol regolare annullato a Mauri e rigore netto non assegnato per fallo di mano di Cuadrado. Lamentele meno giustificate invece per le espulsioni di Ledesma e Hernanes, corrette, anche se nel caso di Ledesma arrivata con qualche secondo di troppo, Bergonzi ci ha messo effettivamente tanto per estrarre il secondo giallo. A dare i 3 punti a Montella sono state comunque due perle, di Ljajic allo scadere del primo tempo e di Toni allo scadere del secondo.

La chiusura è per Zemanlandia. Se domenica a Marassi si era assistita alla versione buona, ieri sera è andata in scena la versione orribile. A differenza di tante altre prestazioni la Roma si è presa questa volta una licenza artistica, decide di giocare dall’inizio… o meglio solo l’inizio: 25 minuti ed è già doppietta di uno straripante Lamela. Poi però ecco la solita pausa che porta all’inevitabile sconfitta. Al minuto 32 arriva il gol di Domizzi servito involontariamente da Osvaldo, poi il nulla. La Roma costruisce poco o niente, l’Udinese aspetta sorniona il momento per ripartire in contropiede, che fatale arriva al 50’. È Di Natale a realizzare il 2 a 2. La sconfitta è nell’aria, peccato però che a decretarla sia stato uno dei troppi arbitri presenti: non Massa, che aveva lasciato continuare l’azione, ma il sempre più chiacchierato per la sua utilità (?) giudice d’area. Cervellara vede il contatto, che non c’è, tra Castan e Pereyra. Di Natale restituisce a Totti il cucchiaio di 2 anni fa (Udinese – Roma 1-2) e regala 3 punti d’oro all’Udinese. C’è tempo solo per 3 minuti di recupero, curiosamente pochi visto che ce n’erano voluti solo 2 per effettuare il cambio di Armero il quale faceva finta di non vedere la lavagnetta, e che dovrebbe, secondo le immagini tv, essersi macchiato anche di uno sputo a Tachtsidis. Il greco è stato poi espulso per aver applaudito l’arbitro nei minuti finali. La Roma resta comunque, a prescindere da arbitri e giudici d’area, una squadra senza mezze misure, che dimostra lacune spaventose, le quali non possono essere mascherate dalla gioventù di alcuni interpreti, vedi Dodo, Marquinhos o Piris.

Le altre- Sicuramente condite da meno errori arbitrali sono state le altre partite della giornata appena trascorsa. Anche se c’è l’espulsione del granata Sansone in Torino – Parma, assai dubbia, grazie sempre all’ausilio del giudice d’area. L’attaccante prende un giallo per simulazione, il secondo, che sembra essere quanto mai eccessivo. A regalare la prima vittoria lontano dal Tardini a Donadoni, fresco di rinnovo contrattuale, sono Sansone, questa volta gialloblù, Amauri, che ormai si è sbloccato, e Rosi. Inutile il gol della bandiera di Basha. Non si ferma più invece l’Inter di Stramaccioni. Con la difesa a tre il tecnico romano sembra avere finalmente trovato la quadratura del cerchio. Le reti di Ranocchia, Milito e Cambiasso, intervallate dal momentaneo 1-2 di Cherubin, servono ai neroazzurri per liquidare il Bologna, mettere a segno l’ottava vittoria di fila tra campionato e coppe e staccare la Lazio: il Napoli è a un solo punto, la Juve a quattro, sognare ora è lecito. Il Napoli invece è riuscita a vincere di misura in casa contro il Chievo, riuscendo a sopperire anche all’assenza di Cavani. Dopo numerosi assalti al fortino di Sorrentino è Hamsik a caricarsi il San Paolo sulle spalle, sinistro all’angolino vincente: massimo risultato con il minimo sforzo. La Sampdoria invece si è ufficialmente inceppata. Maxi ed Eder non pungono e il Cagliari, rigenerati dalla cura Lopez, con un gol dell’ex Dessena espugna Marassi: quarto k.o consecutivo per la Samp, terzo successo di fila per il Cagliari. 0 a 0 invece all’Adriatico di Pescara, dove gli uomini di Stroppa proprio non riescono a gettare le basi per una quanto mai difficile salvezza. Il Pescara non approfitta neanche dell’uomo in più (espulso Peluso).

Gli anticipi- Sarà vittoria scaccia crisi? È ancora presto per dirlo, ma certo è che la vittoria del Milan sul nuovo Genoa targato Del Neri, da una boccata d’ossigeno fondamentale ad Allegri. A regalare i tre punti è il solito El Shaarawy su assist di Abate che però era in fuorigioco (è stata proprio giornata no). L’anticipo che aveva aperto la nona, Siena – Palermo, è invece finito con il punteggio di 0 a 0 con poco spettacolo.

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