Roma, in mostra un secolo di storia della Nazionale di calcio
di Elena Angiargiu
Sfide personali ed emozioni collettive, di ieri e di oggi, impresse nella memoria di generazioni di italiani, rivivono in un percorso suggestivo sui 104 anni di storia della Nazionale di calcio allestito all’Auditorium Parco della Musica di Roma. La mostra “La nazionale tra emozioni e storia. Un secolo di calcio azzurro” racconta i momenti più significativi del calcio azzurro: 104 anni di storia, 80 anni dopo la vittoria della Coppa Rimet, a poco più di un mese dal debutto nella XX edizione dei Mondiali in Brasile.
La mostra – Organizzata da FIGC e PUMA, in collaborazione con partner istituzionali e fondazioni museali, curata da Matteo Marani e Alessandra Sette, la rassegna è stata inaugurata il 5 maggio dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e rimarrà aperta al pubblico fino al 27 luglio. Un’occasione, come ha sottolineato il Capo dello Stato, sulla scia degli episodi di violenza prima della finale di Coppa Italia all’Olimpico, per “tornare a immaginarci un mondo del calcio quale è e come deve essere, uno sport, un gioco, una competizione, ma anche un grande spettacolo”.
Trofei, palloni, maglie, documenti e cimeli di vario tipo, esposti in pannelli, presentati nei video con audio originale o attraverso schermi touch screen, raccontano vittorie gloriose, alternate a sconfitte cocenti, una storia calcistica intrecciata con i cambiamenti sociali e culturali del nostro Paese e scandita in ordine temporale nelle sezioni: 1910-1928: Le origini del football; 1930-1938: I trionfi; 1945-1966: La ricostruzione; 1968-1970: Il biennio d’oro; 1978-1982: l’Italia Mundial; 1990-1994: Notti magiche; 1998-2000: Sogno sfiorato; 2006: I campioni; 2012-2014: Il presente.
Dagli esordi al dopoguerra – Si parte dal lontano 1910, debutto ufficiale della Nazionale in maglia bianca, vittoriosa per 6-2 contro la Francia all’Arena civica di Milano. Dal 1911, nella gara contro l’Ungheria, il colore azzurro sarà quello della maglia italiana, adottata in onore di Casa Savoia con lo scudo sabaudo che rimarrà fino al referendum del 1946, eccetto la parentesi del regime fascista, che impose la maglia nera, usata per la prima volta nell’amichevole con la Francia del 17 febbraio 1935, come ricorda la casacca esposta, indossata da Amedeo Biavati ai Mondiali del ’38.
Cartoline celebrative, tessere, gagliardetti e biglietti delle finali, testimoni di quei successi azzurri narrati dai giornali dell’epoca, che raccontavano le gesta dei protagonisti dello sport più amato dagli italiani, dai primi “divi” del calcio, come Silvio Piola, con la maglia ricamata a mano dalla madre, fino all’indimenticabile Giuseppe Meazza. Dai calciatori agli allenatori, un nome su tutti: Vittorio Pozzo, un ventennio in panchina, l’unico capace di vincere due Mondiali consecutivi (1934, 1938), due Coppe internazionali (1930, 1935) e la medaglia d’oro alle Olimpiadi (Berlino 1936). Anni di numerosi trionfi, seguiti dalla leggenda del “Grande Torino”, club colonna portante della Nazionale italiana, ma anche anni di incertezze del periodo post bellico, ricordato per le sconfitte clamorose ad opera di Irlanda e Corea del Nord, preludio, però, al periodo d’oro che coinciderà con gli anni della contestazione del Sessantotto.
Ancora protagonisti: l’Italia fino agli Novanta – Sono anni di grandi soddisfazioni per i colori azzurri, a partire dagli Europei organizzati e vinti in casa nel 1968. Da un successo conquistato ad uno soltanto sfiorato, come ricorda la copia della celebre Coppa Rimet del 1970, che nel 1974 lascerà il posto alla Coppa del Mondo, progettata dallo scultore italiano, Silvio Gazzaniga. Un tuffo nel recente passato lo regalano oggetti simbolo dei Mondiali ‘78 e ‘82, le pipe di Enzo Bearzot, le foto delle formazioni e dei marcatori del Mondiale in Spagna, con l’indimenticabile esultanza del presidente Sandro Pertini. Vittorie epiche, che il visitatore potrà assaporare ancora attraverso i filmati dell’epoca, i palloni e gli scarpini che hanno calcato quei campi di gioco e che hanno fatto appassionare un’intera nazione. Poi, l’attesissimo Mondiale in casa, la mascotte Ciao e Notti magiche, refrain dell’inno ufficiale dei Mondiali di calcio Italia ‘90. Nella memoria dei tifosi, l’Italia di Sacchi a Usa ‘94, sconfitta ai rigori dal Brasile, con l’ultimo penalty sbagliato dal “divin codino”, Roberto Baggio.
Gli anni Duemila e la vigilia di Brasile 2014 – Rigori ancora fatali nel 1998 e sempre contro la Francia, puniti dalla feroce regola del Golden Gol nel 2000. Due delusioni, che seguono altrettante battute d’arresto, quella dei Mondiali coreani del 2002 e dell’eliminazione ai gironi agli Europei del 2004, prima della vittoria simbolo degli ultimi anni: la conquista del quarto titolo mondiale nel 2006, per arrivare ai giorni nostri, l’inatteso secondo posto agli Europei del 2012, il terzo posto alla Confederations Cup 2013 e le qualificazioni ai Mondiali brasiliani.
A lungo ripercorso con i video della semifinale vinta contro i padroni di casa della Germania, il pallone della finale e gli scarpini indossati da capitan Cannavaro, il 2006 è l’anno storico per le nuove generazioni di tifosi, che potranno ammirare una copia originale dell’ambito trofeo, al centro dell’ultima sala, dove riecheggiano le note dell’ultimo inno Un amore così grande nella versione dei Negramaro, che accompagnerà l’Italia di Prandelli ai prossimi Mondiali. In attesa di nuove emozioni, è partito il conto alla rovescia per il debutto il 14 giugno contro l’Inghilterra all’Arena Amazzonia di Manaus.
Fonte Foto: vivoazzurro.it