Tennis. Roland Garros 2014: il torneo delle conferme e delle sorprese
di Cristiano Checchi
Parigi. Roland Garros. Anche l’edizione del 2014 dello slam parigino ha chiuso i battenti. Sabato e domenica si sono disputate le due finali di uno dei tornei più attesi dell’anno, sono state entrambe belle, tirate ed emozionanti. In qualche maniera hanno segnato entrambe conferme che nonostante il passare del tempo restano più o meno immutate, non sono mancate però sorprese importanti, destinate a non essere più così tanto sorprese. Ma procediamo con ordine.
La resa dei conti. Domenica pomeriggio Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno dato vita alla loro seconda finale sul Philippe Chatrier. La prima era stata nel 2012, vinse, ovviamente, lo spagnolo in quattro set. Sono passati due anni, Rafa ha rivinto il Roland Garros e si è presentato di nuovo a Parigi puntando la “nona”. Sì la nona vittoria in unico slam, un numero mostruoso che indica tutta la supremazia che può esercitare su questa superficie lo spagnolo, ma francese d’adozione (non a casa il tifo lungo tutta la partita è stato costantemente dalla sua parte). Anche la finale di quest’anno si è risolta in quattro set, la loro 42esima sfida è stata forse meno epica rispetto alle famose finali australiane, forse ci si poteva aspettare di più da un Djokovic che alla fine è uscito in lacrime (eh sì dopo aver fatto piangere Federer a Melbourne nel 2009, Rafa è riuscito a ripetersi anche con Novak). Lacrime amare per il serbo, che nonostante il continuo impegno ha visto sfuggire per la seconda volta il torneo francese, e con esso anche la possibilità di aggiungersi a Federer e Nadal (per citare gli ultimi che lo hanno compiuto) nel novero dei tennisti in grado di compiere il Grande Slam (inteso come vittoria di tutti e quattro i tornei dello slam ma non nello stesso anno). Djokovic si è presentato in finale forte degli ultimi 4 successi di fila contro lo spagnolo, compreso il successo sulla terra di Roma (altro territorio di proprietà onoraria di Nadal). Vinto il primo set 6-3 per il serbo sono iniziati i problemi. Nadal colpo dopo colpo è diventato più preciso, il lato agonista con il coltello tra i denti ha preso il sopravvento su un Djokovic che via via ha dovuto pagare dazio anche al calo fisico. Il secondo set lo spagnolo lo ha chiuso nel dodicesimo gioco, quando anche un paio di nastri hanno voltato le spalle al serbo. Rafa si aggiudica senza troppi problemi, e con due break, anche il terzo set, per poi chiudere l’incontro nel decimo gioco de quarto set, dopo aver tenuto a bada il tentativo di rientro di Djoko, capace di recuperare anche un break. 3-6 7-5 6-2 6-4 e nona Coppa dei Moschittieri da mettere in bacheca di casa Nadal. Qualche numero: quattordicesimo slam vinto, come un certo Pete Sampras, meno tre da Roger Federer, primatista assoluto.
E sabato? Lo spettacolo di sabato, ovvero la finale femminile, è stato egualmente fornito da due grandissime protagoniste. Maria Sharapova e Simona Halep. La vittoria in 3 set di Maria è quella piccola conferma che alla fine quando scendono in campo per qualcosa di così importante Williams, come Sharapova, diventano tremendamente difficili da battere. Le ha provate tutte Simona Halep per scrivere una grande favola di sport, compreso un grande secondo set vinto al tie break. Alla fine a festeggiare con il punteggio di 6-4 6-7 6-4 è stata Maria che ha portato a casa il secondo slam parigino, chiudendo due settimane in cui quasi tutti la davano pronta a cedere da un momento all’altro. Come negli ottavi quando ha liquidato 6-0 al terzo la Stosur, dopo aver ceduto il primo set; come nei quarti con la Muguruza, quando la giovane spagnola si era divertita a prenderla quasi a pallettate; come in semifinale contro la Bouchard, in una partita che ha avuto più o meno lo stesso copione di quella con la Muguruza. Alla fine però è stata la tenacia della siberiana ad averla vinta, lo spirito da guerriera abbinato a quei colpi marchio di fabbrica Sharapov che gli fanno abbandonare la posizione numero 8 del mondo per tornare lassù.
Il Roland Garros degli altri- Ma non è stato, ovviamente, soltanto il Roland Garros di Nadal, Djokovic e Sharapova. È stato, infatti, quello della cadute celebri, Federer, Williams, Na Li, Wawrinka. È stato il Roland Garros delle belle scoperte come Garbine Muguruza, capace di battere Williams e di spaventare a morte Maria. È stato poi il Roland Garros delle piccole campionesse che crescono, vedi alla voce Bouchard, canadese classe 1994, semifinalista in Australia e qui a Parigi. Ma è stato il torneo di due personaggi importanti nel mondo del tennis: Ernests Gulbis e Simona Halep. Entrambi non hanno coronato il torneo con un successo, ma per entrambi Parigi può essere il punto di svolta. Volendo soltanto citare la decisione di ridursi l’abbondante seno a 17 anni, per i problemi che gli procurava nel gioco (decisione coraggiosa e importante che lasciava già intravedere la forza d’animo della giovane ragazza), la Halep sembra quasi una predestinata e il Roland Garros sembra essere il suo torneo, o che almeno diventerà suo. Ha ammesso, infatti, che Parigi è la sua città preferita, dove vinse nel 2008 il Roland Garros juniores, ma soprattutto ha dietro quelle storie di famiglia che rendono le basi sulle quali appoggiarsi più solide. Il padre, infatti, era un talento del calcio rumeno, quando si presentò la possibilità di andare a giocare al Farul Constanta (la squadra della città di Simona) fu bloccato dal timore dei genitori che quel loro foglio potesse farsi male. Stere Halep adesso gestisce una fattoria, ma cosa importante, lascia libera la figlia di esprimersi e di sognare con il suo sport godendosi quei successi che lui ha potuto soltanto immaginare. L’altro grande protagonista, il lettone Gulbis, a Parigi ha finalmente ritrovato quella dimensione che da tempo si aspettava potesse raggiungere. A limitarlo ci sono da sempre problemi caratteriali, che lo rendono forse l’unico vero grande personaggio tennistico rimasto. Le racchette spaccate, ma poi regalata con il sorriso a qualche tifoso vicino alla panchina, le sparate senza peli sulla lingua contro i vari Federer (“Noioso nelle interviste”) o Djokovic (“Non mi piace, da quando ha cominciato a vincere qualcosa è cambiato non è più come quando ci allenavamo insieme da ragazzi”), o quella su come vivere la vita tra feste e divertimento (“Non capisco la gente che esce la sera ma non beve“) lo hanno senza dubbio rallentato nell’ascesa. Adesso però, dopo aver smussato qualche lato, la top ten è finalmente lì e il successo con Federer ha avvalorato la convinzione sempre avuta di potersela sempre giocare con i big. La sconfitta contro Nole di certo non lo butterà a terra ma gli servirà da stimolo per continuare sulla strada che porta al successo.
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