Diario da Taranto – Calma apparente

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di Greta Marraffa

La città accoglie prematuramente la primavera. I colori si mescolano, quasi come in un quadro di Van Gogh.Il sole caldo e paonazzo si rispecchia sulla tavola azzurra, i gabbiani spiegan  le ali e sembran quasi danzare.

La pennellata è fluida e a tratti ritmata, la tela è ruvida, la mano del suo artista, rilassata ed energica.  Egli si sofferma sui particolari, cerca disperatamente di valorizzare le sfumature, le gradazioni di colore.  Il rosso si trasforma in arancione, il blu scuro in azzurro,  nulla è nitido, neanche le sagome dei personaggi che disegna all’orizzonte.  I protagonisti della sua opera, sono macchie nere, informi.

Sono curiosa, mi soffermo ad osservarle e gli chiedo cosa siano. Lui mi risponde con un sorriso e conduce il mio sguardo, indicandomi un signore anziano, seduto sulla panchina di fronte la scogliera. Indossa una coppola marrone, una giacca calda ed ingombrante e non distoglie neanche per un attimo lo sguardo dall’orizzonte.  Sembra quasi stia attendendo qualcuno. Guarda incessantemente l’orologio e ha in mano una margherita. Sembra appena raccolta.

 Vorrei star li ore ed ore accanto all’artista e al signore elegante, ma devo scappare all’università, ho  l’esame alle 10.00, non posso ritardare, ma il cuore chissà com’è, è accanto al signore con la coppola, sulla panchina verde ed arrugginita.

Nel breve tragitto verso la facoltà, i pensieri assalgono la mente.  Il quadro, quelle macchie nere, il fiore in mano e l’orologio al polso. La bellezza della margherita appena strappata dal giardino di casa, il profumo di una calma apparente e la solitudine del colore senza gradazioni: il nero, la macchia sporca, senza forma.

Incalzo il passo, sembra quasi muoversi a ritmo di musica.

 Quell’incontro, mi aveva stravolto l’intera mattinata. E quelle macchie nere, così statiche ma disegnate frettolosamente, assomigliavano quasi al movimento della chioma di ricci della ragazza  indaffarata,  sulla sua bicicletta. La solitudine e l‘incomunicabilità di personaggi in cerca di autore, il loro movimento esasperato e frenetico, la contaminazione di varie sfumature di nero.

 Le sagome sono contornate da linee pesanti e doppie, sono corpi sospesi e fluttuanti, senza identità.  Il cielo azzurro e il mare, sono statici e rilassati, la natura sembra riuscire a trovare la sua serenità e la sua leggerezza.

Quella leggerezza che stenta ad arrivare ai cuori impavidi e ribelli. Quella serenità che sembra un’utopia. E le anime vaganti, proseguono il loro percorso silenziosamente, scontrandosi, ma senza incontrarsi, perché questi  hanno perduto la loro essenza di umanità: sono macchie, sono schizzi di colore, sono componenti di un quadro, di una finzione e ne sono imprigionati.

E quel signore con lo sguardo malinconico, cosa starà attendendo? Il suo profumo al patchouli, ricorda epoca mai vissute. La sua eleganza e la sua semplicità, la nitidezza delle sue forme e del suo profilo, un po’ pronunciato, si contrappone alla vaghezza delle sagome nere.

Porta al naso la sua margherita fresca:  la naturalezza dei movimenti e l’umanità nell’esprimere ancora qualcosa di romantico, nella città dell’acciaio e delle fumate di fuoco rosso porpora,  esprime un senso di forte ribellione e rivoluzione.

La frammentarietà dei corpi oscuri e la loro incapacità di comunicare ed amare,  conduce al pittore alla scelta di cambiare la tela.

Ora ha una tela bianca davanti a sé, che è pronta ad essere riempita di colori e di segni e forme nitide, perché questi personaggi, un volto ce l’hanno, e il pittore ha il dovere di descriverne e narrarne le storie.

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