Amarcord: la parabola di Hugo Enyinnaya: dal gol all’Inter al dilettantismo

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Enyinnaya
Enyinnaya

Esistono partite che ricordano tutti, partite per cui non è necessario essere esperti di calcio per poterne parlare. Una di queste è Bari-Inter 2-1 del 18 dicembre 1999. I pugliesi vincono la gara grazie ad un gol di Antonio Cassano, giovane promessa del vivaio barese che realizza una delle reti più belle della storia del campionato italiano, con fuga in progressione dopo sonstuoso aggancio di tacco, dribbling che manda col sedere per terra Panucci e stoccata di destro che trafigge Ferron.

Lo ricordano tutti quel gol di Cassano, spesso dimenticando, però, che a sbloccare quell’incontro fu Hugo Enyinnaya, attaccante diciottenne di un Bari in piena emergenza. Enyinnaya è nato in Nigeria nel 1981, è un attaccante rapido e tecnico, ha impressionato il ds del Bari, Carlo Regalia, quando giocava in Belgio nella mediocre squadra del Molenbeek dove aveva segnato 6 reti nonostante una stagione culminata con la retrocessione in serie B di una compagine alquanto scarsa. Il Bari acquista Enyinnaya per 200 milioni di lire e viene aggregato alla Primavera. L’esordio in prima squadra è del 17 ottobre 1999, impiegato per una manciata di minuti a Torino in una gara persa dal Bari per 3-1 contro i granata. Ma è quel 18 dicembre che il nome di Hugo Enyinnaya entra nelle case degli italiani come una bomba; il Bari ha gli uomini contati in attacco, anzi non ha nulla da contare perchè i titolari Masinga ed Osmanovski sono ko, così come Gionatha Spinesi che vive una stagione funestata da continui infortuni. Eugenio Fascetti sceglie così per forza di cose la linea verde e manda in campo in attacco un diciottene (Enyinnaya) e un minorenne (Cassano). Per l’Inter di Lippi sembra una passeggiata di salute la sfida del San Nicola, invece dopo neanche dieci minuti Enyinnaya si inventa il capolavoro della carriera: vede una palla che rimbalza ad una quarantina di metri dalla porta e ha quell’idea folle: calciarla. Lo fa di mezzo collo, quasi di esterno, la sfera si alza con un effetto a ricadere, assume velocità e scavalca il portiere: il Bari è in vantaggio, il pubblico a momenti non ci crede. E non ci crede neanche il giovane nigeriano che fa fatica ad esultare, sembra più divertito che contento, come a dire “Ma che ho segnato proprio io ?”. Sì, ha segnato proprio lui e al termine di quella partita il calcio italiano pensa di aver scovato due grandi talenti: uno italiano, Cassano, l’altro nigeriano, Enyinnaya. La stagione per il giovane attaccante nigeriano termina con un altro gol, siglato contro il Venezia, ma per Hugo giocare diventa più difficile, il posto da titolare non gli è garantito a causa di qualche malessere fisico di troppo e di una maturità tattica e probabilmente mentale non proprio completa. L’anno dopo, ancora in serie A, Enyinnaya è confermato in prima squadra, ma si esprime a livelli altalenanti, non riesce a segnare mai e il Bari precipita in serie B.

E’ l’estate del 2001 e il torneo cadetto per Enyinnaya potrebbe essere il punto giusto da cui ripartire: riportare i biancorossi in serie A a suon di gol. Non sarà così, tutt’altro: il Bari andrà incontro ad una stagione di basso profilo, lontana anni luce dalla competizione per la promozione, Enyinnaya farà la comparsa con appena nove presenze ed un solo gol, realizzato al Palermo. Il Bari decide di darlo in prestito al Livorno, sempre in serie B, dove l’inizio è più che incoraggiante: Enyinnaya entra in campo nella partita contro la Triestina e dopo neanche un minuto fa gol. Anche in Toscana pensano di aver trovato un fenomeno e un titolare fisso dell’attacco, ma anche in Toscana ben presto si ricredono: il nigeriano entra quasi sempre a gara iniziata e non incide granchè chiudendo la stagione con sole 2 reti all’attivo. La parabola già discendente dell’attaccante africano precipita vorticosamente: va a Foggia in serie C dove non gioca quasi mai, al punto che il Bari, a fine stagione lascia scadere il suo contratto ed Enyinnaya è costretto ad emigrare in Polonia dove trova spazio in serie A nel Gornik Zabre e poi in serie B con le semisconosciute Lechia Zielona Góra e Opra Opole dove gioca fino al 2008 con discreti risultati ed un buon bottino di reti, 31. Sono lontani i tempi della serie A, della ribalta a grandi livelli e dei titoloni sui giornali, eppure ad Hugo manca l’Italia, manca il calcio di casa nostra e poco importa la serie e l’importanza del campionato. Decide così di tornare ed accetta di andare a giocare anche in provincia, tenta di trovare spazio in serie B, chiede un ingaggio al Frosinone ma senza risultati. Proprio in quel frangente, però, lo contatta il Boville Ernica, squadra dell’omonimo paese del frusinate e che milita in serie D: l’accordo sembra cosa fatta, ma salta quando le penne stanno già per toccare i fogli del contratto, lasciando ancora una volta Enyinnaya a piedi, seppur per pochi giorni perchè nello stesso gennaio del 2009 lo ingaggia l’Anziolavinio, Eccellenza laziale dove fa parlare di sè più per il passato che per il presente: 1 solo gol in campionato e mancata riconferma che porta il nigeriano ad arrampicarsi fino a Meda, vicino Milano, sempre in Eccellenza. In Lombardia segna 4 gol, lasciando poco il segno e venendo costretto a fare le valigie al termine del campionato a causa del tracollo finanziario del Meda che fallisce nel giugno del 2010. Enyinnaya capisce che la sua carriera è agli sgoccioli, trova un ingaggio in serie D, a Zagarolo, altra periferia laziale. Ultimo Tango a Zagarolo, proprio come l’improbabile remake di Franco e Ciccio del celebre film Ultimo Tango a Parigi. Poi abbandona l’Italia e torna nel suo paese dove si perdono le sue tracce.

Enyinnaya lascia il calcio con rimpianto, convinto di aver raccolto pochissimo rispetto alle sue qualità. Quell’esordio col botto, quel gol favoloso all’Inter, sono stati forse un apice arrivato troppo presto, una candela bruciata troppo in fretta. Da quel 18 dicembre del 1999, Enyinnaya è sceso, godendosi il palcoscenico da primo attore per una notte appena.

Il gol che lanciò Enyinnaya in Bari Inter 2-1

(di Marco Milan)

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