Moto GP: le pagelle, i promossi e i bocciati del 2014

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Pagelle Moto Gp
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Il sipario sul campionato di motociclismo del 2014 è appena calato al termine di una stagione che ha visto l’ennesimo trionfo tutto spagnolo: i fratelli Marquez in MotoGP e Moto3, Esteve Rabat in Moto2, infatti, l’hanno fatta da padroni stampando l’ipotetico (e non sempre utilizzato) numero 1 sul cupolino delle loro moto in versione 2015. E’ ora dunque di dare i voti, di giudicare chi ha rispettato i pronostici e chi, viceversa, ha vissuto un’annata da alunno dietro la lavagna.

VOTO 10: MARC MARQUEZ: scontato ma necessario. Il voto per il neocampione del mondo non poteva essere diverso per un pilota che ha stracciato il campionato rendendolo quasi noioso: 13 vittorie (record assoluto nella storia del motociclismo), 12 pole position, 10 successi consecutivi nei primi 10 gran premi. Briciole o poco più per gli avversari del numero 93 della Honda, destinato a cancellare e riscrivere record e primati di questo sport. Aggiungere altro ai numeri di Marquez (già 4 mondiali in tasca nelle varie categorie) sarebbe quasi blasfemo.

VOTO 9: HONDA HRC: la moto la guida Marquez, e vabbè, le disponibilità economiche sono larghissime, e vabbè, eppure Livio Suppo e company qualche merito lo hanno, anzi, molto più di qualche. Hanno gestito un box come meglio non avrebbero potuto, coccolando Marquez senza mai, però, farlo sentire il principe vezzeggiato e viziato dai maggiordomi di corte. La moto è stata da subito un bolide e non ha mai accennato a cali o cedimenti, oltre ad essere di un’afffidabilità imbarazzante. Mondiale vinto e stravinto col miglior pilota attualmente in circolo; cosa desiderare di più?

VOTO 8: VALENTINO ROSSI: se gli dicono che è tornato, lui si arrabbia perchè dice di non essere mai andato via; se gli dicono che è vecchio si arrabbia perchè si sente ancora un giovincello. Di certo però c’è che nel 2014 Valentino è apparso davvero un pilota con uno smalto ritrovato, con voglia e grinta dei tempi migliori, oltre a quel talento naturale che mostra ormai da 20 anni. Rossi è stato battuto solo da Marquez, da un robot praticamente invincibile, ma è stato lì per tutta la stagione, ha vinto due gare, ci è andato vicino in un altro paio di occasioni, è stato costantemente in zona podio, è tornato in pole position a 4 anni di distanza dall’ultima volta. In un’annata opaca per Jorge Lorenzo, è stato Rossi a tenere alta la bandiera della Yamaha. Nel 2015 Valentino avrà 36 anni, troppi per puntare al decimo titolo della carriera? Visto il pilota scintillante del 2014, le premesse perchè lotti ci sono tutte.

VOTO 7: ALEX MARQUEZ: il fratellino terribile di Marc ha portato a casa il suo primo mondiale, imitando irreverentemente le gesta del più celebre fratello, portando la famiglia Marquez alla stessa stregua degli Abbagnale nel canottaggio, delle Williams nel Tennis, delle Di Centa nello Sci. E’ stata una vittoria sofferta quella di Alex Marquez in Moto3. All’inizio dell’anno, infatti, la sua Honda tentennava, mentre spopolavano le KTM di Miller e le Sky Racing Team VR46 di Romano Fenati, vittoriosi nelle prime 6 uscite mondiali. Poi è uscito Marquez, sornione, riflessivo, bravo e furbo ad approfittare delle disgrazie di Fenati (calato clamorosamente alla distanza) e delle follie di Miller che improvvisamente ha iniziato a centrare le moto dei colleghi anzichè piazzarsi sul podio; alla fine Marquez ha vinto solo 3 gare, ha conquistato il mondiale per soli 2 punti, ma ha mostrato intelligenza e capacità di gestire tensioni ed adrenalina. Il talento c’è, ma va sgrezzato, il bambino deve mostrare più continuità; il prossimo anno sarà in Moto2, un banco di prova consistente per arrivare a lottare col fratello più grande e più glorioso.

VOTO 6: ANDREA IANNONE / ANDREA DOVIZIOSO: più che per i due piloti italiani, il voto andrebbe assegnato alla Ducati, tanto quella clienti dell’abruzzese quanto quella ufficiale del romagnolo. La solita Ducati bizzosa, riluttante, un cavallo selvaggio che non vuole saperne di starsene buono. Iannone ha fatto il possibile col materiale a disposizione, ma ha mostrato grande cattiveria, nessuna paura di battagliare con Marquez (come ai tempi della vecchia 250) e con Valentino Rossi, poi spesso e volentieri la moto e le gomme lo costringevano ad arretrare in pista, ma sempre a testa alta. Proprio come Andrea Dovizioso, veloce come sempre, ma troppo legato alle alterne fasi della Desmosedici numero 04. Dovizioso è pure andato in Pole Position in Giappone, un buon viatico in vista della stagione 2015, quella della definitiva consacrazione e del rilancio della Ducati.

VOTO 5: JORGE LORENZO: è forse troppo impietoso come giudizio, alla fine Lorenzo è giunto terzo nel mondiale ed ha vinto anche due gran premi (in Spagna – Aragona – ed in Giappone), ma l’inizio depresso e senza mordente, un lento avvicinamento al finale della stagione, hanno portato il rendimento del pilota maiorchino ad andare sotto la sufficienza, soprattutto se si considerano le potenzialità del numero 99 della Yamaha. Rossi ha capito che non avrebbe mai potuto vincere il titolo, però ha combattuto come se ciò fosse comunque possibile, Lorenzo ha immediatamente voltato pagina, proiettandosi verso il 2015. Quando si è risvegliato ha mostrato di cosa è capace, peccato che ormai fosse assai tardi.

VOTO 4: DANIEL PEDROSA: è stato il primo ad interrompere la dittatura di Marquez, vincendo il gran premio della Repubblica Ceca, poi è sparito, scivolando lentamente nell’anonimato. Pedrosa, del resto, è questo da sempre, almeno da quando corre in MotoGP: tanto talento, poca personalità. Pedrosa fa la voce grossa quando nessuno si aspetta qualcosa da lui o quando la posta in palio è pressochè inutile; quando c’è da lottare per traguardi importanti, lo spagnolo si defila, si accontenta di vivacchiare lì coi primi, forte di guidare una moto come la Honda HRC che, male che vada, a ridosso del podio ti ci porta quasi di inerzia. Troppo poco per uno che, almeno in teoria, dovrebbe lottare per vincere il campionato, troppo poco per sperare che la prossima stagione vada diversamente.

VOTO 3: NICKY HAYDEN: ultima stagione in MotoGP per il campione del mondo 2006, ultime fatiche per i piloti statunitensi nel motociclismo europeo che nel 2015 non avranno rappresentanti ai nastri di partenza. Dalla Aspar non ci si poteva di certo aspettare che finisse a lottare per il podio, ma Hayden non è stato in grado neanche di aggiungere quel pizzico di esperienza e determinazione che si richiede ad un vecchio leone della pista, ad un campione del mondo. E’ stata invece un’annata piatta, senza sussulti per Hayden, costretto pure ai box per 5 gran premi a causa di un intervento chirurgico al polso. Massimo risultato stagionale l’ottavo posto in Qatar. Poca roba.

VOTO 2: ALEX RINS A BRNO: diciamolo subito: può capitare. Sì, può ma non deve, e quando capita è giusto che si indossi il cappello da somaro. Alex Rins, pilota della Moto3 e compagno di squadra di Alex Marquez, a Brno (Repubblica Ceca) l’ha combinata grossa: è primo ad un solo giro dal termine della gara, gli manca un giro per festeggiare la prima vittoria stagionale. Ma lui sbaglia, pensa che il gran premio sia finito, rallenta, alza le braccia al cielo ed esulta, convinto di avercela fatta. Non è così, manca ancora un giro, tutti lo sanno tranne lui, tutti, infatti gli passano davanti, gli fanno marameo, soprattutto il francese Masbou che si invola verso la vittoria. Rins chiuderà nono con le mani sul casco per la disperazione. Si rifarà vincendo le due gare successive, in Inghilterra e poi a Misano, ma l’errore di Brno resta ed è pesante, oltre che vagamente comico. Di positivo, come detto da Rins stesso, c’è che frittate così se ne fanno una volta in carriera.

VOTO 1: STEFAN BRADL: doveva essere la stagione della consacrazione per il tedesco, è stata invece una stagione assai negativa. Doveva lottare stabilmente per le posizioni da podio, al massimo ha raccolto il quarto posto in gara. Cinque ritiri, nessun podio, nessun guizzo degno di nota. Forse credeva di essere già arrivato ai Marquez, ai Rossi e ai Lorenzo, probabilmente gli serviva un bagno di umiltà e un ritorno sulla Terra. Dalla sua Honda e dalle sue mani ci si attendeva molto più del nono posto finale.

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