Tiziano, l’arte del pittore veneto in mostra alle Scuderie del Quirinale

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di Elena Angiargiu

Un viaggio nella storia dell’arte per raccontare il genio di un grande pittore italiano ed europeo. Dal 5 marzo al 16 giugno, le Scuderie del Quirinale ospitano una grande mostra antologica dedicata a Tiziano Vecellio, indiscusso protagonista della rivoluzione pittorica moderna del Cinquecento.

La mostra – Una selezione di quaranta opere, a cura di Giovanni Federico Villa, raccolte per l’occasione a Roma con un prestito da musei italiani ed internazionali, da Capodimonte a Napoli agli Uffizi e alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, dalla National Gallery di Londra al Louvre di Parigi e al Prado di Madrid, racconta sessant’anni di pittura del maestro veneto, ripercorrendone gli esordi nelle botteghe di Giovanni Bellini e Giorgione, per arrivare alle grandi tele per i dogi, gli Este e i Della Rovere fino alle committenze imperiali di Carlo V e di suo figlio Filippo II.

Il trionfo del colore – La mostra apre con una grande pala d’altare, il Martirio di San Lorenzo (1547-59), custodita nella Chiesa dei Gesuiti a Venezia, che rappresenta in una sola opera la sintesi finale della pittura di Tiziano: la novità del pensiero artistico, l’accesa espressività e lo studio instancabile sui valori della luce, condensati in un colore senza più tinta che con una grande forza espressiva restituisce tutta la drammaticità del martirio.

Mirabile esempio dell’uso del colore è quello dell’Annunciazione (1563-65), considerata già all’epoca troppo sperimentale per l’esplosione di luce e colore, emanazione della luce divina, che circonda le schiere angeliche, in contrasto con il volto sereno della Madonna pronta ad accogliere il mistero dell’Incarnazione. Non mancano influenze fiamminghe e tedesche nella rappresentazione dei paesaggi con l’adesione alla riforma tonale di Giorgione, in cui il colore modulato dalla luce struttura sia le forme che i volumi.

La ritrattistica – La serie dei ritratti, inaugurata nel secondo decennio del Cinquecento, su richiesta di prestigiosi committenti, unisce sapientemente rapporti cromatici e compositivi, monumentalità delle figure e dinamismo delle forme, nel segno distintivo della verosimiglianza. Tra i più apprezzati il Ritratto di Paolo III Farnese senza camauro (1543) che, attraverso pennellate di getto, mostra un pontefice vecchio e stanco ma ancora vigoroso, seduto sullo scranno di legno, in occasione dell’incontro con Carlo V.

Dai ritratti emerge l’introspezione psicologica degli effigiati, come nello sguardo malinconico dell’Uomo con il guanto (1524-25), in quello estremamente intenso del suonatore raffigurato nel Concerto interrotto (1512) o ancora in quello sensuale e allusivo della Flora (1517). Emblemi della bellezza femminile, secondo i canoni risorgimentali, sono La Bella (1536) o la Maddalena (1531-35), l’una nella posa elegante accentuata dalla brillantezza dei colori, l’altra colta nel momento della penitenza, con i capelli “biondo Tiziano” ad incorniciare i seni scoperti mettendone in risalto le forme prorompenti.

Numerosi anche i ritratti di committenti istituzionali, tra cui Ritratto di Carlo V con il cane (1533), Ritratto del cardinal Pietro Bembo e Ritratto di Ranuccio Farnese (1542). Colpisce, per l’originalità dei soggetti e per l’interpretazione controversa del dipinto, Allegoria del tempo governato dalla prudenza (1565 ca.): tre teste animali, un lupo, un leone ed un cane, sovrastano tre teste di uomo, il vecchio Tiziano, il figlio Orazio e il giovane nipote Marco, a simboleggiare un’allegoria che lo stesso pittore spiega con un motto posto sopra il ritratto: “Sulla base del passato/il presente prudentemente agisce/per non guastare l’azione futura”.

Opere sacre e produzione profana – Oltre all’ampio filone della ritrattistica gran parte della produzione pittorica di Tiziano è costituita dalle opere sacre, tra cui la Deposizione di Cristo nel sepolcro (1556) commissionata da Filippo II, la Crocifissione (1558) o il celebre Cristo Crocifisso dell’El Escorial (1555-57). Tra le opere raffiguranti Maria, si può ammirare la Vergine con il Bambino in gloria, con i santi Francesco e Biagio e il donatore Alvise Gozzi (1520), prima opera datata di Tiziano. Copiosa anche la produzione di scene mitologiche, dagli esordi alla maturità fino all’ultimo Tiziano, nelle opere Orfeo ed Euridice (1512 ca.), Danae e la pioggia di monete d’oro (1544-45), Venere benda Amore (1559-61) e la Punizione di Marsia (1570-76 ca.).

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